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Norma Rangeri
L’Italia innocente
12 Marzo 2015
Articoli del 2015
Il puttaniere e maxievasore fiscale è di nuovo libero di presentarsi come possibile capo del governo (o magari dello stato). Poco male, se gli italiani non fossero diventati come lui li ha voluti.

Il manifesto, 12 marzo 2015
Non è gen­tile chie­dere l’età a una donna e i supremi giu­dici della Cas­sa­zione non hanno potuto dimo­strare che l’ottantenne pre­si­dente del con­si­glio sapesse che la ragazza scap­pata da una casa fami­glia aveva appena dicias­sette anni quando si fer­mava la notte nel villa di Arcore. Un vero gentiluomo.

Per gli ermel­lini del Palaz­zac­cio non deve essere stato facile nem­meno arri­vare a una sen­tenza di asso­lu­zione che infatti li ha impe­gnati per nove ore prima di giun­gere alla con­clu­sione della beata igno­ranza dell’ex cava­liere. Non solo. Hanno anche giu­di­cato che la tele­fo­nata not­turna del capo del governo ita­liano, impe­gnato in un ver­tice a Parigi, per chie­dere di libe­rare la nipote di Muba­rak fer­mata in que­stura, non era un atto di con­cus­sione del fun­zio­na­rio di poli­zia. Biso­gnava essere degli anti­ber­lu­sco­niani acce­cati dall’odio per non capire che se il poli­tico più potente del paese si inte­res­sava alla ragazza cer­ta­mente si trat­tava di un nobile sen­ti­mento di paterna pre­oc­cu­pa­zione per la sorte dell’illustre nipote. Infatti Ruby uscì dalla que­stura per ritro­varsi a casa di una pro­sti­tuta dopo essere pas­sata per le cure di una delle fre­quen­ta­trici delle cene ele­ganti, Nicole Minetti, già pro­mossa a con­si­gliere regio­nale per evi­denti meriti acqui­siti sul campo.

Eppure per non fare la figura di un Ghe­dini qual­siasi, per­fino l’avvocato Franco Coppi deve ammet­terlo davanti ai cro­ni­sti: «Ber­lu­sconi non me ne voglia ma non posso calarmi il velo davanti agli occhi». Il lumi­nare del foro mila­nese lo dice a pro­po­sito delle serate con le pro­sti­tute che l’allora pre­si­dente del con­si­glio spac­ciava per con­vivi musi­cali. Un giro vor­ti­coso di donne a paga­mento nella casa del capo del governo. Un «fatto pro­sti­tu­tivo», con­fer­mato da giu­dici e avvocati.

Tut­ta­via, come dicono gli addetti ai lavori, non si sono rav­vi­sate «le fat­ti­spe­cie di reato» e tanto basta alla grande fami­glia ber­lu­sco­niana per far festa. Se ieri avete acceso la tele­vi­sione avete visto pic­cole folle armate di ban­diere davanti l’abitazione romana di Ber­lu­sconi. Avete ascol­tato l’attuale mini­stro dell’interno di Renzi, con­fes­sare la pro­pria feli­cità per aver sem­pre cre­duto nell’innocenza del suo lea­der, e con lui tutti i ber­lu­sco­niani che ieri, invece di minac­ciare i giu­dici del tri­bu­nale di Milano con mani­fe­sta­zioni fuori e den­tro il palazzo di giu­sti­zia, si sono limi­tati a chie­dere il risar­ci­mento per il loro amato capo.

E pazienza se resta sem­pre un con­dan­nato in via defi­ni­tiva per frode fiscale, se deve affron­tare a Napoli un pro­cesso per com­pra­ven­dita di par­la­men­tari, se deve stare attento al pro­cesso di Bari sui traf­fici di pro­sti­tute dell’amico Taran­tini, se deve tre­mare per il cosid­detto Ruby-ter sulla cor­ru­zione di atti giu­di­ziari (le olget­tine pagate per tacere). Pic­cole, fasti­diose fis­sa­zioni della magi­stra­tura che non impe­di­ranno a un poli­tico in declino di sen­tirsi di nuovo a cavallo, pronto a rim­boc­carsi le mani­che per darci «un’Italia migliore». Quell’Italia che lo ha votato per vent’anni, che oggi non lo vota più anche per­ché una parte di quell’elettorato avverte una pro­fonda sin­to­nia con il gio­vane lea­der di palazzo Chigi che sem­bra volerne repli­care suc­cessi e consensi.

Ver­ranno giorni migliori ma la morale della favola di que­sta asso­lu­zione del con­dan­nato eccel­lente l’abbiamo impa­rata da uno dei grandi mae­stri della let­te­ra­tura ame­ri­cana che ci aveva avver­tito per tempo: «Non c’è motivo per cui il bene non possa trion­fare sul male, se solo gli angeli si des­sero un’organizzazione ispi­rata a quella della mafia»

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