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Silvio Testa
L’urbanistica che nasce dall’acqua
3 Giugno 2009
Terra, acqua, società
Finalmente un libro che racconta la storia materiale della nascita e della formazione di Venezia, e i suoi problemi di oggi: Venezia è una città, di Franco Mancuso. Il Gazzettino, 1° giugno 2009

Franco Mancuso, Venezia è una città. Come è stata costruita e come vive, introduzione di Francesco Erbani, Corte del Fòntego editore, Venezia 2009, 22,00 €. Un nuovo libro che completa il libro di Luigi Scano, Venezia. Terra e acqua, delle stesse edizioni.

L’unica cosa gratuita è forse l’ottimismo. Per il resto il libro “Venezia è una città”, scritto con competenza professionale e passione civile dall’architetto veneziano Franco Mancuso (Corte del Fontego editore), è una vera e documentatissima summa sul farsi città di quella che in origine fu una misera costellazione di sparsi insediamenti di profughi disperati.

Ancora un altro libro su Venezia?, potrà dire qualcuno, ma avrebbe torto: Mancuso, infatti, docente di Progettazione urbanistica allo Iuav, guarda alla città con l’occhio del professionista più che dello storico, e racconta da una prospettiva in qualche modo inedita come con pochi materiali e inventando una sorta di arte del riciclo ante litteram i veneziani abbiano costruito case e palazzi, e come questa architettura, eretta non sulla terra ma sull’acqua resa terra, sia stata nello stesso tempo urbanistica, abbia cioè dettato le forme della città, e come questo processo, pur nel mutare delle forme esteriori, abbia sempre seguito delle regole che i veneziani hanno elaborato nei secoli per rispondere ai problemi posti da un’ambiente unico e particolare.

Mancuso identifica la regola delle regole, mostra cioè il metodo che solo può dare ragione delle tante domande che Venezia pone, ed esso in fondo è semplice, mutuato dalla secolare gestione della laguna, e si può riassumere in una sola parola: sperimentazione. “Scomenzàr”, dicevano i veneziani: ovvero avviamo un intervento in laguna e vediamo che succede, poi decidiamo se andare avanti. Per questo ancor oggi molti canali a Venezia si chiamano “scomenzera”.

Oggi forse questa prudenza si direbbe “sostenibilità”, “conservazione degli equilibri”, e sembra l’uovo di colombo, ma la chiave del successo non è tanto nel metodo in sé quanto nell’avere la forza di applicarlo, perché il suo primo e fondamentale corollario è il subordinare l’interesse parziale, l’utile contingente, all’interesse collettivo e al bene futuro. E il secondo corollario è il poter tornare indietro. Hai detto niente!

Visto il metodo, Mancuso ha anche mostrato come la Modernità lo abbia stravolto, cominciando a piegare nell’Ottocento la laguna alle ragioni della portualità e nel Novecento la gronda lagunare alle esigenze dell’industralizzazione. Rotture traumatiche e irreversibili, che ancora producono i loro effetti, alle quali se ne assommano di nuove, che Mancuso elenca: la pesca della vongola verace, che qualche apprendistra stregone ha introdotto nel 1983 in laguna, condotta con metodi distruttivi; il Mose, “che nulla ha – avverte Mancuso – degli essenziali caratteri della gradualità, della sperimentalità e della reversibilità”; le grandi navi da crociera, incompatibili con la città, per le quali l’Autore si augura un avamporto in mare ma che invece, come è stato annunciato in questi giorni, l’Autorità Portuale continuerà a far entrare in laguna; un turismo invadente e onnivoro, che travolge coi suoi numeri immensi residenzialità e servizi.

Ebbene, qui può cascare l’asino: è proprio l’aver svelato il metodo e l’aver visto come la Modernità lo abbia stravolto a non giustificare l’ottimismo di Mancuso il quale, dopo aver descritto col puntiglio di un innamorato tradito come Venezia stia perdendo le sue funzioni di città, si dice certo che “Venezia è ancora una città”. E con lui lo dice nella sua bella prefazione anche Francesco Erbani, convinto che Venezia “città non può che restare in futuro”.

Davvero ne sono sicuri? Davvero ne siamo sicuri? Il libro verrà presentato dall’Autore il 7 ottobre prossimo all’Ateneo Veneto: sarà una buona occasione per discutere se i segnali di recupero, che pure ci sono e che Mancuso ha indicato, siano sufficienti a fermare una tendenza alla non città o alla città cartolina di se stessa che ad altri sembra invece irreversibile.

Se non trovate il volume in libreria potete chiederlo direttamente all'editore, Corte del Fòntego

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