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Enrico Tantucci
L’Ospedale al Mare in Procura
13 Agosto 2010
Vivere a Venezia
Liquidano il patrimonio pubblico e poi si fanno accusare di truffa; storie di pentole e coperchi al Lido di Venezia. La Nuova Venezia, con postilla

La vendita a EstCapital dell’area dell’ex Ospedale al Mare sotto la lente della Procura. A porla, un esposto annunciato dall’avvocato Mario D’Elia che mette in discussione il fatto che la società di Mossetto rogiterà e pagherà solo a progetto esecutivo approvato.

«Quello sottoscritto dal Comune e dal commissario al Palacinema Vincenzo Spaziante per la vendita dell’ex Ospedale al Mare con la società di Gianfranco Mossetto - spiega l’avvocato D’Elia - è in pratica un contratto-capestro, perché mette la parte pubblica nelle mani nell’acquirente, che non pagherà fino a quando il progetto esecutivo non sarà di sua piena soddisfazione. In gara c’era già un progetto preliminare che fissava chiaramente vincoli urbanistici e destinazioni d’uso future per l’acquirente, senza bisogno di concedere a EstCapital il potere assoluto di bloccare la vendita se l’esecutivo non sarà di suo pieno gradimento. Addirittura, come ha già dichiarato lo stesso Mossetto, su questa base EstCapital può sciogliere in qualsiasi momento l’accordo e pretendere da Comune e commissario caparra doppia rispetto ai 16 milioni di euro già versati. Ci sono a mio avviso gli estremi per la truffa, con un danno evidente per il Comune da un accordo di questo tipo, che lo mette alla mercé del compratore, se vuole incassare i soldi necessari al suo bilancio e alla costruzione del nuovo Palazzo del Cinema, che altrimenti si ferma.

C’è poi un altro aspetto dell’accordo con EstCapital su cui la Procura della Repubblica dovrebbe indagare, ed è quello che riguarda l’aumento di spazi e volumetrie concessi dal commissario dopo l’aggiudicazione della gara e EstCapital nell’ambito della Conferenza di Servizi sul Lido». La materia è delicata e riporta alla genesi della gara per l’ex Ospedale al Mare, preceduta da un’avviso di manifestazione di interesse lanciato da Spaziante verso i privati interessati a partecipare al bando per l’acquisto dell’area. Tra gli interessati, tra gli altri, gruppi immobiliari francesi e tedeschi che poi però deciso di non partecipare alla gara rispetto alle condizioni poste da commissario e Comune: 80 milioni di euro il prezzo base, per una superficie utile disponibile di circa 37 mila metri quadri e numerosi vincoli sull’area: da quelli di tutela della Soprintendenza su parecchi dei padiglioni dell’ex nosocomio, al vincolo a verde sportivo su buona parte del cosiddetto Parco della Favorita. A presentarsi, alla gara, appunto solo la EstCapital, che se l’era poi aggiudicata con un rilancio a 81 milioni. Successivamente, però, la Conferenza di Servizi con Spaziante avevano approvato la rimozione dei vincoli sui padiglioni e sull’area della Favorita (di cui riferiamo in dettaglio a parte), grazie ai poteri commissariali, e la superficie utile a vantaggio dei nuovi acquirenti è sensibilmente aumentata, ormai vicina agli 80 mila metri quadrati.

La domanda implicita e non banale da porsi quindi è: se anche altri potenziali acquirenti dell’area dell’ex Ospedale al Mare avessero potuto prevedere che determinati vincoli ambientali e storico-artistici sarebbero stati rimossi successivamente - consentendo la demolizione di diversi padiglioni e il “recupero” edilizio della Favorita - e che quindi la superficie utile sarebbe notevolmente cresciuta, avrebbero partecipato alla gara? E, in questo caso, Comune e commissario avrebbero potuto “spuntare” un prezzo superiore agli 81 milioni di euro ancora non incassati da EstCapital?



AREA “FAVORITA”

Tre torri al posto del parco ma si tratta sulle volumetrie

Il nodo della Favorita. La cosiddetta «Area 2» del progetto dell’area dell’ex Ospedale al Mare si stende per circa 19 mila metri quadrati e comprende verde pubblico e attrezzature sportive (campi da tennis e da calcio, strutture del Cral) comprese tra via Marco Polo e via dell’Ospizio Marino. La delibera già votata nel settembre del 2008 dal Consiglio comunale per il Parco della Favorita, all’interno dell’accordo di programma per la riqualificazione del Lido prevedeva per gli oltre 13 mila metri quadrati dell’area la destinazione a «verde sportivo» e un’altezza massima per due edifici da recuperare, tra i 10 e 12 metri. Ma la Favorita è entrata invece successivamente nella piena disponibilità edificatoria di EstCapital per ospitare tre torri e una trentina di ville, aumentando notevolmente le volumetrie iniziali. Dopo la mediazione del nuovo sindaco Giorgio Orsoni si è ottenuto in Conferenza di Servizi che venga recuperato a verde pubblico un 5 per cento in più delle superfici dell’area, abbassando l’indice di edificabilità. Lievemente ridotta anche l’altezza delle tre nuove “torri” del Parco della Favorita che dovrebbero essere due di 18 metri e mezzo e una di 16 e mezzo. Ma anche l’Enac, l’Ente per la sicurezza del volo - vista la vicinanza con l’aeroporto Nicelli - ha chiesto una limitazione delle altezze degli edifici. Lo stop al progetto della Favorita è una delle cause della mancata stipula del rogito tra Comune e EstCapital che chiede, nel caso, di recuperare altrove - con il via libera all’abbattimento del Monoblocco e la realizzazione di una darsena a San Nicolò - gli spazi che perderebbe con il riassetto. La Conferenza di Servizi prevista per fine mese dovrebbe chiarire la situazione.

Non indigna solo la svendita di un rilevante patrimonio pubblico, la trasformazione dell’urbanistica in un mero strumento finanziario, il tradimento di impegni assunti, il consapevole degrado del paesaggio, il disprezzo per i cittadini. Peggiora la valutazione politica e morale l’incapacità di applicare qualsiasi regola: quelle dell’agire pubblico sono calpestate, come se tutti quelli cui tocca la responsabilità di governare fossero diventati cloni di Berlusconi; quelle dell’agire privato vengono ignorate con allegra insipienza, aprendo il fianco a censure non solo morali.

Il guaio è che gli errori (chiama moli così) dei governanti (id.) li pagano i governati. Finchè hanno pazienza…

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