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Alberto Vitucci
Legge Speciale, una valanga di richieste
4 Agosto 2010
Vivere a Venezia
Privatizzazioni vs demani pubbici storici, nuove pesanti infrastrutture vs risanamento dell’ambiente e manutenzione della città. Questo il futuro, se nulla si muove. La Nuova Venezia, 4 agosto 2010

La nuova Legge speciale dovrà garantire la realizzazione di nuove infrastrutture, a cominciare dal terminale portuale e dalla sublagunare. Reintrodurre gli sgravi fiscali bocciati dall’Europa e permettere la vendita delle valli da pesca demaniali ai concessionari.

C’è anche questo nelle 40 richieste dei «portatori di interessi» pubblicate ieri sul sito del ministro Renato Brunetta. Una raccolta di proposte che ora potrebbe diventare legge. Ma intanto è scoppiata la polemica. Italia Nostra, associazione per la tutela del territorio che ha da sempre espresso posizioni molto critiche sulla filosofia di questa nuova legislazione, si è vista escludere il suo contributo dall’elenco. «Un atto di scortesia e scorretteza istituzionale», commenta in una lettera inviata al ministro la presidente della sezione veneziana Lidia Fersuoch, «abbiamo presentato il contributo per tempo e non vorremmo pensare a un’esclusione dettata dai rilievi critici alla sua impostazione». La critica di Italia Nostra è che il nuovo impianto legislativo invece di tutelare il territorio potrebbe dare il via ad altre grandi opere, a cominciare proprio dalla contestata sublagunare. Non era questo lo spirito con cui erano nate le Leggi Speciali del 1973 e 1984, ancora in parte inattuate. Oggi il quadro è cambiato dice Brunetta, bisona pensare alla Venezia del futuro. Ecco allora l’elenco delle richieste. Gli industriali di Luigi Brugnaro, l’Autorità portuale di Paolo Costa, la Camera di commercio di Giuseppe Fedalto e la Save di Enrico Marchi puntano sulle infrastrutture. Sublagunare e terminal portuale che il ministro Matteoli è pronto a finanziare.La Curia (Antonio Meneguolo) chiede fondi per la manutenzione del suo patrimonio edilizio, chiese e campanili. Più prudenti i Comitati privati, che invitano a «riflettere bene sulla sublagunare e le sue conseguenze». Venice in Peril Fund (Anna Somer Cocks) ricorda che anche con il Mose il problema delle acque potrebbe non essere affatto risolto visto l’aumento del livello dei mari. «La manutenzione di una città sull’acqua», scrive, «è la priorità».

I gondolieri (Aldo Reato) chiedono tutela per la tradizione e il divieto del traffico pesante nei rii. Il presidente degli architetti Antonio Gatto (membro della Salvaguardia) chiede di valorizzare la commissione di cui fa parte. Gli albergatori (Ava) mettono in guardia dall’aumento del turismo e invitano a rottamare i vecchi hotel e a mettere un freno alla trasformazione della città. Dall’Ance (associazione costruttori) viene un invito a valorizzare le piccole imprese locali, dopo anni di monopolio del concessionario Consorzio Venezia Nuova. Ca’ Foscari punta sul clima e la ricerca per nuove energìe.

L’associazione dei notai (Carlo Bordieri di Jesolo) chiede che venga trasferita ai concessionari la proprietà delle valli da pesca. Battaglie degli ambientalisti di decenni spazzate via. «Con il Mose», insiste il rappresentante di Confagricoltura Franco Fantin, «l’apertura delle valli non serve più». Tra i contributi mancano quelli della Regione e del Comune («Ma con Orsoni siamo in piena sintonia», assicura Brunetta. La sintesi e la proposta saranno presentate in settembre. Di soldi però non si parla più. Assicurati i finanziamenti al Mose (5 miliardi il costo delle dighe, manutenzione esclusa), non c’è traccia dei 42 milioni di euro promessi tre anni fa dal governo al Comune per la manutenzione della città.

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