Singolare articolo quello di Paolo Flores D’Arcais sull’ultimo numero di Micromega: per le affermazioni, per le omissioni, per le disinformazioni. La prima disinformazione riguarda la Liguria. Preferisce, forse a ragione, la candidatura di Anna Salvatore, del movimento cinque stelle, a quella di Luca Pastorino, sostenuto dalla lista Rete a sinistra e da un pezzo del PD. Ma coglie l’occasione per disinformare e tacere di un’altra candidatura e un’altra lista, affermando che la candidatura di Pastorino sarebbe sostenuta da Giorgio Pagano, il quale invece ha promosso e tuttora sostiene la candidatura di Antonio Bruno, per la lista l’Altra Liguria, che raccoglie l’eredità della lista europea con Tsipras.
La scelta che Floris d’Arcais propone per Venezia è singolare per un altro verso. Egli afferma, perentoriamente, che Felice Casson deve vincere al primo turno, perchè la vittoria del senatore «vuol dire una politica della legalità, che dopo un quarto di secolo di spadroneggiare bipartisan su scala nazionale dell’impunità di establishment equivale a una rivoluzione della legalità». Floris pone Casson in alternativa al PD, ma trascura due elementi che a mio parere impediscono di votare per lui anche a chi, come io stesso, ha la massima stima personale per l’antico magistrato e il nuovo senatore: eccellente in entrambi i suoi ruoli. Voglio ribadire le due ragioni che già al tempo delle primarie del PD mi convinsero a non sostenere la sua candidatura.
La prima ragione attiene al panorama nazionale. Sono fermamente convinto che Matteo Renzi e il suo partito, nonostante le minuscole sacche di resistenza passiva che sopravvivono al suo interno, costituisce oggi il peggior rischio per la democrazia italiana. La vittoria di Casson, candidato del PD di Renzi, sarebbe salutato dai media nazionali come una vittoria del Re Matteo, e rafforzerebbe ancora la sua infausta presenza al vertice del partito, del governo, del parlamento e, per interposta e vassalla persona, in ogni istituzione privata.
La seconda ragione sta nel fatto che, come si poteva supporre, per esser certo d’essere eletto Casson ha dovuto accettare il sostegno proprio di quell’apparato del PD, e dei sui succubi alleati, che ha provocato i peggiori danni alla città. Non è certo per caso che Casson abbia scelto come suo capolista Nicola Pellicani, l’uomo sostenuta alle primarie da Matteo Renzi, Massimo Cacciari, Giorgio Napolitano – e perfino da Luigi Brugnaro, esponente di una destra legata all’uso dei patrimoni e dei servizi pubblici, non priva di venature razziste e xenofobe. E non è per caso che non abbia ancora reso noti i nomi che comporranno la squadra con la quale governerebbe, se vincesse, la città e il suo territorio. Data la composizione dell’ampio gruppo di liste che lo sorreggono è lecito attendersi la presenza, nella sala di regia del comune, di numerosi personaggi che hanno contribuito al degrado di Venezia nei passati decenni, e l’applicazione delle antiche regole della spartizione dei posti di rilievo.
La passione del direttore di Micromega per Casson lo induce poi a un’altra omissione, che nel contesto elettorale assume il valore di una disinformazione. Egli tace sulla presenza di altre liste che pur si collocano all’interno dell’area politica e culturale cui la rivista, e il suo direttore, si rivolgono. Mi riferisco alla lista Veneziacambia 2015, costituita da un gruppo di cittadini che hanno nei mesi scorsi svolto un lungo percorso di analisi e proposta per definire un programma di governo finalizzato al maggior benessere delle persone, e non alla crescita degli affari che da alcuni decenni si fanno sulla città. E’ la lista che presenta come suo candidato Giampietro Pizzo, fiancheggiato da una lista in cui non c’è nessuno che abbia assunto responsabilità istituzionali nelle precedenti sindacature: questi ultimi sono tutti considerati da un’ampia porzione della cittadinanza - e non a torto - complici delle scelte sbagliate che le giunte comunali hanno compiuto, dalla giunta Cacciari fino alla giunta Orsoni.
La lista comunale Veneziacambia 2015 è politicamente e culturalmente legata a una lista regionale (Vanezia non si può governare senza una forte presenza della Regione), denominata “Altro Veneto – Ora possiamo” anch’essa composta da persone che non hanno avuto nessuna responsabilità istituzionale nei decenni trascorsi. Anch’essa si oppone recisamente all’ideologia e alla prassi del renzismo, del quale è invece piena espressione la candidata per la presidenza regionale del PD. Candidata alla carica di presidente della regione nella lista “Altro Veneto” è Laura di Lucia Coletti, una insegnante di discipline umanistiche alle scuole superiori, impegnata da anni nei comitati che si battono per la difesa dei diritti, del territorio e dell’ambiente, del lavoro e per la salute.
La lista di Giampietro Pizzo e quella di Laura di Lucia sono entrambe il risultato di una vasta mobilitazione di donne e uomini oggi distanti (e nauseati) dai comportamenti dei partiti tradizionali. Esprimono tutti la volontà di impegnarsi in una politica nuova, che “restituisca al popolo lo scettro del potere” e sono tutti impegnati nei numerosi comitati, associazioni e gruppi di cittadinanza attiva che combattono gli effetti delle scelte sbagliate da 15 anni di malapolitica. La lotta alla corruzione, il ripristino della legalità, il restauro del primato del potere pubblico sul potere privato, e quello degli interessi delle persone su quello dei “mercati”, del salario e del profitto sulla rendita, il netto contrasto alle Grandi opere e alla liquidazione del patrimonio immobiliare pubblico: questi sono alcuni dei punti comuni alle due liste di cui Flores d’Arcais ignora l’esistenza
Le scelte del direttore di Micromega sono ovviamente legittime, come l’aver limitato il suo invito agli elettori di due sole regioni. E comprendo che, non essendo egli esperto di cose veneziane, abbia informazioni diverse dalle mie, che vivo a Venezia da quasi mezzo secolo. Ho voluto fornire ai lettori di questo sito alcune informazioni che Flores non aveva dato, o aveva dato in modo inesatto, anche per tentar di riparare almeno un po’ all’orrendo silenzio stampa che avvolge le formazioni politica piccole, nuove, povere e non bizzarre (bella lezione di democrazia applicata quella che viene dai grandi media!).
Mi resta una curiosità personale. Come mai le formazioni politiche che Flores trascura o su cui fornisce informazioni sbadate sono proprio quelle che nascono dall’esperienza della lista “L’Altra Europa con Tsipras”, di cui è stato uno dei promotori?