La condizione perché la parola "mutualismo" non diventi un passepartout, una parola magica da evocare per ogni cosa e il suo contrario - come è avvenuto per esempio, per le parole "sostenibilità" "partecipazione" e"sviluppo" - è che sia chiaro il suo significato nel contesto attuale, e quindi il suo contenuto, è fortemente conflittuale e anticapitalistico. Il libro di Salvatore Cannavò, recensito di seguito da Ciccarelli per i
l manifesto, è molto chiaro in proposito (e.s.)
il manifest0, 2 giugno 2018
Mutualismo, un’idea conflittuale e politico
di Salvatore Cannavò
Mutualismo è un concetto ricorrente nell’ultimo quinquennio. Salvatore Cannavò lo riporta alla realtà storica, momento germinale del movimento operaio e anarchico, e ne mostra l’attualità con una serrata rassegna delle esperienze italiane e internazionali, più o meno riuscite. Scritto da un ex parlamentare di Rifondazione Comunista, fondatore della corrente di Sinistra Critica, prima vice-direttore di Liberazione, oggi lavora al Fatto Quotidiano, Mutualismo. Ritorno al futuro per la sinistra (Alegre, pp.191, euro 15) è un libro esigente che non fa sconti alla parte dell’autore.
Per uscire da questo labirinto Cannavò propone un’idea «conflittuale e politica» del mutualismo. La precisazione è opportuna perché in questa categoria si avverte il rischio di giustificare l’esistente, fare da tappabuchi alla scomparsa del Welfare. Il mutualismo sembra essere un’istanza risarcitoria, consolatoria e sussidiaria di un’istituzione pubblica che non c’è più. O, tutt’al più, un’integrazione al welfare aziendale. In queste condizioni pensare che il mutualismo sia una via d’uscita è un’illusione.
Cannavò denuncia questo rischio. «Serve – scrive – un obiettivo di sistema» dove le esperienze di «autogestione» – raccontate nel libro – «possano divenire strumenti per un ordine sociale diverso contro questo modo di produzione e i suoi poteri». Per farlo serve un mutualismo conflittuale in senso anticapitalista. Cannavò lo descrive ripercorrendo il lavoro storico che Pino Ferraris fece un quarto di secolo fa. È una genealogia ricorrente, l’abbiamo riportata alla luce con Giuseppe Allegri nel Quinto Stato cinque anni fa. Un anno dopo l’abbiamo ritrovata in Comune di Dardot e Laval. Nel frattempo è riemersa nei discorsi di base e nelle reti già attive e ritorna in questo libro.
Cannavò fissa il movimento carsico in un concetto importante: l’auto-governo dell’essere umano. L’autogestione non basta, è necessario affermare una politica democratica ampia. Non quella basata sulla delega al leader, né sulla fusione mistica in un «popolo», ma sulla cooperazione, ovvero l’esercizio delle potenzialità dell’essere umano con i suoi simili. Tale esercizio non è ipotecato da leggi superiori (il Bene, la Legge, il Popolo) o dal Capitale. È la sperimentazione delle possibilità generate dall’uso comune, e non proprietario, della vita; la creazione di una resistenza contro lo sfruttamento; l’organizzazione di un’alternativa concreta e una critica attiva dell’alienazione.
Il mutualismo 2.0 sembra avere intercettato queste domande diffuse. Per questo si torna a parlare di società di mutuo soccorso, cooperative aperte, reti di mercato alternative, sindacati sociali, partiti a rete e federati su scala locale, nazionale e sovra-nazionale. Una prospettiva che ricorda la Prima internazionale. La storia del mutualismo antagonista ci ha trasmesso una tecnica di auto-difesa; una politica neo-comunista, e non statale; cooperativa e non burocratica; di classe e non di «popolo»; federativa, non nazionalista; anti-sessista e anti-razzista. Un’impostazione fondamentale per creare «coalizioni», utile per organizzare una battaglia per il salario minimo e il reddito di base incondizionato, due tra gli obiettivi individuati nel libro, centrali in un momento politico dove entrambi sono stati riscoperti dal dibattito politico.
Nulla tuttavia è scontato, vista la frammentazione e l’identitarismo della «sinistra». Ciò non toglie, conclude Cannavò, che bisogna mantenere alti gli obiettivi e «costruirli con lenta impazienza».