John Ashton, Europe Feels The Heat, WWF International, Power Switch Campaign, Gland, Svizzera, agosto 2005; Estratti e traduzione per Eddyburg a cura di Fabrizio Bottini
[...] È chiaro: le Capitali europee avvertono il riscaldamento
Le analisi sui dati climatici del WWF per le 15 capitali del vecchio nucleo dell’Unione Europea, più la capitale polacca Varsavia, rivelano altre sorprendenti statistiche sulle temperature. Nei primi cinque anni di questo decennio, le temperature medie in 13 delle 16 città erano perlomeno di un grado superiori a quelle del primo quinquennio degli anni ‘70.
La temperatura media dell’Europa è cresciuta di 0,95 gradi nel corso del XX secolo e quella globale di 0,6 gradi. Il maggiore incremento rilevato dalla nostra analisi, calcolato secondo metodi diversi ma ampiamente comparabili, ha avuto luogo in meno di trent’anni.
Abbiamo esaminato prima le temperature massime medie estive. Il massimo aumento fra 1970-’74 e 2000-’04 è stato a Londra, con 2º, seguita da Atene e Lisbona, assestate a 1,9º, Varsavia (1,3º), e Berlino (1,2º). Per le altre città o non si registrava un incremento delle temperature utilizzando i massimi estivi, o, in alcuni casi, era difficile ottenere questi dati.
Ad ogni modo, quando analizziamo le temperature estive per queste città, emerge una tendenza simile di aumento. L’incremento maggiore è a Madrid, con 2,2º, seguita da Lussemburgo, a 2,0º, Stoccolma (1,5º), Bruxelles (1,2º), Roma (1,2º), Vienna (1,2º), Parigi (1,0º), Amsterdam (1,0°), Helsinki (0,8º), Dublino (0,7º), e Copenaghen (0,2º).
Oltre a comparare i due quinquenni, il WWF ha anche calcolato le tendenze generali per le 16 città fra il 1970 e il 2004. Riportate su un grafico, le linee di tendenza mostrano un aumento significativo per 14 delle città analizzate, il che rappresenta una prova in più del loro rapido riscaldamento. Solo Dublino e Copenaghen non evidenziano aumenti significativi.
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Il riscaldamento globale è una realtà
Nel corso del XX secolo le temperature medie globali sono aumentate di 0,6º, e la media europea di circa 0,95º. Circa due terzi dell’aumento globale si concentrano a partire dal 1975. La maggior parte degli studiosi del clima concorda sul fatto che il riscaldamento sia dovuto soprattutto alle attività umane. Stiamo esacerbando l’effetto serra, un fatto in sé naturale che intrappola le radiazioni solari creando una “coperta” che riscalda la Terra e la rende abitabile.
Gli effetti sulle condizioni mondiali del tempo
0,6º può sembrare poca cosa. Ma come avviene per le persone, un piccolo rapido aumento di temperatura può avere conseguenze gravi. La maggior parte degli scienziati del clima ritiene che questo incremento sia sufficiente a sconvolgere il delicato equilibrio naturale, producendo eventi estremi come onde termiche, siccità, tempeste.
Non si tratta di un processo lineare. Le temperature più elevate aumentano la quantità di vapore acqueo nell’atmosfera, che a sua volta porta più pioggia e rende alcune regioni più umide. Ma le modalità di circolazione dei venti e degli oceani renderanno altre regioni significativamente più secche. E queste regioni più secche probabilmente sperimenteranno tempeste più intense.
E ahimè,il peggio deve ancora venire.
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Il fattore popolazione: l’effetto serra si accumula
L’aumento delle temperature globali è stato accompagnato da un aumento dei gas serra prodotti dall’uomo. L’anidride carbonica rappresenta l’80% di questi gas. Ne vengono prodotte circa 24.400.000.000 tonnellate ogni anno: circa 12 volte i livelli del 1900. Il singolo maggiore produttore è il settore dell’energia, responsabile per il 37% delle emissioni di CO2 di origine umana, per il 39% in Europa.
La concentrazione di CO2 nell’atmosfera è aumentata del 36% a partire dalla rivoluzione industriale a metà del ‘700, ed è superiore a quella di tutti i tempi negli ultimi 420.000 anni.
Come per il riscaldamento globale, la maggior parte di questo incremento ha avuto luogo negli ultimissimi decenni. Fra la metà del ‘700 e la fine degli anni ’50 i livelli medi di CO2 sono saliti da 280 a 315 parti per milione (ppm). Nel 2004, hanno raggiunto il record di 378.
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L’Italia
I costi umani dell’ondata di caldo del 2003 in Italia sono stati superiori che nelle altre nazioni europee. Secondo le statistiche governative rese disponibili a giugno, sono morte 20.000 persone. Si tratta del doppio delle stime originali, e di una cifra superiore a quella della Francia, sinora ritenuta la nazione più colpita d’Europa. Sono stati rilevati quasi 2.000 incendi di boschi durante quell’estate, e i danni all’agricoltura connessi alla siccità sono stati per un valore di 5 miliardi di Euro.
Quest’estate nel paese si è verificata un’altra ondata di caldo, e una seria siccità. Le temperature hanno raggiunto i 40º in alcune zone, e il governo ha avvertito che erano a rischio circa un milione di persone. In giugno parecchie grandi città, come Roma, Milano, Torino, sono entrate in stato d’allerta per il caldo con decine di migliaia di abitanti (sopratutto anziani) monitorati.
In generale l’Italia è diventata più secca, con una diminuzione delle giornate di pioggia del 14% dal 1996. E al calo delle giornate di pioggia si è accompagnato l’aumento di intensità, delle piogge, con più temporali.
Si prevede che l’Italia sarà una delle nazioni dell’Unione Europea più colpite dal futuro riscaldamento globale, con ulteriore calo del livello delle precipitazioni, e molte altre sempre più prolungate onde di caldo. Sembra che anche il mare Mediterraneo si stia riscaldando rapidamente. Uno studio recente ha rilevato che le temperature del mare attorno all’Italia si sono alzate di quasi 4º fra il 1985 e il 2003. Si prevede che i livelli del mare si alzino fra i 20 e i 30 centimetri entro il 2100, il che minaccia una superficie di circa 4.500 chilometri quadrati di pianure costiere. L’Italia è il terzo maggior paese dell’Unione Europea per quanto riguarda le emissioni di gas serra, e ha uno dei record continentali in termini di basso controllo delle emissioni. Queste sono salite dell’11,6% fra il 1990 e il 2003, e del 2,7% solo fra il 2002 e il 2003. Il settore energetico nazionale dipende massicciamente dal petrolio, che dopo il carbone è la principale fonte di inquinamento da CO2. [...]
Nota: la versione originale integrale del rapporto scaricabile in PDF da questa pagina del sito WWF International (f.b.)