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MoSE e dintorni: aggressioni programmate alla Laguna di Venezia
20 Aprile 2007
MoSE
Le questioni sollevate nell’eddytoriale 103 sono riprese e aggiornate dala Nuova Venezia, di cui riportiamo articoli di E. Tantucci e A. Vitucci dal 18 al 20 aprile 2007

18 aprile 2007

Stop della Salvaguardia al villaggio Mose

di Enrico Tantucci

PELLESTRINA. La Commissione di Salvaguardia blocca il progetto di realizzazione di un villaggio per 400 persone a Santa Maria del Mare, destinato agli operai chiamati a lavorare sui cantieri di prefabbricazione dei cassoni del Mose. Il progetto inviato in Commissione dal Magistrato alle Acque è stato immediatamente fermato - senza neppure passare al suo esame dettagliato - perché si riferisce a un intervento su cui alla Salvaguardia non è mai stata chiesta alcuna autorizzazione. Una questione particolarmente sofferta, questa, che aveva indotto anche il sovrintendente ai Beni Ambientali e Architettonici Renata Codello a scrivere di recente al sindaco di Venezia Massimo Cacciari e agli altri due sindaci dei Comuni di gronda, invitandoli in pratica a verificare la legittimità di quei cantieri visto che le autorizzazioni in materia paesaggistica sono di competenza della Commissione di Salvaguardia. Ma alla Commissione, il presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, i progetti sui cantieri del Mose non li ha mai inviati, sostenendo, in pratica, che si tratta di cantieri provvisori che hanno già avuto sia la Valutazione di impatto ambientale, soa quella di incidenza ambientale. Tuttavia, un qualche effetto l’iniziativa della Soprintendenza l’aveva subito prodotto, perché il Magistrato alle Acque aveva deciso di inviare i progetti, ma non alla Salvaguardia, ma alla Direzione Urbanistica e Beni ambientali della Regione per un parere paesaggistico. E’ prevista, tra l’altro, la realizzazione di una piattaforma di calcestruzzo di circa mezzo chilometro in mare, di fronte alla spiaggia di Pellestrina, in area Sic, di pregio ambientale, per la realizzazione dei 79 cassoni, di 150 metri per trenta ognuno. Ma per la realizzazione del villaggio degli operai dei cantieri - inizialmente previsto in Sardegna - il Magistrato alle Acque non ha potuto fare a meno di inviare il progetto alla Salvaguardia, che l’ha subito fermato, proprio perché relativo a interventi che non ha mai autorizzato. Sui cantieri «spostati» dalla Sardegna alle aree protette di Santa Maria del Mare sono stati presentati alla Procura quattro esposti, due dell’Ecoistituto, uno della Lipu e uno del Wwf. Come risulta dalle contestazioni del ministero, ma anche del Comune e della Soprintendenza, il progetto dei cantieri risulta infatti «difforme» da quello approvato tra grandi polemiche dalla commissione di Salvaguardia nella seduta del 20 gennaio 2004.

Anche il villaggio verrebbe a sorgere in un’area di pregio ambientale e prevede in una spianata a Santa Maria del Mare la realizzazione di prefabbricati dove andrebbero a vivere per alcuni anni gli operai del Mose, sino a lavori conclusi. Un villaggio che dovrebbe anche essere dotato di acquedotto, sistema fognario e impianto di depurazione. Ma ora il progetto è stato fermato e la palla torna al Magistrato alle Acque che dovrà decidere cosa fare. Il parere paesaggistico sui progetti dei cantieri da parte della Regione è di dubbia legittimità e per avere quello sul villaggio dalla Salvaguardia, il Magistrato dovrebbe tornare sui suoi passi, a cantieri già aperti.

19 aprile 2007

Iniziati i lavori per la «betoniera gigante»

Produrrà milioni di tonnellate di cemento per le dighe mobili

di Alberto Vitucci

I lavori per fabbricare «il mostro» come lo chiamano pescatori e ambientalisti, sono già cominciati. E Ca’ Roman e Santa Maria del Mare hanno cambiato volto.

Il «mostro» è la più grande betoniera d’Europa che dovrà produrre milioni di tonnellate di calcestruzzo per fabbricare i cosiddetti «cassoNI», cioè le basi in cemento del Mose da mettere sul fondo delle tre bocche di porto. Enormi blocchi in calcestruzzo di 150 metri per 30, alti venti metri che secondo Magistrato alle Acque e Consorzio Venezia Nuova devono essere fabbricate sulla spiaggia di Ca’ Roman e di Santa Maria del Mare, luoghi di interesse ambientale tutelati dalla normativa europea. E i lavori sono già partiti, nonostante le accese polemiche sulla mancanza di autorizzazioni per i cantieri, inizialmente previsti a Cagliari.

Polemiche rilanciate ora dalla commissione di salvaguardia che ha bloccato l’altro giorno un nuovo progetto presentato dal Magistrato alle Acque che prevede la costruzione a Santa Maria del Mare - nell’area dove sorgeva la comunità della Caritas - di un vero e proprio villaggio con depuratori, fognature, servizi, acquedotto, capace di ospitare 400 operai. La Salvaguardia non l’ha nemmeno esaminato, perché si riferiva a un progetto che non ha avuto mai alcuna autorizzazione dalla stessa Salvaguardia. Proprio su questo punto sono incentrate le polemiche, e i numerosi esposti presentati dalle associazioni ambientaliste che hanno provocato l’apertura di un’inchiesta, peraltro ferma da due anni. Nei giorni scorsi Soprintendenza e Comune hanno convenuto sullo stato dei fatti. Cioè che i cantieri siano «sprovvisti» di autorizzazione paesistica, che doveva essere rilasciata dalla Salvaguardia. Ma non è ancora chiaro chi debbe intervenire. Accuse di illegittimità sono state lanciate anche dal ministero per l’Ambiente, ma nulla è successo. «Si tratta di opere provvisorie», dice la presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, «non c’è bisogno di autorizzazione ma comunque la manderemo alla Regione». Un groviglio che si complica. Intanto, anche senza autorizzazioni, i lavori del «mostro» procedono veloci. E la polemica continua. Anche sulla congruità del progetto. «Le previsioni fatte da organi terzi e internazionali sull’aumento del livello dei mari», scrivono gli ingegneri Vincenzo Di Tella, Gaetano sebastiani e Paolo Vielmo in una lettera aperta al ministro Di Pietro, «dimostrano che le previsioni fatte per il Mose erano completamente errate. E il progetto non rispetta i requisiti di legge della reversibilità». Un dibattito che gli studiosi considerano non concluso. Invitando il ministro Di Pietro a studiare i loro progetti alternativi, «troppo frettolosamente accantonati» come ha detto il ministro per l’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.

Braccio di ferro sul terminal per i cereali

Dopo i cantieri del Mose, un altro fronte caldo rischia di essere riaperto in commissione di Salvaguardia. Il ministero per l’Ambiente ha infatti annunciato azioni legali contro il provvedimento che autorizza il nuovo terminal cerealicolo per le grandi navi, progettato a San Leonardo. Banchine giganti, pensate per accogliere navi lunghe 300 metri e con oltre 150 mila tonnellate di stazza, più grandi della superpetroliere. La diffida inviata alla commissione di salvaguardia dal direttore generale Bruno Agricola non è stata nemmeno considerata, e la commissione ha approvato un mese fa, a stretta maggioranza (9 voti favorevoli, 4 contrari, 3 astenuti) il progetto dell’Autorità portuale. Ma adesso la vicenda rischia di essere riaperta. secondo il ministero era necessaria infatti la Valutazione di Impatto ambientale nazionale, che in questa caso è stata saltata a pie’ pari. Al suo posto, in calce al parere, è stata consigliata la Vinca, Valutazione di Incidenza ambientale. E’ la atsessa cosa? «Proprio no», dice il rappresentante del ministero in commissione, l’urbanista Stefano Boato, «perché la Via è pubblica e tutti ne possono prendere visione e presentare osservazioni, la Vinca la fanno gli uffici in via riservata». E in ogni caso, ribadiscono dal ministero, la normativa prevede un’altra cosa e quel progetto contrasta con il palav. Una versione che l’Avvocatura regionale non condivide. E la vicenda rischia ora di approdare davanti a un Tar, se il ministero non deciderà, com’è nelle sue facoltà, di bloccare il progetto e far intervenire i Noe, i carabinieri del Nucleo ecologico. (a.v.)

20 aprile 2007

Mose, è scontro sui controlli

L’Ambiente: «La vigilanza tocca a noi per legge»

di Alberto Vitucci

Chi controlla i controllati? Un nuovo fronte si apre sulla vicenda Mose. Riguarda la vigilanza sui lavori e sui loro effetti sul delicato equilibrio lagunare. Ieri il direttore generale del ministero per l’Ambiente Gianfranco Mascazzini ha rotto gli indugi: «Il monitoraggio spetta a noi», dice, «lo facciamo su tutto il Mediterraneo per l’Unione europea, perché non dovremmo farlo in laguna?»

Si riapre dunque la polemica, peraltro mai sopita, sul «monitoraggio» dei ciclopici interventi in corso in laguna per realizzare il Mose. Il Comune aveva chiesto e ottenuto, all’ultimo Comitatone di novembre, il varo di un «organismo terzo e indipendente» per il monitoraggio dei cantieri. Ma in sei mesi non è successo nulla. Il sindaco Massimo Cacciari ha scritto l’ennesima lettera al ministro per la Ricerca scientifica Fabio Mussi. Che ha passato la palla al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta. «Non spetta a noi», ha detto in sostanza Mussi. Dunque, si rimette in discussione il ruolo del Corila, il Consorzio Ricerca laguna che dipende proprio dal ministero di Mussi, a cui sono stati affidati dal Consorzio Venezia Nuova gli studi del Mose e ora il controllo dei cantieri. Chi controlla? Secondo il Magistrato alle Acque dovrebbe essere l’Ufficio di Piano a esprimere un parere. Un organismo creato due anni fa dal governo Berlusconi, dove la maggioranza è favorevole al Mose, e le uniche voci dissidenti sono quelle del Comune e del ministero per l’Ambiente. Che adesso ha deciso di passare all’azione. Un’offensiva che potrebbe avere presto clamorosi sviluppi. «Abbiamo fatto fatica anche a leggere le carte del Mose», ha ammesso il ministro Alfonso Pecoraro Scanio in un’intervista televisiva, «per vedere i progetti abbiamo dovuto mandare i carabinieri del Noe. Ma intendiamo far valere il ruolo che la legge ci affida». Un ruolo di vigilanza, ribadisce il direttore Mascazzini, «con il controllo preventivo dei cantieri». Vale per tutti i lavori in laguna. Dovrebbe valere a maggior ragione per la più grande opera in corso nel paese. Quattro miliardi e trecento milioni di investimenti, di cui un miliardo e mezzo già affidati al Consorzio Venezia Nuova. decine di cantieri aperti - alcuni molto impattanti, altri senza autorizzazione come quelli di Santa Maria del Mare e Ca’ Roman - rapporti che girano da un ufficio all’altro. Ma nessuno interviene. I lavori in sostanza procedono senza controlli, che non siano quelli delle imprese e del Magistrato alle Acque, cioè il committente. Una situazione che ora Comune e ministero per l’Ambiente sono intenzionati a chiarire. Occasione potrebbe essere il Comitatone che Letta e Cacciari hanno concordato di convocare entro i primi giorni di maggio a Roma. Si dovrà parlòare di soldi, e della divisione dei fondi messi a disposizione dalla Finanziaria 2007. Ma si dovrà anche prlare dei mancati adempimenti dell’ultimo Comitatone. Che aveva votato una delibera - quella sui controlli - mai attuata. In sei mesi intanto i lavori sono andati avanti, e il Consorzio si prepara ad avviare la seconda fase, quella dello scavo e della produzione dei cassoni. Bestioni in calcestruzzo da 150 metri per 30, alti 20, che dovrebbero essere fabbricati sulla spiaggia di Santa Maria del Mare, addirittura con un nuovo villaggio per ospitare i 400 operai. Un cantiere che non ha mai avuto le autorizzazioni né dalla Soprintendenza né dalla Salvaguardia. Una situazione di «illegittimità» segnalata anche per iscritto dalla Soprintendenza, dal Comune e dal ministero per l’Ambiente. Che fino ad oggi nessuno ha raccolto. Secondo il Magistrato alle Acque, non c’è bisogno di nulla perché si tratta di «interventi provvisori» e dunque basta il via libera della Regione.

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