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Carlo Alberto Bucci
Musei, rivoluzione di Bondi nasce il supermanager dell´arte
13 Novembre 2008
Beni culturali
Un passo decisivo per trqsformqre i beni culturali in merci, per trasformare i patrimoni comuni in oggetti da vendere al migliore offerente.La Repubblica, 13 novembre 2008

Autorizzerà «il prestito» delle opere d´arte per le mostre. Dichiarerà se le esposizioni «sono di rilevante interesse scientifico». Assicurerà «l´incremento delle raccolte» statali «adottando i relativi provvedimenti di acquisizione». Sono solo alcune delle frecce che il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi ha infilato nella faretra della sua nuova creatura: il "Direttore generale per i musei, le gallerie e la valorizzazione".

roma - «Così nasce un super direttore che fagocita tutto e tutti», sono le critiche raccolte tra i corridoi del Collegio romano per la figura più importante della «rivoluzione» di Bondi, come il ministro ha definito lunedì scorso la sua proposta di modifica del dicastero ereditato dalle mani di Francesco Rutelli. Ed è proprio scucendo il Dpr del 21 novembre 2007 sulla riorganizzazione del ministero (unificazione delle soprintendenze, tagli nelle direzioni generali), che Bondi ha confezionato il vestito da dirigente per il manager che prenderà in consegna opere presenti e future delle 400 luoghi della cultura - musei, gallerie, siti archeologici, ville storiche - dello Stato. E che ha intenzione di scegliere al di fuori dei ranghi ministeriali, magari tra gli economisti della cultura, forse anche all´estero, passando però per un concorso pubblico.

«Ci viene presentata come una figura di coordinamento, ma la verità è che deve poter incidere. Ed avrà i poteri per farlo. Potrà dire: quei cinque quadri di Caravaggio vanno prestati per la mostra d´Oltreoceano, e non ci sarà santo né funzionario che potrà opporsi», racconta uno dei direttori (regionali e di settore) cui martedì il ministro Bondi ha illustrato a Roma il suo progetto. Che deve ancora prendere forma prima di volare. Ma intanto il ministro ha intenzione di spingere l´acceleratore sul modello del Louvre di Parigi, che ha affittato ad Abu Dhabi, al prezzo di 700 milioni di euro, il blasonato nome e alcune opere della raccolta statale. E la formula "rent-art" sembra ora una manna per le esangui e falcidiate casse dei Beni culturali.

Il testo (61 cartelle) della modifica voluta da Bondi veleggia verso l´approvazione del consiglio dei ministri del 28 novembre. Prevede anche la scomparsa di una direzione generale che contempli nel nome l´arte contemporanea (che il ministro non ha mai nascosto di «non capire»). Ed è stato inviato ai sindacati, ricevendo l´ok, ad esempio, di Gianfranco Cerasoli, segretario della Uil Beni culturali: «Così sarà possibile la valorizzazione dei musei, visto che tra i primi dieci tra i più visitati al mondo non ci sono gli italiani. Ma il direttore generale deve affiancarsi, non sovrastare, i regionali: la vera rivoluzione sono le strutture autonome sul territorio». Ma tra i funzionari ministeriali serpeggia lo spettro Cai-Alitalia: «È come creare una bad company, con dentro i reperti non musealizzati, come i magazzini di scavo, mentre la Direzione dei musei sfrutta i pezzi pregiati degli Uffizi, della Borghese, di palazzo Ducale e dei relativi, ricchissimi depositi».

L´articolo 8, al punto 1, precisa che la Direzione dei musei «svolge le funzioni e i compiti, non attribuiti alle direzioni regionali e ai soprintendenti ... relativi alla tutela e alla valorizzazione delle raccolte». Ma un manager (come Philippe de Montebello, che a dicembre lascia il Metropolitan di New York, o come Gianfranco Imperatori, segretario di Civita) che viene da fuori per mettere a reddito il patrimonio artistico, come può garantire la tutela di una tavola duecentesca o di un fragile vaso etrusco?

Sul piano economico, gli strumenti non mancheranno al super direttore ideato da Bondi. Esprimerà «la volontà dell´amministrazione nell´ambito delle determinazioni interministeriali concernenti il pagamento di imposte mediante cessione di cose, anche di arte contemporanea, o di beni destinati alle raccolte di musei, pinacoteche e gallerie». Quadri al posto delle tasse, uno scambio che in Italia non è andato mai a pieno regime.

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