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Sandro Roggio
Museo e piazza: una polemica non solo locale
30 Giugno 2008
Una piccola vicenda esemplare: scontro tra grandi firme dell’Arte e della Politica e la saggezza locale e istituzionale, che vince. Scritto per eddyburg, 11 giugno 2008

Del progetto di ampliamento del Museo di Arte Moderna di Nuoro (Man), patrocinato dalla Provincia, si hanno le prime notizie di dettaglio grazie ad una inserzione pubblicitaria sui giornali sardi un paio di mesi fa. Mossa irrituale, ma in linea con le controversie di sempre nei processi decisionali sulle città, indicativa di una discussione che si prevede accesa. Testimonial importanti vengono tempestivamente coinvolti per certificare che la proposta è ottima. Alcune immagini aiutano a capire di che si tratta.

Si prefigura una importante modifica di una vecchia casa, come ce ne sono tante nei vecchi centri sardi, retaggio di un processo edilizio senza fronzoli; il povero, introverso modo di farsi la casa da queste parti, al pari di altre espressioni dice chi sono i sardi. Il progetto colpisce l'opinione pubblica e un gruppo di cittadini nuoresi si mobilita e allestisce rapidamente un sito (www.comitatopiazzasatta.com ) che contiene numerosi interventi.

Scrivono in tanti sui giornali locali (anche Giovanni Lilliu, Accademico dei Lincei, manifesta i suoi dubbi) e l'appello proposto da 200 docenti delle Università di Cagliari e Sassari solleva il tono del dibattito. Interviene anche il Fai che pubblica una nota sul suo sito.

Si fa osservare da più parti che gli urbanisti e gli architetti hanno già dibattuto se e come rinnovare le fisionomia dei vecchi centri, se attualizzarne parti con linguaggi e materiali moderni, oppure se rinunciare alle sfide un po' datate del confronto vecchio-nuovo per lasciare, cosa molto ragionevole e moderna, le cose più o meno come sono.

D'altra parte la conservazione dei centri storici è idea acquisita, ormai nelle disposizioni di legge.

Ma c'è di più. Questa piazza è lo scenario con il quale si incontra Costantino Nivola, artista sardo amico di Le Corbusier che qui ha ubicato splendide sculture ormai integrate in quel luogo. “Gioiello unico di significato mondiale” è stato definito dallo storico dell’arte Fred Licht (Boston University e Cambridge University), proprio in virtù dell’equilibrio che vi si realizza tra paesaggio urbano e inserti scultorei.

Un accumulo di storie con un così grande potere evocativo non è colto da chi promuove la trasformazione: la fisionomia di quel luogo dovrebbe soccombere di fronte ad esigenze funzionali ma non solo. Poca cosa – si dice. Ma i lavori previsti sono in contrasto con il Piano particolareggiato del centro storico, servirebbe una deroga e su questo si manifestano varie perplessità (le obiezioni non sottintendono un giudizio sulla qualità della progettazione) specialmente per gli aspetti di metodo con richiesta di evitare forzature e di non costituire un precedente.

“Se, al contrario, la deroga richiesta dalla Provincia venisse approvata – scrivono i docenti delle due Università – , ci troveremmo di fronte al paradosso di un museo che, nominalmente votato a proteggere e tutelare la ricerca degli artisti, si mette in competizione con essi; che mira ad assumere il ruolo di protagonista per ridurre l’opera ad accessorio, a elemento di arredo, preliminare ai propri spazi e ‘facilities’(addirittura facendone continuare la pavimentazione al proprio interno). Si tratterebbe di un episodio clamoroso di cannibalismo culturale, commesso a spese – ed è curioso notarlo – di uno degli artisti più frequentemente citati come emblemi di quell’identità cui in Sardegna tanto spesso e volentieri ci si appella”.

Colpisce che non sia stata neanche presa in esame un’altra possibilità, che si considerasse la proposta di conservazione dell’edificio destinato all’ampliamento del museo senza l’annullamento di quella parte della compagine – la facciata – che, indipendentemente dalla qualità dell’intervento, verrebbe comunque a mancare.

Il caso viene presentato a Festarch a Cagliari alla fine di maggio, e le grandi firme dell'architettura, vari ospiti della rassegna voluta dalla Regione Sardegna, sottoscrivono un appello per ampliare il Man predisposto da Stefano Boeri, Rem Koolhaas tra i firmatari.

Chi dissente è contro la modernità e non ha a cuore l'arte e il futuro del museo barbaricino – è lo slogan. C'è pure chi parla di un complotto contro le legittime aspirazioni del museo ad ampliare gli spazi a disposizione; ma si sfugge alla domanda posta: perché per la crescita del Man – auspicata da tutti – non possa trovarsi un'altra soluzione.

D'altra parte la piazza Sebastiano Satta di Nuoro non ha, ed è un caso raro e fortunato, nessun bisogno di essere ripensata, il museo Man è in grado di attrarre l’attenzione internazionale – si dice – , e allora perché turbare questo equilibrio già in atto fra la contemporaneità di Nivola e consolidate suggestioni?

In più, le regole a cui occorre attenersi per conservare l'equilibrio raggiunto o per reinterpretare la sintassi compositiva (e il Piano paesaggistico regionale della Sardegna insiste molto a questo riguardo) hanno già una loro stesura che registra il forte convincimento che la conservazione del paesaggio storico sia una componente imprescindibile della civitas contemporanea.

La casa Deriu (questo il nome dell’edificio in questione) ha solo il torto di non avere fascino, per quel suo tono dimesso: porta troppo piccola e ovvie finestre. Troppo poco, di sicuro, per essere alla moda, ed ecco un altro caso di sottovalutazione di ciò di cui si dispone.

Interviene anche il numero due del PD, Antonello Soro. Il deputato nuorese si schiera con la proposta e insiste perché si faccia presto portando argomenti poco convincenti, contribuendo ad indicare il dissenso come refrattario alle istanze alte e progressive della cultura. Secondo la stampa locale il leader dei deputati del Pd accusa apertamente il Sindaco “di decidere di non decidere e gli chiede di assumersi tutte le responsabilità del caso”. Soro riconosce che “non è certo la politica a dover decidere cosa sia meglio in una disputa culturale che non può vedere né vincitori né soccombenti su tesi sulle quali si discute da sempre sia in urbanistica che in architettura e perfino nel restauro”, ma non manca di esprimere pesantemente il suo parere: “Personalmente credo - osserva Antonello Soro - che la soluzione proposta dal Man sia rispettosa della piazza Nivola poiché ne interpreta lo spirito sostanziale al di là del mero rispetto formale. E credo che il Museo abbia esigenze e specificità che richiedono soluzioni non “ordinarie”. E penso infine che, in caso di disaccordo, sia giusto lasciare l’ultima parola al Man che ben conosce le sue esigenze e ha dato ampia prova in questi anni di conoscere anche il senso più profondo dell’arte nelle sue più svariate espressioni”. Insomma, il decisionismo invocato nel Sindaco deve assumere come propria scelta quella del museo.

Replica con garbo e competenza l'assessore all'urbanistica del Comune Paolo Cottu che rivendica il ruolo della Amministrazione. Per realizzare il progetto occorrerebbe una variante al piano vigente, e “resta chiaro e inequivocabile il fatto che è il consiglio comunale l’unico organismo istituzionale legittimato ad approvare o meno la variante e, dunque, sarà la “politica” che si prenderà la responsabilità di dare le risposte e di fare le scelte in tempi più brevi di quelli della committenza”.

Antonietta Mazzette, sociologa dell'Università di Sassari è intervenuta di recente per spiegare le contraddizioni di molte affermazioni nel sito centrostudiurbani.it. Scrive tra l'altro: “l’autorevolissimo capogruppo alla Camera del PD ritiene 'che sia giusto lasciare l’ultima parola al Man che ben conosce le sue esigenze', ma aggiunge 'chi dovrebbe decidere (il sindaco) non decide e il progetto non viene approvato'. Ossia la decisione pubblica sembrerebbe dipendere da chi conosce le proprie esigenze. Ma domando, dato che ogni settore economico ben conosce le sue esigenze, è da questo che dipendono le scelte della politica? Ma se così fosse perché mai dovremmo avere bisogno della politica?”

Ma ecco una bella recentissima notizia. Il Consiglio Provinciale ha approvato una mozione con la quale impegna l'esecutivo a tenere conto delle numerose osservazioni al progetto . Tradotto dal linguaggio della politica il documento rivela un sostanziale ripensamento che fa ben sperare. Ed è avvertito con senso di responsabilità “il fatto che nella comunità scientifica, tra gli organi di informazione e nell’opinione pubblica alcuni interventi contenuti nel progetto in esame, quali la modifica della facciata prospiciente la piazza Satta, hanno determinato un vasto contrasto sul paventato rischio del venir meno dello spirito originario dell’opera di Nivola”. Che dirà Rem Koolhaas ?

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