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Jenner Meletti
Nei garage di Falconara le vacanze a basso costo
10 Agosto 2007
Abusivismo
Una storia di arte di arrangiarsi italiana, e di abusivismo “minore” contro cui sembriamo anche psicologicamente impotenti. La Repubblica, 8 agosto 2007 (f.b.)

Sulla griglia ci sono sarde e sgombri. «Quando ho voglia di cozze, vado a prenderle in scogliera. In cinque minuti, ne porto a casa tre chili. Con la pasta sono ottime». Si sta all’ombra dei pioppi e delle lamiere, in questo Villaggio Bianco che gli abitanti chiamano «il nostro paradiso».

«La spiaggia e il mare sono proprio davanti a noi. Per i bambini non c’è nessun pericolo. E poi siamo tutti amici: alla sera facciamo delle belle tavolate e possiamo anche ballare, con gli stereo o la musica delle autoradio. Qui nessuno ci disturba e noi non disturbiamo nessuno». Sembra di tornare agli anni ‘70, quando per la vacanza bastavano un letto per dormire e un tavolo per i piatti di pasta al pasta al ragù e le fette di cocomero. «Ma lo sa che possiamo pescare anche carpe e tinche? Proprio qui accanto c’è il fiume Esino, con i pesci d’acqua dolce».

Sono felici - per ora - gli abitanti del Villaggio Bianco e anche quelli dell’Isola Blu, che assieme formano un "paese" di quasi 200 fra capanni o villini, costruiti con materiale di recupero o trasformando in «cottage» garage in lamiera e vecchi container.

Felici e anche ottimisti, perché ti raccontano la bellezza del mare e i colori dell’alba e quasi sembrano non vedere l’imponente raffineria dell’Api che è proprio a fianco dei capanni e che giorno e notte manda in cielo sbuffi di fuoco. Sembrano non sentire nemmeno lo sferragliare dei treni della linea Bologna - Lecce che passano in alto, sopra le loro teste. «Ci abbiamo fatto l’abitudine, ormai non li sentiamo più. L’importante è che ci lascino qui, che il Comune non ci mandi via. Siamo arrivati che eravamo giovani, qui abbiamo cresciuto i nostri figli. Adesso anche loro sono sposati e ci affidano i nipotini. In pratica, a dirla tutta, facciamo i badanti».

Vacanze poverette di chi ha lavorato una vita e, per risparmiare soldi e fare studiare i figli, si è inventato una vacanza fai da te. «Tutto è nato - dice Getulio Ceccarelli, 77 anni - nell’ormai lontano 1972. Qui dove c’è l’Isola Blu c’era un proprietario terriero che ci affittava le piazzole a 50.000 lire all’anno. Lì in prima fila, dove invece c’è il Villaggio Bianco, il proprietario vendeva piccoli lotti di terra. Io ho comprato un garage in lamiera. L’ho portato qui e piano piano l’ho trasformato in un villino. Ci sono anche i capanni a due piani. Muri al piano terra, e sopra il solito garage o un container. Subito il Comune di Falconara voleva mandarci via, e noi abbiamo fatto una manifestazione con i cartelli. Abbiamo raccolto le firme dei commercianti che erano d’accordo con noi, anche perché eravamo 2000 e facevamo la spesa nei loro negozi. Da allora è iniziata una battaglia che ancora non è finita. Il Comune decide di sfrattarci poi cambia la giunta e tutto ricomincia. Noi del Villaggio Bianco siamo uniti in una cooperativa, gli altri si sono organizzati in una Srl, una società a responsabilità limitata. Abbiamo i contratti regolari per la luce e l’acqua, al Comune paghiamo anche l’Ici. Abbiamo fatto il condono, 800.000 lire a testa. Poi ci hanno spiegato che, causa la legge Galasso, il condono non si poteva fare, ma i soldi se li sono tenuti».

Sbarre automatiche all’ingresso, e un cartello spiega che questa è "Proprietà privata" e con l’automobile «Se piano non vuoi andare / fai a meno di entrare». Cucina e bagno a piano terra, e sopra una o due camerette da letto. Lamiere, tende, teli di plastica, per riparare dal sole e dal vento.

Decine di griglie sulla spiaggia di sassi, portati ad ogni piena dal fiume Esino. Decine di piccole barche per la pesca. «Ogni tanto - raccontano Giorgio e Armanda S., coppia di settantenni del Villaggio bianco - passa di qui la Goletta verde e dice che il mare è inquinato. Poi arriva la mareggiata e tutto si risolve. Il Comune mette il cartello con il divieto di balneazione così si mette a posto la coscienza. Tanto, chi vuol fare il bagno, lo fa comunque. Per i bambini abbiamo le piccole piscine di plastica».

Arrivano da Ancona e dalla montagna, i villeggianti della raffineria. Ma ci sono anche romani e perugini che con 10-15.000 euro si sono comprati il villino al mare. «A marzo - raccontano Giorgio e Armanda - dovevano arrivare le ruspe, e invece siamo ancora qui. Questa è la nostra casa da fine maggio a fine agosto. Ci costa 450 euro all’anno, per le bollette e tutte le spese della Srl. Dove andremmo, con quei soldi? Due giorni di albergo e poi a casa. Ma non è solo una questione economica. Ci siamo affezionati, a questo posto. Qui abbiamo cresciuto i nostri bambini e adesso ci sono i nipoti. I nostri figli invece vanno via, sulle spiagge di lusso. Ognuno ha la sua macchina, noi in famiglia ne avevamo solo una, usata. Però i nipoti sono tanti. Quando giocano alla playstation si trovano anche in quindici, tutti in questa piccola cucina. Con i vicini, siamo diventati vecchi assieme. Si sta in compagnia anche a cena e, per fare festa, a mezzanotte facciamo una spaghettata».

Sarà però difficile tenere lontano le ruspe. «Il Comune - racconta Umberto Serrani, 71 anni - ha un progetto: tirare giù tutto e al posto di 200 capanni, uno diverso dall’altro, costruire 128 casette tutte uguali, di appena 33 metri quadrati. Intanto ci porterebbero via metà della terra che noi abbiamo comprato. Quel terreno serve a costruire parcheggi e una piccola darsena accanto al fiume. E poi ci farebbero pagare, oltre alla costruzione, anche le opere di urbanizzazione. Abbiamo fatto i conti: ognuno di noi dovrebbe spendere dai 50.000 ai 60.000 euro per avere un posto che è la metà di quello che abbiamo. Io sono ormai anziano, non me la sento di fare un investimento così grosso. A noi vecchi, chi ci fa un mutuo?». Ma c’è anche chi ha annusato l’affare. C’è chi ha comprato 3 o 4 quote della Srl Villaggio Bianco, villini compresi (per paura delle ruspe, qualcuno ha venduto a meno di 10.000 euro) per diventare poi proprietario di qualche cottage regolare previsto dal Comune. Con la nuova darsena un «Monolocale rialzato vista mare», accanto al posto barca, andrà via come il pane.

La signora Sandra, sulla sua veranda, ha messo anche i gerani. «Di plastica, così il vento salmastro non li rovina». Tiziana Serrani sta con marito e il figlio piccolo nel villino del padre Umberto.

«Mi hanno portata qui quando avevo 3 anni, e per me questa è la vacanza in capanno, non in una casa. Il nuovo progetto cambierebbe tutto e c’è una cosa che non capisco. Vogliono mandarci via perché ci sono la raffineria che inquina e la ferrovia che fa rumore. Perché allora costruire villini in muratura? Con le nuove casette, sarebbe come vivere in condominio, con le regole, gli orari, gli spazi definiti. E’ proprio ciò da cui fuggiamo». Giorgio S. sente già la tristezza dell’addio. «Non so se l’anno prossimo tutto questo esisterà ancora. Io mi alzo prestissimo, per vedere l’alba. E alla sera, con la scusa della pesca, guardo il tramonto. Ma lo sa che in questo pezzo di Adriatico, come se fossimo su un’isola, il sole sorge e tramonta in mare?»

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