TEMPIO.Gianni Letta, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, ha informato ieri con una lettera, il Parlamento della applicazione del segreto di Stato su tutti i lavori compiuti alla Certosa di Porto Rotondo. La comunicazione era già stata trasmessa con plico riservato alla magistratura gallurese. Il procuratore della Repubblica Valerio Cicalò, che coordina le indagini sui presunti abusi edilizi di Punta Volpe, aveva dato un termine più che congruo alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La scadenza era stata fissata per il 12 gennaio, termine entro il quale dalla presidenza del Consiglio dovevano comunicare, ufficialmente, l’applicazione del segreto di Stato sui lavori compiuti nei 50 ettari della Certosa.
La comunicazione fa scattare ora la seconda fase giudiziaria. Quella del ricorso alla corte Costituzionale per il conflitto di attribuzione dei poteri, un atto che era stato già annunciato dalla procura della Repubblica gallurese. «Saranno gli avvocati dello Stato a decidere quando inoltrare il ricorso» dicono alla Procura di Tempio i cui magistrati, nei mesi scorsi, avevano inutilmente cercato di compiere due soppralluoghi alla Certosa.
«Il 5 novembre il procuratore della Repubblica di Tempio ha chiesto la conferma del segreto di Stato sull’area di Punta Volpe - dice la lettera di Gianni Letta -. Delicati profili di opportunità, legati alla circostanza che la questione attiene a provvedimenti concernenti misure per la protezione e sicurezza del Presidente del Consiglio dei ministri, hanno indotto lo stesso ad affidare allo scrivente ogni valutazione sulla ricorrenza del segreto di Stato. Confermo il segreto di Stato posto nel corso del procedimento penale n. 2550/04 in relazione a due decreti di “ispezione dei luoghi”.La conferma è motivata dalla inaccessibilità dell’area in esame come previsto dal decreto del ministro dell’interno n. 1004/110-1158 del 6 maggio 2004. Con tale decreto, che si colloca nella fase attuativa della pianificazione nazionale antiterrorismo predisposta dal ministro stesso, è stata individuata l’area in oggetto quale sede alternativa di massima sicurezza».
Il governo ribadisce dunque il segreto di Stato sui lavori alla Certosa, la tenuta di Silvio Berlusconi in Sardegna. La lettera è stata letta nell’aula di Montecitorio dopo la mezzanotte di ieri dal presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini. E le reazioni politiche non si sono fatte attendere. «Che significa individuare la villa sul mare del dottor Berlusconi come “sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio” - dice Massimo Brutti, vicepresidente dei Ds a Palazzo Madama -, forse, in caso di necessità o di pericolo attuale e concreto, sarebbe questo il luogo destinato ad ospitare il presidente e il suo staff, per proteggere la sua vita e la continuità dell’azione di governo? Se è così, la soluzione è tragicamente inadeguata. Il rischio dovrebbe essere gravissimo, atto a superare le difese normalmente apprestate per palazzo Chigi e per ogni altra sede istituzionale. Ma quale sicurezza può essere garantita se l’ubicazione del rifugio segreto, previsto, per l’esecutivo è in realtà nota a tutti? Villa Certosa è in una zona destinata alle vacanze, nella quale si suppone che la copertura radar e la protezione militare non sia ai massimi livelli. Nonostante la solennità dei proclami, mancano ragioni istituzionali credibili per questo provvedimento, che ha l’effetto concreto di nascondere lavori di interesse privato, realizzati in contrasto con le leggi vigenti. Su questi lavori è lo stesso proprietario della villa che oppone all’autorità giudiziaria il segreto di Stato. Un bell’esempio di rispetto delle regole e dei beni pubblici». Più sarcastico e pesante il giudizio di Ermete Realacci, della Margherita, il quale sostiene che «neanche a fine anno ci viene risparmiato il ridicolo.
Evidentemente il grave pericolo terroristico rappresentato dai magistrati sardi ha reso indispensabile l’imposizione del segreto sui lavori disinvoltamente eseguiti a Villa Certosa». Per il presidente dei Verdi Pecoraro Scanio si tratta «non di un segreto, ma siamo di fronte all’abusivismo di Stato. Berlusconi ricorre al segreto di stato per nascondere il suo abusivismo privato. E’ scandaloso ed è un pessimo esempio per i cittadini». Il segreto di Stato per i lavori a Villa Certosa - dall’approdo a mare con tunnel al laghetto artificiale fino all’anfiteatro - verrà valutato anche dal Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza. Lo dice il presidente Enzo Bianco.