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Ingrid Colanicchia
L’otto tutto l’anno. Verso lo sciopero contro la violenza maschile sulle donne
7 Marzo 2017
Donna
«L’8 marzo in 40 paesi del mondo si incroceranno le braccia per dire no alla violenza contro le donne. Lo sciopero è stato indetto anche in Italia e innumerevoli sono le iniziative organizzate per quella data. Mentre dalla Polonia arriva un appello a contarsi per far sentire la forza del movimento globale delle donne»

. MicroMega online, 6 marzo 2017 (c.m.c.)

Lo avevano detto che la manifestazione del 26 novembre scorso contro la violenza maschile sulle donne non sarebbe stata che una tappa di un percorso più ampio e ambizioso. E le donne del movimento “Non una di meno” sono di parola: quella promessa trova infatti oggi conferma e nuovo slancio con lo sciopero generale indetto per l’8 marzo sotto lo slogan: “Se le nostre vite non valgono, allora ci fermiamo!”.

«Constatiamo ogni giorno quanto la violenza sia fenomeno strutturale delle nostre società, strumento di controllo delle nostre vite e quanto condizioni ogni ambito della nostra esistenza: in famiglia, al lavoro, a scuola, negli ospedali, in tribunale, sui giornali, per la strada… per questo – spiegano le promotrici – il prossimo 8 marzo sarà uno sciopero in cui riaffermare la nostra forza a partire dalla nostra sottrazione: una giornata senza di noi».

Accogliendo l’invito a organizzare uno sciopero internazionale lanciato dalle donne argentine, la rete “Non una di meno” ha fatto quindi appello a tutti i sindacati per una giornata di mobilitazione nazionale. Cgil, Fiom, Cisl e Uil non hanno accolto la richiesta. Ma lo hanno fatto alcuni sindacati di base che hanno dunque indetto uno sciopero generale di 24 ore (Usi, Usb, Cobas, Slai Cobas per il sindacato di classe, Confederazione dei comitati di base, Sial Cobas, Usi-ait, Sindacato generale di base; la Flc-Cgil - lavoratori settore della scuola pubblica e privata - ha indetto 8 ore di sciopero).

La copertura sindacale dunque c’è: in ogni luogo di lavoro, a prescindere che si appartenga o meno a un sindacato, si possono incrociare le braccia come forma di protesta contro la violenza sulle donne in tutte le sue forme.

Otto i punti intorno ai quali il movimento “Non una di meno” – composto dalla Rete IoDecido, da D.i.Re-Donne in rete contro la violenza e dall’Unione donne in Italia – chiama alla mobilitazione:

contro la trasformazione dei centri antiviolenza in servizi assistenziali («i centri sono e devono rimanere spazi laici ed autonomi di donne, luoghi femministi che attivano processi di trasformazione culturale per modificare le dinamiche strutturali da cui nascono la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere»);

per la piena applicazione della Convenzione di Istanbul contro ogni forma di violenza maschile contro le donne;

per l’aborto libero, sicuro e gratuito e l’abolizione dell’obiezione di coscienza;

per rivendicare un reddito di autodeterminazione, per uscire da relazioni violente, per resistere al ricatto della precarietà;

contro la violenza delle frontiere, dei Centri di detenzione, delle deportazioni che ostacolano la libertà dei migranti e delle migranti;

affinché l’educazione alle differenze sia praticata dall’asilo nido all’università («per rendere la scuola pubblica un nodo cruciale per prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne e tutte le forme di violenza di genere»);

per costruire spazi politici e fisici transfemministi e antisessisti («perché la violenza ed il sessismo sono elementi strutturali della società che non risparmiano neanche i nostri spazi e collettività»);

contro l’immaginario mediatico misogino, sessista, razzista e che discrimina lesbiche, gay e trans.

Una piattaforma di rivendicazioni che costituisce un assaggio di ciò che sarà il Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne su cui il movimento sta lavorando già da qualche mese.

Tantissime le iniziative previste per l’8 marzo: l’elenco completo e in continuo aggiornamento si trova sul sito nonunadimeno.wordpress.com. A Roma, tra le altre cose, alle 17 è prevista una manifestazione con partenza dal Colosseo.

Ma le braccia, quel giorno, non verranno incrociate solo in Italia: sono 40 i paesi che, sull’onda delle proteste che si sono dispiegate nel mondo intero nell’arco del 2016, hanno accolto l’invito delle donne argentine.

In prima linea gli Stati Uniti, dove lo sciopero – a solo un mese e mezzo dal corteo anti-Trump che il 21 gennaio scorso ha visto sfilare per le strade della capitale mezzo milione di donne – ha incassato il sostegno di un ampio ventaglio di realtà (femministe, afroamericane, lgbt eccetera) nonché di personalità del calibro di Angela Davis e Nancy Fraser.

E non è un caso che sia in primo luogo alle donne statunitensi che, a pochi giorni dallo sciopero, abbiano pensato di rivolgersi le donne polacche, le quali per prime hanno sperimentato, con il Black Monday dell’ottobre scorso, la forza di uno sciopero globale delle donne. La loro lettera (di cui in calce trovate una nostra traduzione) è il grido di allarme di chi già da più di un anno sperimenta sulla propria pelle scelte politiche scellerate. Ma è anche un messaggio di speranza che dice a tutte le donne del mondo: le vostre paure sono fondate, ma non siete sole.

Alle donne d’America e di tutto il mondo: un avvertimento
e un grido di battaglia dalla Polonia

Noi donne polacche abbiamo assistito con una nauseante sensazione di familiarità all’emergere della più grande minaccia alla democrazia americana, nella persona di Donald Trump. Mentre ci avviciniamo all’8 marzo, giorno del nostro sciopero internazionale contro il ridimensionamento dei diritti delle donne, vogliamo condividere con voi qual è la posta in gioco, dalla prospettiva di un paese in cui un governo Alt-Right [1] è al potere da più di un anno. Care donne americane e di tutto il mondo le vostre paure sono fondate. Ma non siete sole.

L’8 marzo sarà il nostro secondo momento di protesta contro la tossica relazione nella quale il nostro attuale governo sta cercando di forzare le donne polacche. Il nostro primo sciopero è stato il Black Monday, nell’ottobre dello scorso anno, quando abbiamo inondato le strade con i nostri ombrelli neri in difesa dei nostri diritti riproduttivi. Proprio come Donald Trump, che nel suo primo giorno da presidente ha imposto il “bavaglio globale” alle ong che sostengono i diritti riproduttivi delle donne, il governo polacco ha iniziato il suo mandato con il tentativo di criminalizzare quelle poche eccezioni alla nostra già restrittiva legge anti-aborto. Non potevamo permettere e non abbiamo permesso che questa proposta passasse.

Da allora abbiamo visto che la strategia di un governo che inizia attaccando i diritti delle donne prosegue inserendo nazionalismo e demonizzazione dei migranti nei libri di storia degli studenti. Abbiamo visto che una presidenza che inizia facendo passare le redini della vita delle donne nelle mani delle autorità prosegue rimuovendo le tutele all’ambiente in pericolo.

Abbiamo anche sperimentato che quando un uomo eletto per rappresentare un’intera nazione volta le spalle alle donne, velocemente fa lo stesso con i media e i tribunali. Quando un bullo detiene un grande potere politico, le conseguenze sono quelle che vediamo in Polonia oggi: una corte costituzionale storpia, un sistema educativo immerso nel caos, un paese soffocato dallo smog, dove foreste e alberi urbani vengono sconsideratamente abbattuti, dove i media indipendenti sono indeboliti da sanzioni economiche e i mezzi di comunicazione pubblici sono trasformati in una macchina di propaganda del governo. Quello che era cominciato con una pugnalata ai nostri diritti riproduttivi è andato avanti attaccando molto di ciò cui, in quanto società moderna, avevamo più a cuore. Questi cambiamenti in Polonia sono avvenuti molto velocemente. Potrebbe accadere lo stesso negli Usa.

Per la verità, potrebbe accadere lo stesso in molte parti del mondo. Ci rendiamo conto che le politiche occidentali hanno oltrepassato il limite di tolleranza sociale rispetto alla disparità di reddito e alla corruzione. Cambiamenti sono inevitabili ed è certo che tutti ci troveremo di fronte un turbolento periodo di trasformazione. Ma non dobbiamo permettere che il fascismo e altri errori del passato siano presentati come soluzioni alle sfide di oggi. È nostra incrollabile convinzione che i diritti delle donne sono diritti umani. E un futuro costruito sulla democrazia, che implica il rispetto di tutti i diritti umani, è l’unico al quale prenderemo parte.

Ventotto anni fa, con Solidarność abbiamo portato la democrazia in Polonia dopo decenni di occupazione comunista. L’8 marzo, un giorno senza donne, ispirato al nostro Black Monday, sciopereremo di nuovo in solidarietà internazionale per difendere questi valori.

Sciopereremo con voi in quanto donne del 99%. In quanto madri, vedove, sorelle, figlie e leader della rivoluzione per un futuro inclusivo e sostenibile per tutti: quello in cui la notevole connettività della tecnologia può diffondere saggezza e cooperazione più velocemente e più lontano di false verità e odio. Un mondo in cui il valore degli esseri umani è basato su ciò che conoscono, su ciò che sanno fare e sul contributo che possono dare, non sul loro genere, sul loro luogo di nascita o sul loro dio. Una società in cui la mano invisibile dei valori democratici garantisce l’eguaglianza di tutti. Scioperiamo contro l’oppressione, nel nome di un nuovo progresso, dei diritti umani faticosamente conquistati da coraggiosi uomini e donne del passato. Ci impegniamo a prendere parte attiva nella creazione di un nuovo equilibrio, che emergerà dalle crisi odierne su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Per far capire l’impatto del nostro incontro globale, proponiamo di contarci. Scopriamo e lasciamo che gli altri scoprano quanto grande è la forza del nostro movimento. Contiamoci! Indipendentemente se abitiamo in una grande città o in un piccolo villaggio, se viviamo in Europa, America, Africa o Asia, se saremo in grado di partecipare a qualche dimostrazione pubblica o meno. Se condividi l’idea di un nuovo futuro interconnesso basato sull’uguaglianza democratica per tutti, allora per favore prendi il tuo numero.

Al link www.CountMeIn.pl ti sarà dato un numero di identificazione unico nel movimento globale delle donne per la democrazia. Usalo! Mostralo l’8 marzo e ogni volta che hai bisogno di sfidare un’ingiustizia, di denunciare un abuso, di elogiare una collaborazione, o di chiamare aiuto. Mostralo online e ovunque tu possa farlo in sicurezza. Usalo per costruire sostegno per un futuro di cui tutti possiamo essere fieri. E prendi il tuo numero così da non sentirti sola. Perché non lo sei.

Firme

Kongres Kobiet – Poland's Congress of Women (www.kongreskobiet.pl) International Women’s Strike – Poland (www.parodemujeres.com)
Lilja Ólafsdóttir e Gudrún Hallgríms­­dóttir, tra le organizzatrici dello sciopero delle donne islandese del 1975, entrambe fanno parte del movimento femminista Redstockings Guðrún Jónsdóttir, una partecipante allo sciopero islandese del 1975, attualmente attivista di Stigamot, organizzazione che lotta contro gli abusi sessuali sulle donne
Wysokie Obcasy – settimanale polacco che si occupa di questioni relative alle donne (www.wysokieobcasy.pl ) Gazeta Wyborcza – maggiore quotidiano polacco liberale (www.wyborcza.pl)

NOTE

[1] Abbreviazione di Alternative Right, termine coniato dal suprematista bianco Richard Bertrand Spencer per indicare un insieme di idee di estrema destra incentrate sull’"identità bianca" e sulla conservazione della “civiltà occidentale”. Uno dei megafoni mediatici dell’Alt-Right è il sito Breitbart News di cui il neo capo stratega della Casa bianca, Steve Bannon, è stato direttore esecutivo.

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