Non tutti nel Partito di D'Alema, Veltroni, Violante, Renzi ed Epifani sono - diciamo,- favorevoli a Berlusconi. La Repubblica,
24 maggio 2013
«Potrebbe essere la chiave di volta».Dice così il senatore democratico Felice Casson quando legge la notizia dellemotivazioni dei giudici di Milano sul caso Mediaset. Giusto in quei minuti èalle prese con la proposta di legge per cambiare radicalmente il meccanismodella prescrizione. Per bloccarne la corsa se, in un processo, è già statapronunciata la sentenza di appello. Una proposta che, se fosse stata già legge,avrebbe cancellato subito la prescrizione del caso Mediaset, in scadenza nelgiugno 2014.
Casson,componente della commissione Giustizia del Senato, ma anche della giunta per leautorizzazioni, convinto che la legge del ’57 sul conflitto d’interessi è daleggere in chiave anti- Berlusconi, resta fortemente impressionato dalladecisione di Milano. Non dice di più. Ma la sua reazione lascia intendere che,dopo quelle 194 pagine, anche la battaglia dell’ineleggibilità del Cavaliere alSenato potrebbe avere un corso diverso da quello disegnato fino a oggi.Soprattutto all’interno del Pd dove, negli ultimi due giorni e soprattutto dopola presa di posizione del segretario Guglielmo Epifani, pareva prevalere latesi che Berlusconi va combattuto sul piano politico e non su quellogiudiziario. E soprattutto che i precedenti pronunciamenti su di lui allaCamera — ovviamente favorevoli alla sua eleggibilità — vanificano l’ulterioretentativo su cui il partito di Grillo ha concentrato le energie al Senato.
Ma adesso lastoria potrebbe cambiare. Le motivazioni di Milano potrebberorappresentare quel «fatto nuovo» di cui andava in cerca la Pd Doris Lo Moro proprioper modificare indirizzo rispetto al passato. Ora, come lascia intendereCasson, è scritto nero su bianco in un atto giudiziario che, pur formalmentefuori dall’azienda, Berlusconi ha continuato a prendere le decisioni checontano. Tanto forte e documentata è questa convinzione da portare alla pesantecondanna del Cavaliere in ben due gradi digiudizio. Un fatto nuovo, inequivocabile, destinato per forza a pesare suidelicati equilibri nella giunta. Dove, ovviamente, il Pdl respingerà larichiesta del M5s, ma dove tutto dipende da cosa farà il Pd.
Ovviamente, sulfronte Pdl, la valutazione di Casson viene stroncata come «il giudizio di unaex toga di sinistra che vuole a tutti i costi cacciare Berlusconi, tant’è cheadesso modifica anche il meccanismo della prescrizione». Casson replica astretto giro: «Non è affatto così, tant’è che la mia proposta contiene ancheuna norma transitoria che impedisce di applicare la futura legge ai processi“per i quali sia già stata pronunciata sentenza di primo grado”». Se, peripotesi, la legge, che smonta del tutto la famosa legge Cirielli approvata nel2005 dal governo Berlusconi per accorciare la prescrizione, fosse approvataprima della fine del caso Mediaset, essa comunque non avrebbe effetti, nonfermerebbe l’orologio. Casson ha già depositato il testo in commissioneGiustizia. Tre articoli, il primo sulle fasce temporali legate all’entità dellapena, il secondo sui casi di sospensione, il terzo sulla norma transitoria. Ilcalendario dipende dal presidente Francesco Nitto Palma. Ma tutto lasciaintendere che la trattazione non sarà sollecita.