Commercianti, esercenti, in parte gli albergatori, gli operatori del comparto che si stracciano le vesti solo all’idea di cambiare questo modello, dovrebbero ascoltare le parole di Costa, che però non fa il passo in più, per sostenere invece devastati progetti di nuovi scavi di canali marittimi: navi più piccole in Marittima, della filiera del lusso, e se necessario un nuovo attracco fuori dalla laguna (ci sono due progetti nella bocca di porto di Lido), garantirebbero un indotto generale certamente più alto dell’attuale e un indotto turistico superiore al presente, ma con meno disagi.
Certo, le navi di lusso bisogna conquistarsele, senza lucrare sulle rendite di posizione e non adattandosi passivamente alle politiche delle grandi compagnie da crociera, destinate a una clientela di massa e improntate a un gigantismo kitch sempre meno tollerabile, come viceversa ha fatto fino ad oggi la Venezia Terminal Passeggeri.
Sull’indotto generale, decantato come un mantra da quanti sostengono l’attuale crocerismo, ci sarebbe molto da discutere, e per questo rimando ai tanti articoli e ai lavori del prof. Giuseppe Tattara e al libro bianco da lui scritto assieme al prof. Gianni Fabbri (Venezia, laguna, porto e gigantismo navale, Moretti&Vitali editori), ma come mai Costa si preoccupa tanto di negare il peso turistico del crocierismo?
Il fatto è, come spiega egli stesso, che Venezia sta morendo di troppo turismo, e dunque il presidente dell’Autorità Portuale cerca di difendere le grandi navi dall’accusa di essere corresponsabili di tanto scempio.
Ma davvero il crocierismo è innocente? Davvero il crocierismo non pesa sul turismo veneziano, anche se “il crocierista non è un turista”? La macchina turistica si alimenta dell’immagine della città, ma a sua volta la pompa per continuare a garantirsi la “benzina” che fa girare il motore. Dunque, qualsiasi attività che giochi sul nome di Venezia, e che contribuisca a diffonderne sempre di più il fascino attrattivo, in realtà è complice del degrado progressivo, a prescindere dal numero dei turisti che quella stessa attività genera. E qualcuno può davvero pensare che nel boom del crocierismo lagunare non abbia pesato il richiamo di Venezia? O che le compagnie non abbiano giocato sul suo nome, per attirare più clienti, contribuendo così a propagandarne in assoluto il richiamo?
Per salvarsi, Venezia dovrebbe essere dimenticata per un po’ di anni, mentre è interesse di tutti coloro che girano nella sua giostra, comprese le crociere, far sì che la sua immagine pervada i più sperduti angoli del mondo.
L'articolo è stato inviato contemporaneamente al Gazzettino