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Enrico Tantucci
«L'Iuav non legittima Koolhaas» II rettore Restucci diserta il confronto, il Fontego infiamma Venezi
15 Giugno 2012
Vivere a Venezia
Difficile per gli architetti moderni comprendere, e quindi difendere, la modernità della città storica della Laguna minacciata dai poteri arraffoni della commercializzazione. Il Rettore si schiera dalla parte della storia e del futuro. La Nuova Venezia, 15 giugno 2012

Il progetto del Fontego dei Tedeschi "spacca" anche l'Iuav, l'Università di Architettura di Venezia,che ha organizzato l'affollatissimo incontro dedicato alle relazioni pericolose tra antico e nuovo che ha avuto al centro l'intervento di Rem Koolhaas, il famoso architetto olandese che ha progettato per il gruppo Benetton la trasformazione dell'edificio di origine cinquecentesca - ristrutturato negli anni Trenta dalle Poste - in un centro commerciale. L'incontro, organizzato dal professor Giancarlo Carnevale, già preside della Facoltà di Architettura, è stato infatti disertato, e non casualmente, dal rettore dell'Iuav Amerigo Restucci, in polemica con la decisione di ospitarlo, "legittimando" così un progetto a cui si dichiara fortemente contrario. «Ho trovato del tutto inopportuno - spiega il professor Restucci - un dibattito "schierato" sul progetto di Koolhaas da parte dell'Iuav su scelte urbanistiche e architettoniche che competono alla città di Venezia e ai suoi cittadini e che riguardano la trasformazione in centro commerciale di un edificio dell'importanza storico e architettonico come il Fontego dei Tedeschi. Un progetto in cui si sono già espressi con chiarezza in senso negativo gli organi di tutela, a cominciare dal Comitato per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Ministero dei Beni Culturali, ma anche studiosi come Salvatore Settis e,per restare all'Iuav, un autorevole docente di Restauro come Mario Piana. Non si tratta, come ha fatto Koolhaas a Palazzo Badoer l'altro giorno, di fare un elogio dei centri commerciali nella società odierna, che siano la Galene Lafayette a Parigi o La Rinascente a Milano, per giustificare le sue scelte progettuali. Qui siamo a Venezia, parliamo di un edificio di straordinaria importanza per la città come il Fontego, sul quale, come ha rilevato il Comitato per i Beni Architettonici, non è stata compiuta alcuna seria analisi storica e archeologica prima di stilare il progetto e che si vuole realizzare a tutti i costi per la forza del capitale, in questo caso quello del gruppo Benetton, con radicali trasformazioni, dalle scale mobili inserite all'interno, alla terrazza panoramica ottenuta demolendo il tetto, a una enorme struttura galleggiante di fronte ad esso in un punto critico e delicatissimo della città come quello adiacente al ponte di Rialto, creando tra l'altro un pericoloso precedente per altri interventi di questo tipo in città, a cui sarà poi arduo dire di no. Per questo il dibattito dell'altro giorno con Koolhaas, rischia di far apparire l'Iuav come un "fiancheggiatore" improprio di un progetto di trasformazione di un edificio storico che nessuno vuole lasciare abbandonato o in disuso, ma le cui scelte competono alla Soprintendenza, al Comune, ai cittadini di Venezia». Prende le distanze dall'iniziativa anche il professor Giuseppe Cristinelli, fino a pochi anni fa ordinario di Restauro Architettonico all' Iuav e che tra pochi giorni, sarà uno dei protagonisti dell'incontro pubblico che Italia Nostra - il 22 maggio - organizzerà all' Ateneo Veneto, dal titolo provocatorio "Venezia patrimonio dell'umanità", che avrà al centro proprio il progetto "targato" Benetton per il Fontego dei Tedeschi e la vendita da parte del Comune di Ca' Corner della Regina alla Fondazione Prada, due casi su cui l'associazione di tutela ha suscitato una campagna nazionale, rivolgendosi anche alla magistratura. «Il dibattito con Koolhaas - spiega il professor Cristinelli - è la plastica dimostrazione che ormai l'Iuav non si occupa più di restauro e la contrapposizione tra antico e nuovo è ormai un fatto anacronistico, visto che lo sollevava già Bruno Zevi nel 1965, sostenendo la prevalenza dei "nuovisti". Nel caso del Fontego, Koolhaas non dà di fatto alcuna importanza alle strutture cinquecentesche che ancora esistono, sulla base degli interventi compiuti successivamente dalle Poste negli anni Trenta, ma se invece avesse pensato di recuperarne la spazialità originaria e i percorsi che queste trascurate strutture determinavano, non avrebbe certamente alterato violentemente il senso dell'insieme con soluzioni come le scale mobili, la terrazza, la super-altana, la trasformazione totale della copertura, la demolizione dei parapetti e così via». La trasformazione del Fontego dei Tedeschi secondo il progetto di Rem Koolhaas, insomma, resta in laguna materia incandescente, che divide la città e i suoi protagonisti e dietro al quale c'è anche quello sull' idea di Venezia e sul suo tormentato rapporto con la modernità.

NOTA

Su eddyburg trovate quinumerosi articoli e documenti sulla vicenda del Fontego dei tedeschi e, più in generale sulla vera e falsa “modernità” di Venezia anche qui. Sull’”idea di città” dei governanti che si sono succeduti dagli anni Novanta a oggi vedi anche i piccoli saggi della Collana Occhi aperti su Venezia, in particolare Benettown e Imbonimenti di Paola Somma, Tessera city di Stefano Boato, Lo scandalo del Lido e La Laguna di Venezia, di Edoardo Salzano. Alla legittimazione culturale dell’intervento devastatore Koolhaas-Benetton al Fontego dei Tedeschi, dalla quale il Rettore dell’Iuav prende le distanze, avevano partecipato, tra gli altri, Giancarlo Carnevale, Bernardo Secchi, Tonci Foscari, esprimendosi ovviamente con diverse modulazioni, (ma tutte suonate sul piffero dell’ideologia dominante della “modernità”).

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