Ancora un piccolo omaggio alla memoria di Antonio Cederna. A dieci anni dalla scomparsa, si sente il peso della sua assenza. Di lui si rimpiangono l’assoluta indipendenza di giudizio, la concretezza degli argomenti, la fermezza dei principi. Per quanto mi riguarda, ho sempre ammirato anche l’esattezza geometrica delle sue descrizioni. Cultore di una scrittura al tempo stesso semplice e raffinata, non si è mai preoccupato di esporre aridi elenchi di dati. Ecco un esempio da un articolo su Il Mondo dell’aprile 1964, dove si confrontano le politiche urbanistiche di Roma e di Amsterdam:
“Considerando il verde esistente (parchi e giardini), Amsterdam ha una dotazione più che quadrupla di quella di Roma, che ha una popolazione più che doppia di quella di Amsterdam: e una media per abitante più che decupla. Senza naturalmente nemmeno paragonare la qualità e la distribuzione (a Roma terra bruciata, aiuole spartitraffico, zone verdi invase dal traffico, quattro quinti della popolazione senza un filo d’erba, eccetera), osserviamo che in trent’anni Roma passa da una media di mq 2,7 nel 1930 a mq 1,8 nel 1961 a mq 1,5 oggi, mentre Amsterdam passa da una media di mq 2,2 nel 1930 a mq 15,9. Tenendo conto dell’aumento della popolazione, si osserva che, ad Amsterdam, ad un aumento di 133.000 abitanti ha corrisposto un aumento di verde di 1.240 ettari, pari a una media di mq 93 per ogni nuovo abitante: mentre a Roma a un incremento di oltre un milione di abitanti ha corrisposto un incremento di meno di un centinaio di ettari, pari a una media di mq 0,8 per ogni nuovo abitante!”
Non è una sfida alla pazienza del lettore: anzi, Cederna è animato da una sorta di etica dei numeri, se così posso esprimermi, che si avverte distintamente e dà corpo al suo rigore e alla sua trascinante indignazione.
(1° ottobre 2006)