«Un decreto che accelera le privatizzazioni e forzail controllo politico delle aziende. Come contrastare la politicadel governo con la battaglia dei referendum». Il manifesto, 30 gennaio 2016 (m.p.r.)
Annunciato in pompa magna, comeil decreto che farà scendere lesocietà partecipate da Enti pubblicida 8000 a 1000, è dunque stato approvatodal consiglio dei ministri il provvedimentopresentato dalla ministra Madia,che dovrebbe riordinare tutto il variegatomondo delle società dei servizi posseduteo partecipate dal pubblico.Appare già evidente che la finalità primadel provvedimento in questione nonsta solo nella "semplificazione"annunciata oin un'accelerazione delleprivatizzazioni, ostacolandola forma gestionaledelle aziendepubbliche, ma, ancorpiù, nell'idea di costruireun forte controllo politicosulle società partecipate.
D'ora in avanti, le societàpartecipate dalpubblico saranno governateda un numeromolto ristretto di amministratori,se non daun amministratore unico,e viene istituita un'Unità di controllo sullesocietà partecipatepresso il ministero delTesoro con il compitodi dare attuazione aldecreto, comprendendoanche la possibilitàdi effettuare ispezionipresso gli uffici delle societàstesse.Ci si muove in continuitàcon un'impostazioneper cui la gestionepubblica rispondedirettamente al potereesecutivo e si prova adabbattere le autonomiedegli altri poteri edelle altre articolazionistatuali: ciò che si tentadi realizzare, solo per fare qualche esempio,nel ridimensionare il ruolo del Parlamento,con l'abolizione delle Province,nel rendere la Rai subordinata alle sceltedel governo e persino con le ultime propostee nomine "eccellenti", da Carrai aCalenda.
E’ da almeno un anno e mezzo che vienerilanciata in modo molto forte unanuova strategia di privatizzazione e finanziarizzazionedei servizi pubblici, apartire da quelli locali. Su un impianto legislativomesso a punto con lo SbloccaItaliae con la legge di stabilità approvataalla fine del 2014, si prevede che le risorseincassate dagli Enti locali, in caso divendita di quote societarie di aziendepartecipate dagli stessi, possono essereutilizzate al di fuori dai vincoli del patto distabilità. E, in sintonia con quel quadro legislativo,promuovendo processi di acquisizionee fusione da parte delle grandiaziende multiservizio quotate in Borsa,sempre più privatizzate, Iren, A2A, Hera eAcea, nei confronti delle aziende di dimensionimedio-piccole, con l'intentoche, nel medio periodo, esse arrivino a gestirela gran parte dei servizi pubblici locali,in una logica orientata dalla quotazionein Borsa e dalla distribuzione dei dividendiai soci.
Quello che si sta delineando è, dunque,un "nuovo" intreccio tra economia e politica,per cui alla prima si consegnano lescelte di fondo del modello economico esociale e alla seconda, una volta ristabilitoun meccanismo di comando e controllosull'intervento pubblico, un ruolo, deltutto subalterno, di accompagnamento-condizionamentodella prima.
Il movimento per l'acqua ha contrastatoe continua a contrastare questo disegno;lo facciamo nei territori, con la mobilitazionein contrasto alle nuove privatizzazionicentrate sulle grandi aziendemultiservizio e per affermare la ripubblicizzazionedel servizio idrico, assieme alleazioni di tutela della risorsa acqua, anch'essasempre più insidiata dai fenomeniindotti dall'aggressione al territorio edal cambiamento climatico. Lo facciamoa livello nazionale, rilanciando la nostraproposta di legge di iniziativa popolareper la ripubblicizzazione del servizioidrico, che dovrebbe riprendere la discussionein Parlamento. E ora siamo intenzionatia farlo nella direzione di promuoveresia una proposta di legge di modificacostituzionale per affermare il dirittoall'acqua e, più in generale, tutti i dirittifondamentali, togliendoli dal giogo deivincoli di bilancio, sia una nuova iniziativareferendaria, che vuole abrogare proprioquel provvedimento che incentivagli Enti locali a dismettere le quote di proprietàpubblica delle aziende che gestisconoi servizi pubblici locali, cioè a privatizzarle.
La nostra iniziativa referendaria, peraltro,vuole esplicitamente costruire unaconnessione con gli altri movimenti esoggetti che stanno, a loro volta, ragionandosu quesiti referendariche aggredisconoquestioni di fondosu cui sono intervenutele scelte neoliberistee regressive del governoRenzi in quest'ultimoanno e mezzo. Ilmovimento per la scuolapubblica sta predisponendoun'iniziativareferendaria per abrogarele parti più inaccettabilidella controriformadella scuola; ilmovimento contro letrivellazioni petrolifereha deciso di percorrereuna strada analoga perchiedere il pronunciamentopopolare controtutte le trivellazioni,in mare così come interraferma, oltre gli sviluppidella vicenda referendariapromossa dadiverse Regioni; diversisoggetti sindacali, apartire dalla Cgil, sonoimpegnati in una discussioneper valutarel'opportunità di presentareuna proposta referendariasui temi del lavoroe contro il Jobsact.
Si stanno profilandole condizioni perché,nella prossima primavera,si possa sviluppare una vera e propriastagione di referendum sociali - e bisogneràlavorare alacremente e con intelligenzaper la sua effettiva realizzazione.Una stagione che coordinata ad unitaria.Fatta salva l'autonomia di movimenti,soggetti sociali, soggettività politicheche potranno eventualmente sostenerla,il punto di fondo e di forza delle iniziativereferendarie è mettere al centro i temidel modello sociale e della democrazia:l’uno piegato ad una logica per cui il mercatoè l'unico regolatore, l’altra svilita ecompressa per renderla funzionale aquell'obiettivo.Senza sovrapporre referendum socialie referendum costituzionale, è però evidenteche, se si vuol evitare di stare sulterreno plebiscitario che non casualmenteRenzi propugna per affrontare il referendumcostituzionale, né farsi schiacciareda una discussione tecnicista sulruolo del Senato, occorre, come suggeritoda Gaetano Azzariti qualche giorno fasu questo giornale, far emergere il nessotra l'idea del suo restringimento e l'abbattimentodi diritti sociali fondamentali.Ma di questo avremo modo di tornarea parlare.