loader
menu
© 2024 Eddyburg
Alberto Vitucci
Mose e clima, il Comune chiama Al Gore
25 Gennaio 2007
MoSE
Non tutto perduto: la ragione può ancora fermare il mostro inutile, dannoso, rischioso, dispendioso. Una verifica che molti aspettavano. Da la Nuova Venezia del 25 gennaio 2007

Un testimonial d’eccezione per la grande conferenza internazionale sul clima, la laguna e il Mose prevista a Venezia entro aprile. Il relatore potrebbe essere Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti e candidato alla Presidenza Usa battuto da Bush nel 2001. Il sindaco Massimo Cacciari avrebbe intenzione di dare così risonanza mondiale all’evento. E riproporre la questione della difesa della laguna e l’inadeguatezza del progetto Mose, peraltro in fase avanzata di realizzazione.

Un salto di qualità, anche nelle polemiche infinite sulla validità delle dighe mobili. A Venezia - forse il luogo sarà palazzo Ducale - arriveranno esperti mondiali di climatologìa e di idraulica, di ecologia e scienze ambientali.

«Un fatto è certo», dice Cacciari, «che quel progetto si basa su previsioni dell’aumento del livello dei mari che sono superate. Di questo bisognerà pur tenere conto». Dagli studi del Corila che avevano supportato i progetti del Consorzio Venezia Nuova le previsioni dell’aumento del mare parlavano di 18-20 centimetri per il 2100. Studi più recenti dell’Ipcc e dell’Ue parlano invece di 50 centimetri entro la metà di questo secolo. Significa modificare del tutto la prospettiva, perché il Mose potrebbe essere già vecchio una volta costruito. E non sarebbe pensabile chiudere le dighe una volta ogni due giorni. Si rilancia dunque il dibattito, dopo il «colpo di mano» del Comitatone, che ha approvato il proseguimento dei lavori nonostante il voto contrario del Comune e il parere contrario dei ministeri dell’Ambiente, della Ricerca Scientifica e dei Trasporti. Un voto che aveva fatto andare su tutte le furie il sindaco Cacciari, che aveva insistito perché venissero valutate seriamente proposte di modifica e alternative meno costose e dannose per l’ambiente. «Se ne assumono la responsabilità», aveva protestato il filosofo.

Quel giorno era anche stato approvato un ordine del giorno che impegnava il governo ad avviare controlli «super partes» sui lavori in laguna. Controlli oggi affidati al Corila, lo stesso organismo che ha collaborato con la stesura del progetto.

Ma la svolta non arriva. E sulla laguna decide ancora l’Ufficio di Piano nominato dal governo Berlusconi. Così ieri il sindaco ha preso carta e penna e ha scritto al ministro della Ricerca scientifica Fabio Mussi. Invitandolo a mettere in atto quanto deciso dal Comitatone anche sul fronte del monitoraggio. «C’è bisogno di un organo terzo, super partes», dice Cacciari, «per poter monitorare i lavori e il loro effetto sull’ambiente lagunare». Scavi e infissioni di palancole che hanno in qualche caso già moificato correnti ed equilibrio delle bocche di porto. E tra poco il Consorzio si preparara ad avviare la costruzione dei megacassoni in cemento armato, che saranno costruiti a Santa Maria del Mare e Ca’ Roman. La fase irreversibile dei lavori del Mose che è stata autorizzata dal Comitatone, nonostante i molti dubbi tecnici espressi. Un progetto su cui pendono ancora la procedura di infrazione avviata dall’Europa e su cui sono aperte due inchieste della Procura veneziana, con indagini dei carabinieri del Noe, per aver aperto cantieri in aree protette senza autorizzazioni.

ARTICOLI CORRELATI
6 Ottobre 2020

© 2024 Eddyburg