. Il manifesto la Repubblica, 13 febbraio 2016 (m.p.r.)
In America latina lo avevano annunciato come «il vertice del millennio». Iperbole a parte, l’abbraccio di ieri, all’aeroporto internazionale dell’Avana, del papa Francesco e del patriarca di tutta la Russia Kirill ha un valore storico per i due miliardi di cristiani che popolano la terra. Dopo un millennio di separazione, dopo ben venti anni di trattative, i due massimi rappresentanti della Chiesa cattolica e di quella ortodossa si sono incontrati per segnare «un nuovo inizio» della civilizzazione cristiana.
L’incontro è avvenuto in un clima di grande emozione. Il patriarca Kirill, in visita ufficiale a Cuba, aveva passato la mattinata in cerimonie ufficiali e in un «incontro di cortesia» col presidente Raúl Castro.
Ma l’attenzione generale era polarizzata lontano dal centro dell’Avana, verso l’aeroporto José Martí, dove duecento giornalisti erano in attesa dell’aereo papale. Che è giunto alle due del pomeriggio locali. Ad attenderlo,per il saluto ufficiale, il presidente Raúl e il vertice ecclesiale cubano guidato dal cadinale Jaime Ortega. Caloroso il saluto tra il papa e il più giovane dei Castro, finalmente sotto un solo caraibico dopo settimane di tempo plumbeo. La cerimonia di benvenuto per il suo secondo viaggio a Cuba è stata però semplice, ridotta al minimo.
Poi il presidente cubano ha accompagnato il pontefice verso la sala dell’aeroporto dove lo attendeva il patriarca di tutta la Russia. I due massimi esponenti della cristianità hanno avuto un colloquio di un paio di ore. Seduti uno di fronte all’altro, prima sotto i riflettori delle tv di tutto il mondo e i flash dei reporter per le immagini destinate a rimanere nei libri di storia; poi isolati e protesi ad affrontare i temi che possano permettere alle due chiese, la cattolica occidentale e l’ortodossa orientale, di stabilire «un ponte» verso un futuro.
Nella notte di giovedì era stata messa a punto una dichiarazione congiunta che esprime punti di vista comuni sui problemi della lotta al terrorismo, sulla necessità di bloccare la persecuzione nei confronti dei cristiani che, in Medio oriente e in Africa del Nord, sono bersaglio di attacchi da parte di estremisti musulmani, militanti dello Stato islamico in primis.
La dichiarazione affronta anche temi etici e sociali, come la difesa della vita del matrimonio e un appello alla pace. Non veniva escluso che i due leader religiosi potessero modificare in qualche punto la dichiarazione, spingendo in avanti il terreno di discussione, in modo da dimostrare che l’incontro è stato veramente un «nuovo inizio»
In ogni modo, da entrambe le parti si è è sottolineato che sia l’incontro, sia la dichiarazione rappresentano «uno storico apporto alla causa ecumenica, al dialogo interreligioso in generale e alla pace nel mondo» e una grande e storica opportunità «perché centinaia di milioni di fedeli nel mondo lavorino assieme in favore di una convivenza civile e per la pace».
In seguito, il papa proseguirà per la sua importante visita in Messico, mentre Kirill resterà fino a domenica a Cuba e poi proseguirà nella sua prima missione in America latina, in Brasile, Cile e Paraguay.
Cuba ha espresso chiaramente l’orgoglio per essere stata scelta come sede dello storico evento. Si tratta per il vertice politico cubano di qualcosa di ben più importante che rappresentare «un terreno neutro», in ballo è il riconoscimento della «vocazione di pace e di dialogo» dell’isola, che già da anni ospita le trattative di pace tra governo colombiano e la guerriglia delle Farc e da più di un anno è protagonista di trattative per normalizzare i rapporti con gli Stati uniti. Il presidente Raùl Castro, è previsto partecipare nella foto che vedrà riuniti i due massimi leader della cristianità.
Immagine che gli conferisce lo status di politico internazionale, credibile e capace di mediazioni efficaci in difficili situazione di crisi.
La Repubblica
STORICO ABBRACCIO ALL'AVANA TRA FRANCESCO E IL PATRIARCA
di Marco Ansaldo
L’Avana. Finalmente. «Somos hermanos ». L’avvio è in italiano, poi in spagnolo. L’interprete russo, paziente e divertito, traduce tutto. Siamo fratelli, dice Francesco a Kyril. E un triplice bacio sulle guance, alla russa, completato da un abbraccio, suggella a Cuba, trasformata in isola del negoziato, il primo incontro nella Storia fra un Pontefice di Roma e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.
Dopo mille anni, cattolici e ortodossi, parti separate della grande famiglia cristiana, si riconoscono e si parlano direttamente attraverso i loro leader. È la prima volta dopo lo scisma del 1054, e la nascita nel 1589 del Patriarcato di Mosca in rotta con Costantinopoli. Oggi, dal suo ridotto nella sede di Istanbul, al Fanar, il Patriarca Bartolomeo benedice l’incontro via Twitter.
All’appuntamento, appena sbarcato all’aeroporto “José Martì” dell’Avana, Jorge Bergoglio appare molto felice. Ripete la parola “fratello” tre o quattro volte. «Siamo fratelli, è molto chiaro che questa è la volontà di Dio». Più contenuto l’entusiasmo di Kyril, ma ugualmente contento, però, di un incontro che anch’egli ha cercato e voluto. Il Papa e il Patriarca si sono accomodati su due poltrone di legno, con cuscini bianchi. E il bianco è il colore dominante nella sala. La veste del Papa. Kyril con indosso un copricapo candido. I due leader affiancati da due uomini in nero, il metropolita Hilarion, “ministro degli esteri” del Patriarcato di Mosca, e il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del dicastero vaticano per l’Unità dei cristiani.
L’incontro dura due ore. «Anche se le nostre difficoltà non si sono ancora appianate c’è la possibilità di incontrarci e questo è bello», risponde Kyrill alle osservazioni di Francesco. E subito dopo ammette: «Adesso le cose sono più facili.Le due Chiese possono ora collaborare pienamente, con ampia reposnsabilità». Ha detto ancora il Papa: «Abbiamo parlato con chiarezza. Ho sentito la fiducia di questo dialogo. Abbiamo parlato come fratelli - ha aggiunto Bergoglio - abbiamo lo stesso battesimo e ci siamo trovati d’accordo nel fatto che l’unità si costruisce camminando. Siamo usciti con una serie di iniziative e spero che si possano realizzare. Un grande ringraziamento al popolo cubano e al suo presidente. Cuba sarà la capitale dell’unità».
Tre ore in tutto, prima che il Papa parta per il Messico. È il momento della firma di una dichiarazione congiunta: «Chiediamo alla comunità internazionale - è scritto - di agire urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dai cristiani dal Medio Oriente». Due brevi discorsi, infine, del Patriarca e del Papa, concludono una giornata che la Storia ricorderà. Con lo scambio dei doni: al Patriarca una reliquia di San Cirillo e un calice; al Papa una copia della Madonna di Kazan, che ha avuto una parte importante nei rapporti tra Roma e Mosca: una icona di Maria particolarmente cara agli ortodossi.
«Abbiamo la sensazione di essere arrivati a un traguardo, ma anche a un punto di partenza - spiega il portavoce papale, padre Federico Lombardi - La chiesa ortodossa russa è un tassello fondamentale del quadro ecumenico». In prospettiva futura, oltre all’impegno immediato per la difesa dei cristiani nei teatri di guerra e soprattutto in Medio Oriente, argomento toccato fra i due, anche la possibilità di un viaggio del Pontefice a Mosca. A questo punto un passo non più impossibile dopo l’incontro di Cuba.
Al suo arrivo all’aeroporto, Francesco è stato accolto da Raul Castro, accompagnato dal ministro degli Esteri Bruno Rodríguez, e dal cardinale dell’Avana, Jaime Ortega. È la seconda volta in pochi mesi che il presidente cubano accoglie il Pontefice, che aveva già fatto tappa a Cuba lo scorso settembre, prima della visita negli Stati Uniti. Per l’isola, essere promossa a “territorio neutro” del negoziato tra Vaticano e Patriarcato ortodosso di Mosca, secondo la definizione del cardinale Parolin, è un passo avanti notevole, sia sul fronte dei rapporti interni, sia sotto il profilo internazionale. Una mossa che rimette fortemente i Castro al centro dell’attenzione mondiale.
Il Papa era arrivato all’Avana con grandi speranze. «Oggi è un giorno di grazia. L’incontro con il Patriarca Kyrill è un dono di Dio. Pregate per noi», aveva scritto nel suo ultimo tweet. La notizia era stato data a sorpresa la settimana scorsa, dopo decenni di attese e tentativi. A Jorge Bergoglio è così riuscito ciò che Benedetto XVI e Giovanni Paolo II non erano stati in grado di portare a termine. «Ho la Cina e la Russia nel mio cuore», ha confidato Francesco sul volo che lo stava portando a Cuba, riflettendo su una geopolitica vaticana che si sta plasmando sotto le sue mani. Oggi intanto il Pontefice comincerà la sua tappa in Messico. Sei giorni ricchi di visite e di incontri: dalla frontiera con gli Stati Uniti all’area del Chiapas.