Entro il 2030 alle città già esistenti si aggiungerà una superficie urbana pari a Francia, Germania e Spagna messe assieme. Il processo appare inarrestabile – osservano i delegati al convegno internazionale "Planet Under Pressure" – e per far sì che non abbia conseguenze catastrofiche è indispensabile cambiare i criteri di urbanizzazione, specie nei paesi emergenti, abbandonando i modelli di città di stampo occidentale, troppo dipendenti dalle automobili, e spesso inadatti ai climi locali.
A meno che non si modifichino i modelli di sviluppo, entro 20 anni l'area del pianeta occupata dalle città potrebbe aumentare di una superficie pari a quella di Francia, Germania e Spagna messe insieme, invadendo 1,5 milioni di di chilometri quadrati. E’ questa la previsione degli esperti formulata al convegno "Planet Under Pressure", in corso a Londra.
Le stime delle Nazioni Unite indicano che entro il 2050, gli abitanti della Terra passeranno dai 7 miliardi di oggi a 9 miliardi, vale a dire che ci si attende in media circa un milione di persone in più alla settimana per i prossimi 38 anni. Poiché si prevede che la maggior parte di questo aumento riguardi i centri urbani, la cui popolazione aumenterà anche a seguito della continua migrazione dalle aree rurali, nelle città riceverebbero un ulteriore miliardo di persone: il totale della popolazione urbana prevista per il 2050 è di 6,3 miliardi, contro i 5,3 miliardi di oggi.
"Il pianeta non può permettersi di non urbanizzare", ha detto Karen Seto della Yale University. "In tutto il mondo, tuttavia, la gente ha abbracciato sempre di più stili di architettura e di urbanizzazione occidentali, che richiedono un uso intenso delle risorse e che spesso non sono adattati ai climi locali. Così, la periferia nordamericana è diventata globale, e gli sviluppi urbani dipendenti dalle automobili sono sempre più la norma".
La questione non è se urbanizzare, ma come, dice Mikhail Fragkias dell'Arizona State University. Purtroppo, aggiunge, l’attuale modello di espansione urbana mette a rischio l'umanità a causa dei gravi problemi ambientali che comporta.
Oltre il 70 per cento delle attuali emissioni di CO2 va a soddisfare le esigenze della città. Si stima che le emissioni di CO2 delle aree urbane siano passate dai 15 miliardi di tonnellate del 1990 ai 25 del 2010, per arrivare a 36,5 miliardi di tonnellate entro il 2030, assumendo gli attuali livelli di crescita.
"Il modo in cui sono cresciute le città dopo la Seconda Guerra Mondiale non è sostenibile né socialmente né ambientalmente: l'impatto dell'espansione urbana in corso è troppo grande per continuare", ha aggiunto Seto.
"Oggi abbiamo un’opportunità unica per pianificare la prossima esplosione di urbanizzazione, diminuendo la pressione sugli ecosistemi, migliorando le condizioni di vita di miliardi di persone ed evitando il verificarsi di gravi problemi ambientali globali. Questo intervento però non può aspettare", dice Roberto Sánchez-Rodríguez, dell'Università di California, Riverside, secondo il quale "è importante sottolineare che esistono differenze nel processo di urbanizzazione nei paesi ad alto, basso e medio reddito, e occorre tenerne conto nelle nostre strategie. Abbiamo bisogno di andare oltre gli approcci tradizionali alla progettazione e di rispondere alle crescita urbana informale, al valore dei servizi agli ecosistemici, e alla necessità di prospettive multi-dimensionali: sociale, economico, culturale, ambientale, politico e infine biofisico."