Prodi si allea con Galan e il Mose non si ferma - In Comitatone Cacciari messo all’angolo dal premier. Zittite le rimostranze di Pecoraro
VENEZIA. Il progetto Mose va avanti. Passa la linea di Prodi e del ministro Di Pietro, e il Comitatone approva a maggioranza il «no» ai progetti alternativi proposti dal sindaco Massimo Cacciari. Tre i voti a favore del documento del governo, con un’inedita alleanza tra il premier Prodi, il presidente forzista del Veneto Giancarlo Galan e il sindaco leghista di Jesolo Francesco Calzavara. «No» di Venezia, astenuti Mira e Chioggia. Una riunione durata un’ora, che si è conclusa alla fine con l’approvazione dell’ordine del giorno «di consolazione» presentato dal Comune, che ha chiesto la garanzia dei fondi per la manutenzione della città e nuovi criteri per il monitoraggio dei lavori in laguna e i loro effetti sull’ambiente.
Il governo ha espresso un solo voto, confermando la posizione assunta a maggioranza in Consiglio dei ministri nonostante l’opposizione dei ministri Fabio Mussi (Ricerca scientifica) e Alfonso Pecoraro Scanio (Ambiente). Il ministro dell’Ambiente ha espresso alcune osservazioni di merito, ma Prodi lo ha zittito. «Non sono argomenti da Comitatone, si tratteranno in altra sede». Alla fine della riunione, Pecoraro è stato durissimo. «Il Mose spacca il Comitatone dopo aver spaccato il Consiglio di ministri», dice, «si è approvata un’opera sbagliata. Il mio ministero continuerà a vigilare su tutti gli aspetti normativi e sul rispetto delle norme europee».
Lo scontro. Clima pesantissimo, e un po’ di nervosismo nella nutrita rappresentanza veneziana ma anche tra gli ingegneri del Magistrato alle Acque. «E’ andata come avevamo previsto», commenta non molto soddisfatto il sindaco Cacciari, «bene l’approvazione dell’ordine del giorno su controllo, che speriamo sia un controllo terzo e indipendente». Esulta il presidente Galan: «Voglio scrivere il nome di Prodi insieme al mio sui Murazzi», dice applaudendo l’intervento di Prodi. Il sindaco Cacciari parla dieci minuti. Ribadisce la posizione critica del Comune. «Ripete i dubbi anche scientifici sul progetto. Chiede che venga messo tutto a verbale perché «ognuno si prenda le sue responsabilità».
Parla Prodi. E’ il presidente del Consiglio Prodi a introdurre i lavori. Legge l’introduzione della relazione del ministro Di Pietro. Poche righe, tanto per dire che «non sono emersi nuovi elementi sui progetti alternativi», dunque si va avanti col Mose. Poi annuncia che il governo si esprimerà con un «voto unitario». Non c’è spazio per il dibattito. Il sindaco Cacciari legge la sua relazione, ma poi si passa ai voti sulla proposta del governo, assenti i ministri Rutelli e Bianchi. Votano a favore Prodi, Galan e Calzavara. Contro Cacciari, si astengono i sindaci di Chioggia (Guarnieri) e Mira (Marcato). «Sconfitto? non direi, quello che abbiamo detto resta a verbale», dice Cacciari, «Il Mose ha formidabili criticità, e rischia di essere già vecchio fra vent’anni. Perché senza finanziamenti i lavori dureranno fino al 2026». E ricorda che «certo non è la prima volta negli ultimi tempi che mi trovo in disaccordo con il governo Prodi».
Felice. Galan si dice «felice» per la vittoria del partito del fare. Cita le Corbusier, Wright e Kahn per dimostrare come «Venezia sia spesso ostile al nuovo». E applaude il ministro Antonio Di Pietro, convinto sostenitore delle dighe mobili. «Bisogna andare avanti con quel progetto perché non ci sono alternative», dice l’ex pm a fine seduta, «lo abbiamo approvato a maggioranza perché qualcuno si è astenuto». Una decisione storica, secondo gli esponenti veneti di Forza Italia, «sconcertante» per gli ambientalisti, che annunciano ricorsi.
E ora? Cosa succederà adesso? I lavori del Mose vanno avanti, con i fondi già stanziati dal governo Berlusconi (1500 milioni in tre anni). La Finanziaria 2007 ne ha stanziati altri 100. I lavori proseguono alle tre bocche di porto, e potrebbero entrare tra qualche mese nella fase «irreversibile» dello scavo dei fondali e della cementificazione. Un tema di cui si discuterà ancora al ministero per l’Ambiente e nelle commissioni di Camera e Senato, che avevano approvato una risoluzione mai considerata dal governo.
L’ultimo dossier: «Fate un grave sbaglio»
Altri tre esperti consultati da Ca’ Farsetti avvertono: troppe incognite
VENEZIA. Un nuovo studio sulle criticità del progetto Mose, firmato da tre illustri cattedratrici. Nuovi dati sull’eustatismo, con il livello del mare in aumento che potrebbe rendere vecchio il Mose e aumentare i problemi per l’ambiente e l’attività portuale tra pochi anni. In mattinata, prima di partire per Roma, il sindaco Massimo Cacciari ha consegnato ai giornalisti una copia della sua proposta di ordine del giorno (poi bocciato dal Comitatone) e il nuovo dossier sul Mose. Non soltanto le proposte alternative, ma la richiesta di mettere in pratica le sperimentazioni già decise dal governo Amato nel 2001 e mai avviate. E un duro atto di accusa al ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro. Una lettera inedita firmata da Marco Rugen, ingegnere presidente di sezione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici che ricorda come nel 1990 il Consiglio diede parere negativo al progetto del Mose. Dunque Di Pietro ha detto il falso? «Vedete voi», se l’è cavata Cacciari. Che ha definito il materiale «di altissimo livello scientifico, utile, comunque vada, a chiarire le responsabilità e a vigiliare su come saranno fatti i lavori». Insomma, una conclusione «scientifica» di quanto si era deciso nel Comitatone di luglio.
Le sperimentazioni. Il Comune ripropone gli interventi sperimentali, «in parte alternativi a quelli in corso di realizzazione alle bocche di porto». «I nostri progetti rispondono ai principi di sperimentalità, gradualità e reversibilità previsti dalla legge», dice Cacciari. Il progetto proposto dal Comune prevede la riduzione della sezione e il rialzo dei fondali alle bocche di porto e l’utilizzo di barriere stagionali e rimovibili. Senza effetti negativi sulla morfologìa lagunare si potrebbero ridurre così quasi tutte le alte maree, si legge nel rapporto, dando il tempo necessario per verificare i diversi scenari derivanti dai cambiamenti climatici.
Eustatismo. Tutti gli scenari parlano di un aumento del livello dei mari di 50 centimetri nel 2100. Così gli scenari per le attività portuali si modificano radicalmente.
Le procedure. Secondo il Comune non è «tutto posto» come ha riferito Di Pietro al Consiglio dei ministri e i pareri sul Mose non sono stati tutti positivi. Lo dimostra la relazione dell’ingegnere Marco Rugen, che ricorda la bocciatura del 1990. Resta anche il «no» della commissione Via del 1998. «Il Mose non ha Valutazione di impatto ambientale e nemmeno un progetto esecutivo che impedisce di controllare lavori e finanziamenti», scrivono gli esperti.
I soldi. «Il Mose è il progetto più costoso sul tappeto, con l’incognita della manutenzione di strutture tutte subacquee. Quest’anno ha avuto 100 milioni di euro dalla Finanziaria. Con questo ritmo per finirlo ci vorranno almeno 20 anni».
I rischi. «Troppe le criticità del progetto Mose non ancora risolte», scrive Cacciari. E allega gli studi di tre eminenti studiosi, il professor Antonio Campanile, ordinario di strutture offshore all’Università di Napoli, il professor Giovanni Benvenuto, docente di Ingegneria navale all’Università di Genova, e l’ingegner Artuto Colamussi, tra i consulenti del Consorzio Venezia Nuova negli anni Ottanta. «La nostra soddisfazione», ha detto il sindaco è che a livello autorevolissimo sono stati confermati gli studi del gruppo di lavoro del Comune».