Non sappiamo che cosa succederà in questa giornata, non sappiamo se rivedremo le nostre ragazze per fare i workshop e, anche se sta spuntando l’alba, la giornata si annuncia drammatica” scrive la cooperante italiana Meri Calvelli»
Gaza, 30 marzo 2018, Nena News – Piove questa mattina in Palestina, è la giornata della terra e centinaia di migliaia di palestinesi si preparano alla marcia del 42° anniversario, che segna uno dei tanti capitoli neri verso questo popolo; il 30 marzo del 1976, la polizia israeliana represse proteste di cittadini palestinesi contro la confisca di terre in Galilea destinate alla costruzione di insediamenti ebraici. Nove manifestanti vennero uccisi e centinaia furono feriti e arrestati. Da allora, ogni anno è commemorata tale data come “Giornata della Terra palestinese”.
Qui a Gaza la sicurezza locale, ha chiesto di non muoverci, di non andare alle frontiere, di evitare ogni situazione di eventuali caos. Siamo a Gaza per un progetto di Scambio e Formazione, che svolgiamo 2 volte l’anno, sul territorio di Gaza; un territorio sotto assedio, chiuso sigillato come un carcere di massima sicurezza senza fine pena per 2 milioni di persone. Il progetto incontrerà decine e decine di giovani ragazzi e ragazze di bambini e adulti, che per non morire di depressione si attivano ogni giorno creando i diversivi di divertimento e attività’ che nessuno gli concede; si attivano per creare le basi di una resilienza quotidiana necessaria ad affrontare una vita che non presenta nessun futuro da molto tempo; una aspettativa di vita che prevede forse per loro solo la morte in diretta di decine di persone che ogni giorno tentano di fuggire da questa gabbia, o che comunque costretti a morire perché impossibilitati ad uscire anche se sono malati.
Una vita fatta di mancanza di luce, di acqua, e anche se trovano il cibo sufficiente per mangiare ogni giorno, non trovano la bellezza di poter pensare che potrebbero andare a lavorare o a fare il giro del mondo. Solo pochi ce la fanno, se aiutati adeguatamente ad uscire di qui. Oggi la marcia, nel suo ennesimo anniversario vorrebbe ribadire la necessità di uscire e di ritornare anche solo a vedere, quella che era la loro terra di Palestina, magari a visitare i propri vecchi cari dall’altra parte dei territori occupati, magari di poter incontrare amici diversi e lontani che la gabbia di Gaza ha escluso.
La marcia, che è stata organizzata pacificamente da molte centinaia di migliaia di palestinesi, incontrerà sul campo barriere, droni, spari e gas. Non si prevedono buoni propositi dall’altra parte, i tanti cecchini piazzati lungo tutto il confino, terranno d’occhio uno ad uno i tanti che si riverseranno verso le barriere, con l’ordine di sparare su ognuno di loro. Le ragazze con le quali avremo i workshop nei prossimi giorni ci hanno detto che parteciperanno alla manifestazione, in modo pacifico con le mani alzate, senza sassi e senza fuochi, ma che saranno pronte ad andare verso un confine aperto anche a costo di morire. Non sappiamo che cosa succederà in questa giornata, non sappiamo se rivedremo le nostre ragazze per fare i workshop e anche se sta spuntando l’alba, la giornata si annuncia drammatica.