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Alberto Vitucci
«Modifiche senza regole, la colpa è dei veneziani»
17 Ottobre 2017
Vivere a Venezia
la Nuova Venezia, 17 settembre 2017 Ecco in mano a chi è questa disgraziata città. Ma questi sgovernanti, se si sono arresi perché non se ne vanno?

la Nuova Venezia, 17 settembre 2017 Ecco in mano a chi è questa disgraziata città. Ma questi sgovernanti, se si sono arresi perché non se ne vanno?

«Il Comune? E cosa può fare il Comune? Qui siamo di fronte alla liberalizzazione, non abbiamo strumenti per intervenire contro le leggi nazionali e il codice civile. Piuttosto bisognerebbe che ai veneziani tornasse la voglia di lavorare». Di fronte all'emergenza turismo che sta trasformando la città e il suo tessuto abitativo e commerciale, l'assessore all'Urbanistica e all'Edilizia privata Massimiliano De Martin allarga le braccia. Anche l'ultimo decreto che velocizza le procedure per gli interventi edilizi in aree vincolate viene salutato come un intervento dovuto, per semplificare gli iter.

Assessore, non la preoccupa questa novità?
«Intanto non è una novità, è in vigore da mesi. Poi si interviene solo sulla parte paesaggistica, con procedure semplificate per gli interventi secondari: i serramenti, le tende».
In una città come Venezia potrebbe avere una conseguenza.
«Adesso faremo insieme alla Soprintendenza un abaco per dire quali sono gli interventi ammessi da velocizzare».
La Soprintendenza dovrà rispondere entro 20 giorni, se no scatta il silenzio assenso. Anche questo sarà un problema.
«Beh bisogna anche dare certezze e lavoro. Non si può aspettare un permesso per mesi e mesi».
La trasformazione è evidente. Il Comune cosa fa?
«Non abbiamo strumenti. Ripeto, c'è una liberalizzazione in corso, la direttiva Bolkenstein dice chiaramente che bisogna aprire alla concorrenza. Non possiamo essere noi a dire cosa si può fare e non si può fare in una bottega. C'è il codice civile di mezzo».

Ma il Comune può fare dei regolamenti. Non crede si sia perso un po' il controllo?
«Sta cambiando l'economia della città, come in tutte le città del mondo. Non possiamo pensare di far venire opere d'arte e artigianato quando il tipo di turismo che viene qui ha bisogno di mangiare, bere e dormire».
Bandiera bianca allora?
«Io dico che proviamo a riportare qui iniziative diverse. Ma i primi devono essere i veneziani. Se sono loro i primi ad affittare un negozio a 17 mila euro al mese è difficile che ci vada il calzolaio».
Ma se saltano le regole e non c'è un meccanismo, ognuno fa quello che vuole. Deregulation.
«Ci sono leggi dello Stato che non possiamo contrastare e poi c'è il codice civile, la proprietà. Un sistema giuridico centrale che prima ha introdotto la liberalizzazione, poi va sempre più in direzione di non creare concorrenza».
E dunque di lasciar fare agli imprenditori, qualche volta speculatori.
«Quello che possiamo fare proviamo a farlo. Ad esempio abbiamo fatto molte riunioni con geometri e architetti. Ma il controllo sulle attività, non lo possiamo più fare».
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