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Alberto Vitucci
Mose, l’Europa apre un’indagine sui lavori
19 Gennaio 2006
MoSE
Il gangster Al Capone fu fermato per frode fiscale; forse il MoSE lo sarà perchè minaccia la fauna. Da la Nuova Venezia del 20 gennaio 2006

I lavori del Mose sono in contrasto con le Direttive Ue sull’ambiente. L’Europa accoglie l’esposto dei Verdi sul grande impatto ambientale delle dighe mobili e apre un’inchiesta sul progetto. A fine dicembre è stata inviata a Roma la procedura di infrazione per «inquinamento dell’habitat» lagunare. Esultano Verdi e comitati. «Le nostre critiche erano fondate» dice la deputata veneziana Luana Zanella. «Questo conferma i nostri dubbi», commenta il sindaco Cacciari, «è opportuno, senza scatenare tifosi ed estremisti di ambo le parti, che il progetto venga ridiscusso». Secondo il presidente della Regione Galan si tratta di «folaghe e pescetti». «Bufale confezionate dalla stampa - dice - sono sicuro che il Mose non subirà alcuna battuta d’arresto».

Minimizza la presidente del Magistrato alle Acque, Maria Giovanna Piva. «La commissione europea non ha espresso alcun giudizio di merito», assicura, «ha chiesto solo di verificare l’avvenuto rispetto della Direttiva europea sugli uccelli selvatici». In realtà la questione è molto più complessa. Da quasi due anni ambientalisti e comitati denunciano la violazione delle procedure comunitarie per i lavori avviati sulle aree Sic («Siti di interesse comunitario») in particolare nell’oasi della Lipu a Ca’ Roman e San Nicolò. E’ il tema di numerosi esposti inviati negli ultimi mesi all’Ue, ma anche alla magistratura ordinaria, dai Verdi, da Italia Nostra, dall’Ecoistituto Alex Langer, dalla stessa Lipu. L’accusa era quella di avere avviato i lavori in violazione delle normative Sic, che in quelle aree prevedono procedure particolari a tutela dell’ecosistema. In questo caso, aprendo formalmente un procedimento, la Commissione europea sembra aver dato per ora ragione ai ricorrenti piuttosto che al Magistrato alle Acque che ha sempre sostenuto la «regolarità» delle procedure adottate.

Nell’esposto presentato dai Verdi si invitava ad aprire un’indagine anche sul pesante impatto delle opere sull’intera laguna (milioni di metri cubi di cemento ai fondali delle bocche di porto, 150 cassoni di calcestruzzo e trentamila pali infissi nei fondali, la «devastazione dei litorali e dei fondali lagunari», una nuova isola artificiale di 9 ettari) e sui rapporti costi-benefìci. Ma anche la mancata presa in esame di alternative meno impattanti, visto che il Mose sarebbe, secondo i firmatari dell’esposto, «già obsoleto se, come sembra, il livello del mare aumenterà in questo secolo di 30 centimetri».

Per il momento l’Unione europea ha deciso di avviare l’inchiesta sulla violazione delle Direttive europee.

Un atto che potrebbe riaprire l’intera questione. «La messa in mora della Commissione europea», dice il sindaco Massimo Cacciari, «conferma le perplessità e i dubbi a suo tempo sollevati in modo anche formale con lettere al ministero delle Infrastrutture e alla Regione non solo da Venezia, ma anche dai comuni di Cavallino e Chioggia». Contestazioni che allora riguardavano la conformità urbanistica di quegli interventi, avviati contro la volontà degli enti locali. E contestazioni sollevate dai tecnici dell’Urbanistica. Ma anche allora, come per la presunta violazione della normativa sulla Valutazione di impatto ambientale, Regione, ministero e Magistrato alle Acque avevano risposto sempre allo stesso modo: «Tutto regolare, l’opera va avanti». «Non è una cosa seria», rincara la dose il presidente Galan, «tra uccelli di rovo e uccelli selvatici, cavoletti di Bruxelles e cavoli nostri». La presidente Piva precisa: «Se la Commissione europea non condividerà le argomentazioni portate dal governo italiano, potrà predisporre un parere motivato d’infrazione. In tal caso sarà la Corte di Giustizia europea ad esprimersi». Tranquillo anche il ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli: «Dall’Ue nessuna bocciatura, solo una richiesta di chiarimenti». Ma la procedura è avviata. Per sapere qualcosa sull’esito dell’inchiesta avviata dall’Europa bisognerà aspettare almeno due mesi. La «messa in mora» ha però già prodotto un effetto. E riaperto la polemica sull’utilità della grande opera.

Ecologisti e Verdi esultano

Il vicesindaco Vianello ricorda l’esposto firmato da 150 parlamentari dell’Ulivo - «In attesa di un pronunciamento, le ruspe vanno fermate» - Il Consorzio Venezia Nuova difende il sistema delle dighe mobili

A esultare sono gli ambientalisti, ma anche i comitati e le associazioni che da anni denunciano le «irregolarità» delle procedure adottate per approvare il grande progetto. «In attesa del pronunciamento definitivo di Bruxelles la scelta più giusta sarebbe quella di fermare i lavori», dice Stefano Micheletti dell’Assemblea No Mose, «lo chiediamo a nome degli oltre 12 mila cittadini che hanno firmato la petizione popolare». «Finalmente l’Europa riapre un capitolo che il governo e i suoi sponsor si illudevano di avere definitivamente chiuso», dicono i Verdi Zanella e Bettin.

«E’una grande vittoria di chi vuole la vera salvaguardia di Venezia», continua Bettin, «il Mose è un pericolo per l’ecosistema lagunare».

Secondo il vicesindaco Michele Vianello, «le irregolarità nelle procedure del Mose erano state segnalate anche da un esposto all’Ue firmato da 150 parlamentari dell’Ulivo. «E’ giusto che si faccia finalmente chiarezza su tutti questi aspetti», dice, «questo rafforza la nostra tesi. Che il nuovo governo dell’Ulivo dovrà fermare il progetto e discutere seriamente le alternative». «Una svolta decisiva», commenta il presidente nazionale di Italia Nostra Carlo Ripa di Meana, «è giunto il momento di riesaminare da cima a fondo un progetto e le opere messe in mora per inquinamento dell’habitat dalla Commissione europea e non condivise dalle amministrazioni locali». «Bisogna esaminare al più presto soluzioni alternative, più economiche e meno dannose per l’ambiente», dice Guido Pollice, presidente dell’associazione Verdi, ambiente e società. Danilo Selvaggi, portavoce nazionale della Lipu, ricorda i numerosi esposti inviati a Bruxelles dall’associazione a cui è affidata la gestione dell’oasi naturalistica di Ca’ Roman, in parte distrutta dalle ruspe del Consorzio Venezia Nuova. «Finalmente l’Europa mette al centro del suo interesse anche la biodiversità», dice, «il governo ha ora il dovere di valutare i progetti alternativi al Mose».

Anche perché, come ha ribadito ieri il sindaco Massimo Cacciari, «il Mose non abbatte tutte le acque alte, ma solo quelle superiori a 110 centimetri». «Ma il Mose elimina tutte le acque alte, non solo quelle eccezionali», ribatte il Consorzio Venezia Nuova, «il limite dei 110 è un accordo preso tra istituzioni e deriva dal livello a cui si è deciso di rialzare le rive delle parti più basse del centro storico». Affermazioni che gli esperti del Comune contestano nelle loro relazioni tecniche. «Sollevando le paratoie troppo frequentemente», dicono, «si rischiano contraccolpi sul ricambio delle acque e l’ecostistema. Meglio valutare con attenzione alternative “reversibili” che siano da subito efficaci nel combattere le acque medio alte». Nel corso del 2005 una sola è stata l’acqua alta superiore a 110 centimetri, quota in cui si allaga, per un paio d’ore, il 30 per cento della città storica. (a.v.)


LA LETTERA
«Caro onorevole, le comunico che in data 19 dicembre 2005 la commissione ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora». Comincia così la lettera inviata il 13 gennaio scorso al presidente nazionale dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, dalla direzione generale della commissione europea Ambiente, firmata da Julio Garcia Borgues. «La commissione ha ritenuto», informa il funzionario, «che non avendo identificato né adottato - in riferimento agli impatti sull’area“IBA 064-Laguna di Venezia” conseguenti alla realizzazione del progetto Mose - misure idonee a prevenire l’inquinamento e il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose agli uccelli aventi conseguenze significative alla luce degli obiettivi dell’articolo 4 della Direttiva 79/409/Cee, la Repubblica italiana sia venuta meno agli obblighi derivanti dall’articolo 4, paragrafo 4, della Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 sulla conservazione degli uccelli selvatici». «In applicazione dell’articolo 226 del Trattato», conclude la lettera, «la Commissione ha chiesto al Governo italiano di inviare le proprie osservazioni in merito a quanto segnalato nella lettera di messa in mora». Una lettera inviata anche alla vicepresidente del Parlamento europeo, Monica Frassoni, e alla parlamentare veneziana Luana Zanella, che avevano firmato il 5 marzo del 2004 un dettagliato esposto sulle inadempienze del Mose inviato alla Commissione europea di Bruxelles. (a.v.)

LA LETTERA

«Caro onorevole, le comunico che in data 19 dicembre 2005 la commissione ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora». Comincia così la lettera inviata il 13 gennaio scorso al presidente nazionale dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, dalla direzione generale della commissione europea Ambiente, firmata da Julio Garcia Borgues. «La commissione ha ritenuto», informa il funzionario, «che non avendo identificato né adottato - in riferimento agli impatti sull’area“IBA 064-Laguna di Venezia” conseguenti alla realizzazione del progetto Mose - misure idonee a prevenire l’inquinamento e il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose agli uccelli aventi conseguenze significative alla luce degli obiettivi dell’articolo 4 della Direttiva 79/409/Cee, la Repubblica italiana sia venuta meno agli obblighi derivanti dall’articolo 4, paragrafo 4, della Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 sulla conservazione degli uccelli selvatici». «In applicazione dell’articolo 226 del Trattato», conclude la lettera, «la Commissione ha chiesto al Governo italiano di inviare le proprie osservazioni in merito a quanto segnalato nella lettera di messa in mora». Una lettera inviata anche alla vicepresidente del Parlamento europeo, Monica Frassoni, e alla parlamentare veneziana Luana Zanella, che avevano firmato il 5 marzo del 2004 un dettagliato esposto sulle inadempienze del Mose inviato alla Commissione europea di Bruxelles. (a.v.)

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