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Claudio Del Frate
Niente villette nel sito Unesco. Il Tar blocca il progetto
14 Maggio 2011
Beni culturali
È inammissibile costruire alcunché possa modificare ambiti di riconosciuto valore storico-architettonico, si ribadisce per l’ennesima volta. Che sia quella buona? Corriere della Sera Lombardia, 14 maggio 2011 (f.b.)

MANTOVA — Ma insomma, come è stato possibile anche solo immaginare che proprio di fronte a un sito dell’Unesco ammirato in tutto il mondo potessero essere costruite 200 villette a schiera e un albergo? E come è stato possibile che un’idea così fuori dal mondo potesse fare tanta strada? Lo stupore che per anni ha accompagnato gli amanti del bello, gli ammiratori di Mantova ma anche le più alte cariche ministeriali è stato anche quello dei giudici del Tar, che hanno con ogni probabilità scritto la parola «fine» sul progetto di far nascere un quartiere residenziale affacciato sulla «skyline» rinascimentale della città dei Gonzaga.

I giudici amministrativi (in questo caso quelli di Brescia) hanno ribadito che il vincolo introdotto nel 2008 dalla Soprintendenza è del tutto legittimo e dunque ogni edificazione è impossibile; ma tra richiami a codici, sentenze e mappali del catasto il tribunale si lascia scappare anche un moto, per così dire, «patriottico» , sottolineando come per una nazione sia fondamentale mantenere la memoria storica e «immateriale» della propria identità. Tira un duplice sospiro di sollievo, alla luce della sentenza, il sindaco di Mantova Nicola Sodano (Pdl), architetto esperto del paesaggio: «Il Tar di Brescia, ritenendo valido il vincolo della Soprintendenza, ha detto chiaro e tondo che non potranno nascere villette in riva ai laghi di fronte al centro storico.

Questo dispositivo, unito a un altro pronunciamento del Consiglio di Stato ci mette al sicuro: non solo l’arrivo delle ruspe è scongiurato ma anche siamo al riparo di fronte a richieste di risarcimento da parte di chi intendeva costruire» . Nel motivare la fondatezza del vincolo ambientale sull’intero insieme del centro storico e dei laghi di Mantova, i giudici amministrativi fanno appello a principi alti: «Preme — scrivono nel loro dispositivo— ricordare i datati, ma ancora attuali insegnamenti della Corte Costituzionale alla stregua dei quali emerge come la cultura non abbia solo un rilievo autonomo ma che possa integrarsi anche con le res materiali antropiche di riconosciuto valore storico ed architettonico quali simboli perenni della sua espressione medesima, sia con le res naturali» .

E ancora: «La conseguenza pratica necessaria non può altro che essere quella di conservare, valorizzare, proteggere tutto ciò come espressione della memorie di una nazione, dalla sua formazione, anche storica e culturale (e la città ducale ne è incontestabile esempio)» . Detto fuori dal forbito linguaggio giuridico: sarà anche vero che con la cultura non si mangia, ma certi valori immateriali sono indispensabili alla vita civile di una comunità. Concetto scontato? Sarà, ma intanto il progetto delle villette con vista sui palazzi dei Gonzaga ha «ballato» per un buon quinquennio: l’immobiliare «Lagocastello» aveva presentato il suo progetto all’allora amministrazione di centrosinistra.

Ma l’ipotesi della nascita di un cosiddetto «ecomostro» era divenuta di dominio pubblico suscitando lo sconcerto anche del ministero dei Beni culturali; a quel punto il Comune di Mantova aveva fatto dietrofront e la soprintendenza introdotto nuove tutele sull’area. Ma i costruttori, che avevano già recintato l’area da edificare e piantato cartelli del cantiere, avevano minacciato richieste di danni per decine di milioni di euro e il ricorso alla magistratura. Finiti, al momento, come si è visto.

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