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Sergio Rizzo
L'occasione del riscatto
23 Agosto 2017
Abusivismo
«Basta con le opere dell’uomo che uccidono gli uomini. Ma perché questa non resti una semplice affermazione di principio non c’è che una via: il ripristino della legalità. Un concetto che a Ischia, forse ancor più che nel resto d’Italia, non è mai stato troppo popolare».

«Basta con le opere dell’uomo che uccidono gli uomini. Ma perché questa non resti una semplice affermazione di principio non c’è che una via: il ripristino della legalità. Un concetto che a Ischia, forse ancor più che nel resto d’Italia, non è mai stato troppo popolare». la Repubblica, 23 agosto 2017

A un anno esatto di distanza dal terremoto di Amatrice, dunque, altri morti sotto le macerie. Mai come in questo caso, tuttavia, tirare in ballo il cinismo del destino appare decisamente fuori luogo. E guardando le immagini della tragedia di Ischia non si può non ricordare ciò che disse il vescovo di Rieti Domenico Pompili ai funerali delle vittime della catastrofe dal 24 agosto 2016: «Non è il terremoto che uccide, ma le opere dell’uomo.

Esattamente come lui, siamo convinti che è arrivato il momento di dire basta. Una volta per tutte. Basta con le opere dell’uomo che uccidono gli uomini. Ma perché questa non resti una semplice affermazione di principio non c’è che una via: il ripristino della legalità. Un concetto che a Ischia, forse ancor più che nel resto d’Italia, non è mai stato troppo popolare. Le 28mila domande di condono denunciate da Legambiente in un territorio dove d’inverno non si arriva a 50mila abitanti sono la dimostrazione degli stupri che l’abusivismo ha imposto a una delle nostre isole più belle.

C’è chi obietterà che nel caso dell’ultimo terremoto le opere abusive c’entrano fino a un certo punto, visto che sono venute giù case costruite molto tempo fa, e comunque prima che entrassero in vigore le norme antisismiche. Vero. Ma è sempre osservando quei terribili fotogrammi che non si possono non notare i crolli di intere coperture e solai in cemento armato, innesti evidentemente successivi all’impianto originario ma assolutamente sconsiderati alla luce del rischio sismico, che hanno avuto un ruolo letale anche in occasione di altri terremoti come quelli di Amatrice e dell’Aquila, dove interi palazzi sono crollati come castelli di carte sotto il peso di quelle strutture mentre le murature tradizionali di tufo e laterizi non reggevano alle scosse. E qualcuno quelle opere dell’uomo che uccidono gli uomini le ha progettate, qualcun altro le ha eseguite, e c’è chi le ha autorizzate. Se non si è trattato addirittura, come invece spesso è successo, di sopraelevazioni illegittime magari anche condonate.
Ischia è un’isola ricchissima di risorse naturali, ma proprio per questo altrettanto fragile e delicata. Dalla notte dei tempi l’attività sismica è incessante. Ogni intervento dell’uomo dovrebbe perciò rispettare regole ferree, anche indipendentemente dalle disposizioni e dai regolamenti. Proprio il contrario di quanto avvenuto. Qui abbiamo assistito impotenti alla più spaventosa aggressione ambientale in territorio italiano dal dopoguerra, con la complicità della politica. Non si ricorda elezione nazionale o locale che non sia stata caratterizzata dall’annuncio sfrontato di un condono ad hoc o di un blocco delle demolizioni nell’isola: memorabili le promesse berlusconiane alla vigilia del voto regionale del 2011, poi fortunatamente non realizzate. Ma la tentazione di grattare la pancia agli abusivi ha colpito dovunque. Nel 2009 il vescovo Filippo Strofaldi si unì al grido di dolore del segretario del partito comunista italiano marxista-leninista Domenico Savio, fieramente contrario agli abbattimenti delle case illegali nell’isola fra le più turistiche del Mediterraneo con la motivazione di salvaguardare l’abusivismo “di necessità”. Un concetto aberrante: quanti cittadini per soddisfare il bisogno dell’abitazione ne tirano su una a Ischia alla faccia delle norme? Ma che ha fatto breccia, in modo apparentemente incredibile trattandosi di una forza politica che rivendica la legalità, anche nel Movimento 5 Stelle. Per non parlare della legge tesa a frenare le demolizioni delle costruzioni illegali appena partorita dalla regione Campania governata da Vincenzo De Luca che il governo di Paolo Gentiloni ha appena giustamente impugnato.

Non c’è posto dove la politica si sia mostrata tanto spregiudicata e indifferente al rispetto delle regole, arrivando a compromettere la propria credibilità pur di racimolare qualche voto, poco importa se maleodorante. Come si fa a criticare pubblicamente i condoni e poi farli passare nelle leggi regionali sotto mentite spoglie? E lì ha in questo modo toccato il punto più basso finendo per fornire armi a chi spara nel mucchio sostenendo che tanto sono tutti uguali, destra e sinistra. Troppo facile, per fortuna.

L’inchiesta pubblicata da Repubblica in queste settimane sulla piaga dell’abusivismo, fra le più gravi che affliggono l’Italia fiaccandone la spina dorsale, ha dimostrato che il Paese non è solo pieno di ipocrisie ma anche di amministratori che si battono contro i soprusi e di cittadini impegnati a contrastare lo scempio del territorio. Prove di coraggio che non possono e non devono restare isolate. Alla politica il terremoto di Ischia offre ora con i suoi dolori un’occasione di riscatto, quella di dare finalmente applicazione seria a una delle norme meno osservate della Costituzione: l’articolo 9, che impone allo Stato di tutelare il paesaggio. Una prescrizione che non prevede “se” e non prevede “ma”. Qualcuno saprà coglierla?

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