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Alberto Vitucci
Mose, il silenzio di Prodi irrita Cacciari
6 Luglio 2006
MoSE
Nonostante le frequentazioni mondane in Laguna, il governo Prodi comprende sul MoSE solo ciò che il consorzio di imprese private vuol far sapere. Da la Nuova Venezia del 6 luglio 2006

Cacciari chiama, Prodi non risponde. Sono passate alcune settimane dalla richiesta che il sindaco filosofo ha avanzato al nuovo governo: Comitatone a Venezia entro la metà di luglio, per decidere nuovi finanziamenti per la città e affrontare la modifica del progetto Mose e l’esame delle alternative. Ma alle lettere inviate da Cacciari, il Capo del Governo non ha dato alcuna risposta. «Siamo con l’acqua alla gola», ha detto ieri il sindaco, «e i tempi sono stretti. Bisogna avviare subito almeno una commissione mista che prepari l’ordine del giorno del prossimo Comitatone».



Nervosismo che aumenta, a Ca’ Farsetti. Perché se non succede niente, Consorzio Venezia Nuova e Magistrato alle Acque sono autorizzati ad andare avanti diritti per la strada decisa dal governo Berlusconi. Niente modifiche al progetto e via libera, con i fondi già in cassaforte del Cipe (1500 milioni di euro), allo scavo dei fondali del Lido per cominciare i lavori della parte «irreversibile»: le trincee per le paratoie. Ecco allora l’urgenza che il tavolo sia convocato al più presto. «Visto che questo governo ha detto più volte che intende seguire il metodo della concertazione», scandisce Cacciari, «sia conseguente». Come fare una commissione in tempi così rapidi? «Bisogna riunirsi intorno a un tavolo e mettere giù un metodo, un ordine del giorno da portare in Comitaone», spiega il sindaco, «sulla base delle priorità che si decideranno insieme. Forse sarebbe meglio fare prima una riunione di maggioranza, visti i pareri diversi che ci sono». Ma se il Comitatone salta, i lavori del Mose vanno avanti. «Nella lettera inviata a Prodi e ai ministri», continua Cacciari, «abbiamo cheisto chiaramente che in questo caso si proceda soltanto con i lavori che non pregiudicano soluzioni diverse». Niente «blocco dei cantieri», dunque, ma una moratoria degli interventi già programmati che potrebbero rendere «irreversibile» l’attuazione del progetto che si vuole invece modificare. Tra le porposte sostenute da Cacciari e supportate dal giudizio di tecnici e idraulici, quello di una diversa conformazione delle tre bocche di porto. Al Lido i fondali potrebbero essere rialzati in gran parte della bocca, i moli modificati. Con questo si otterrebbe una riduzione notevole del numero delle acque alte. Per la difesa dalle maree eccezionali, si pensa a difese «rimovibili». Dunque, niente basi in calcestruzzo, otto milioni di metri cubi di cemento per tenere fisse le paratoie che potrebbero cambiare per sempre il volto della laguna e il suo regime idraulico. Ma interventi di natura diversa, affidati sempre al Consorzio.

Ca’ Farsetti stavolta ha le idee chiare. Ma Roma non risponde. Il ministro Di Pietro, che si avvale per ora dei collaboratori «storici» dei Lavori pubblici, a cominciare da Maria Giovanna Piva e Aurelio Misiti, ha già fatto sapere che per lui il Mose deve andare avanti. Il ministro Pecoraro è in Cina, e invita a «sentire le comunità locali». Rutelli ha promesso altrettanto. E si è fatto preparare una relazione dal direttore generale Roberto Cecchi, lo stesso che aveva dato parere favorevole al progetto Mose, cancellando il parere negativo della Soprintendenza veneziana.

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