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Alberto Vitucci
Luogo sacro trasformato in un covo di malfattori
16 Giugno 2014
Venezia e la Laguna
Conformemente alla sua ideologia, Matteo Renzi, prima di revocare la concessione ai corruttori privati ha abolito la struttura pubblica che dovrebbe controllarli. Avrebbe potuto cacciare i corrotti e sostituirli con degli onesti competenti. Ma il MoSE succhiasoldi e devastante deve andare avanti e il privato è meglio del pubblico.
Conformemente alla sua ideologia, Matteo Renzi, prima di revocare la concessione ai corruttori privati ha abolito la struttura pubblica che dovrebbe controllarli. Avrebbe potuto cacciare i corrotti e sostituirli con degli onesti competenti. Ma il MoSE succhiasoldi e devastante deve andare avanti e il privato è meglio del pubblico. La Nuova Venezia, 16 giugno 2014

«Hanno trasformato questo luogo sacro in un covo di malfattori. Il peggio del peggio. Un dolore grande per chi come me ci ha buttato il sangue». Felice Setaro, napoletano di Torre Annunziata, è stato presidente del Magistrato alle Acque dal 1990 al 1999. L’ultimo prima dell’era Cuccioletta-Piva con tutto quello che adesso emerge dalle carte dell’inchiesta sul Mose. A 85 anni ricorda con lucidità quei momenti. E vive «con grande amarezza» le ultime vicende che hanno visto arrestati i suoi due successori, Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva.

«È incorruttibile», diceva di lui Giovanni Mazzacurati. Setaro era stato l’unico che aveva osato ridurre il corrispettivo che spettava al Consorzio su tutti i lavori dal 15 al 12 per cento. Presidente Setaro, se l’aspettava un uragano del genere? «No proprio no. Fino a un certo punto i ruoli erano chiari e distinti, poi come si dice a Napoli, si sono forse mescolate le carte un piede accà e uno all’a...» Lei ha conosciuto bene Mazzacurati. Lo ritrova in quello che sta emergendo dall’inchiesta? «Con me non ha mai provato a dettar legge. Quando decisi di abbassare gli oneri del concessionario dal 15 al 12 per cento ricevetti qualche sentita lamentela. Ma andai avanti».
Allora il Magistrato alle Acque era ancora il controllore del Consorzio. «Certamente. E noi non abbiamo fatto sciocchezze. Sapevamo che c’era una grande opera da portare avanti ma decidevamo sempre ascoltando la coscienza». C’è stato qualche momento critico nei rapporti con il Consorzio? «Quando i nostri esperti, l’ingegner Creazza, lo stesso Datei, ci dissero che il Mose aveva il problema degli intraferri. In sostanza, tra paratoia e paratoia l’acqua passa lo stesso perché è elemento incomprimibile. Non lo abbiamo taciuto. Del resto la stessa legge prevedeva la reversibilità del sistema: se non funziona va demolito». Non è andata così «No. Qualcosa è cambiato.
Cosa ricorda dei suoi successori? «La prima cosa che ha fatto Cuccioletta è stata quella di far fare lavori all’alloggio di servizio, per trasformarlo in appartamento di rappresentanza. Peraltro non veniva quasi mai. La Piva è stata una grande delusione». E della città? «Un rapporto di grande stima con il sindaco Cacciari. Insieme a lui avevamo quasi fatto passare l’idea che Venezia si salvava con la manutenzione». Adesso il Magistrato lo vogliono abolire. Un grande errore. Lì è passata la storia. Io sogno che ci ripensino e trovino persone oneste e capaci. Che nel decidere ascoltino soltanto la propria coscienza».
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