VENEZIA. Centocinquanta firme di parlamentari in poche ore. Ha riscosso un grande successo l’iniziativa avviata dal deputato veneziano dei Ds Michele Vianello e dalla Sinistra ecologista per impugnare davanti all’Unione europea le «procedure irregolari» del progetto Mose.
Il risultato ha pochi precedenti nella storia della salvaguardia, e anche dell’attività parlamentare. Centocinquanta deputati del centrosinistra hanno sottoscritto l’appello che sarà ora inviato alla commissaria europea all’Ambiente Margot Wallstrom. La richiesta è quella di avviare le opportune verifiche sulla legittimità del percorso seguito. E, soprattutto, di sottoporre a Valutazione di Impatto ambientale la grande opera, le dighe per sbarrare le bocche di porto, nel frattempo già approvata e in parte finanziata dal governo.
Molte le firme illustri, con i Ds quasi al completo (il capogruppo Luciano Violante, il vicepresidente della Camera Fabio Mussi, Anna Finocchiaro, Livia Turco, Giovanna Melandri, Pietro Folena e Vannino Chiti, i veneti Andrea Martella, Bruno Cazzaro e Piero Ruzzante), il capogruppo di Rifondazione Franco Giordano e del Gruppo Misto Marco Boato, Ermete Realacci, Giulio Santagata e il vicecapogruppo Giacchetti per la Margherita, Luana Zanella e Paolo Cento per i Verdi. Una pattuglia folta, che Vianello conta di ingrossare ulteriormente nei prossimi giorni.
«Di fronte alla richiesta di una parte del Parlamento italiano», dice, «l’Europa non potrà non intervenire. L’appello è fatto di due pagine, dove sono riassunti i principali contestati passaggi di approvazione del progetto Mose e vengono sintetizzate le obiezioni.
La prima riguarda la mancanza di una Valutazione di Impatto ambientale. «Gli esperti del ministero avevano depositato il loro lavoro e la Valutazione era stata negativa», dice Vianello, «poi il Tar aveva annullato il decreto del governo per vizio formale, ma non il giudizio tecnico. Da allora l’esame non è stato più fatto. E’ possibile che la più grande opera di ingegneria ambientale d’Europa sia approvata senza la Via, come previsto dalle normative europee?» Altrettanto illegittimi, secondo la petizione firmata dai 150 parlamentari, sono i finanziamenti concessi dal Cipe, il Comitato per la programmazione delle grandi opere che fa capo al ministro Lunardi.
«450 milioni di euro», si legge nella lettera inviata alla Wallstrom, «sono stati stanziati per il Mose senza che l’iter fosse stato completato». «Palesi irregolarità» secondo i deputati, sono da registrare anche nella seduta del Comitatone del 3 aprile 2003, che aveva autorizzato il progetto esecutivo e la realizzazione della grande opera senza che la procedura fosse conclusa.
Una iniziativa che potrebbe rallentare la corsa intrapresa dal progetto Mose, di cui il premier Berlusconi ha già posato nella primavera scorsa, la «prima pietra». «Ma il sistema Mose è un’invenzione, non è contemplato dalle leggi», conclude l’appello dei deputati, «esiste soltanto un sistema laguna, nel quale è inserita una città unica al mondo che va tutelata. E contrariamente a quanto si pensa il problema di Venezia non è riconducibile esclusivamente alla difesa dalle acque alte».
«Com’è possibile pensare», conclude la lettera, «che non si debba valutare la compatibilità ambientale di un’opera da inserire in un ambiente così delicato?».