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Le mani dei privati sui beni culturali
6 Luglio 2008
Beni culturali
Due articoli da la Repubblica e l'Unità del 4 e 6 luglio 2008 a commento dell'estemporanea iniziativa della giunta siciliana (m.p.g.)

Le mani dei privati sui beni culturali

Nino Alongi – la Repubblica, ed. Palermo, 6 luglio 2008

Da qualche tempo sullo scenario politico nazionale la Sicilia è tornata a far notizia. E questo accade anche grazie al livello dei suoi uomini insediatisi (provvidenzialmente, dice qualcuno) nei palazzi romani del potere. Sono in molti in Italia a riconoscere l'«equilibrio» del presidente Renato Schifani, specialmente adesso nel suo nuovo ruolo, ma anche l'fficienza e la dedizione del giovane ministro Angelino Alfano, la discrezione, fino al silenzio più assoluto, della ministra Stefania Prestigiacomo e l'ntusiasmo dirompente del ministro della difesa (o della guerra?) Ignazio La Russa. Il futuro ci dirà quanto la loro presenza in quei palazzi sia utile e proficua per la Sicilia.

Intanto registriamo che l'Isola ha un posto di rilievo nel panorama nazionale anche per l'attività, mai banale e sempre piena di eccessi, del suo parlamento, l'Assemblea regionale guidata adesso da Francesco Cascio del Pdl, succeduto al leader forzista della prima ora Gianfranco Miccichè. Nella settimana che ci siamo lasciati alle spalle, malgrado la cronaca parlamentare nazionale sia stata ricca di colpi di scena, due notizie provenienti dalla nostra città hanno bucato d´incanto lo schermo dei telegiornali con l'effetto straordinario di sorprendere i telespettatori evidentemente non ancora del tutto assuefatti alle intemperanze della casta. È successo che, mentre il procuratore generale della Corte dei conti relazionava sul bilancio catastrofico della Regione, gravato dall'ulteriore aumento delle retribuzioni dei deputati che affollano Sala d'Ercole - ben 70 su 89 godono di gettoni aggiuntivi - l'assessore regionale ai Beni culturali Antonello Antinoro, per nulla turbato dalla requisitoria del giudice contabile, prendeva una clamorosa iniziativa.

E proponeva candidamente, per risanare gli esausti bilanci del suo assessorato, di trasferire ai privati la gestione dei beni culturali esistenti nell'Isola. Per di più il governatore Lombardo rincarava la dose. Ipotizzando - certo con involontaria ironia - la «cessione» dei siti archeologici in Val di Noto alla compagnia petrolifera russa Lukoil e l'affidamento della Venere di Morgantina (il cui ritorno in Sicilia è previsto per il 2010, dopo un contenzioso durato anni) al Paul Getty Museum: cioè all'stituzione pescata con le mani nel sacco per averla acquistata da un ricettatore. Il Paul Getty, nel vaneggiamento estivo di Lombardo, dovrebbe costruire un museo ad Aidone.

Una mera coincidenza, ma le due notizie messe insieme sono rivelatrici di una tendenza politica portata avanti dalla classe dirigente isolana con lucidità suicida. A fronte di una spesa pubblica che cresce in modo incontrollato (è salita a 15 miliardi di euro) e con un «parco impiegati» che ha raggiunto la modica cifra di 21.104 persone di cui 2.245 dirigenti, l'amministrazione regionale pensa non a tagli drastici, non a una gestione finalmente rigorosa, ma a nuove risorse da cercare e da bruciare con la faciloneria di sempre.

E così, dopo aver contribuito a privatizzare le coste, desertificare i boschi, abbandonare l'agricoltura e inquinare parti rilevanti del territorio, la Regione vuole adesso liberarsi dei Templi di Agrigento, del Teatro greco di Siracusa, dei vari siti archeologici sparsi per la Sicilia, dei musei e delle città d´arte, cioè liberarsi dei beni rimasti.

Non ci vuole molto a comprendere che privatizzare significa entrare nella sfera delle leggi di mercato, passare dalla cooperazione alla competizione, dalla fruizione al profitto. Una forma particolarmente significativa della mercatizzazione - sostiene Giorgio Ruffolo - è il declino dei beni collettivi rispetto si beni privati. Il mercato tende a favorire nettamente la produzione e il consumo di beni competitivi rispetto a quelli collettivi anche perché la loro gestione incontra un aumento insostenibile di costi molto prima di raggiungere un grado diffuso di soddisfazione.

«Ben vengano i mecenati - ha sostenuto il presidente Raffaele Lombardo d'accordo col suo assessore - non vedo nulla di straordinario se un privato, con i propri soldi, vuole valorizzare una parte del nostro patrimonio culturale che oggi è sottoutilizzato». In giro, però, più che mecenati disposti ad impegnare risorse si vedono speculatori alla ricerca di profitti. «L'importante è intendersi - aggiunge Lombardo per nulla turbato - su quello che si deve fare e su come farlo. Tutto è chiaro deve avvenire sotto il controllo del pubblico, cioè della Regione». Il presidente si ferma qui, non spiega a esempio come la Regione, che non riesce a governare neppure la sua struttura interna, possa domani controllare il rispetto dei contratti di beni culturali dati in concessione. Le reazioni a queste proposte e non solo da parte dell'opposizione non si sono fatte attendere. Speriamo bene.

Si sono intanto concluse, purtroppo nell'indifferenza generale, le ultime procedure elettorali. Tra le poche novità emerse dalle urne, va sottolineata la elezione a sindaco di Salemi di Vittorio Sgarbi. Una scelta interessante, il paese potrebbe ricavare da questa nomina indubbi vantaggi e non solo sul piano dell´immagine. Sgarbi ha esperienza amministrativa e un'ottima preparazione artistica. Le sue prime dichiarazioni, tuttavia, ci hanno sorpreso. Egli ha detto: «Il nome del paese d'ora in poi non sarà più associato alla mafia o al terremoto del 1968. Grazie a me, Salemi uscirà dall´isolamento». Gli ricordiamo che nell'Isola, per antica consuetudine, non si è mai creduto ai salvatori della patria. I siciliani, come tutti sanno, hanno molti difetti, ma non sono creduloni. Lo sanno bene: o si salvano da soli o non si salveranno mai. A Sgarbi consigliamo di guardare, andando in giro per l'Isola, le bellezze artistiche e naturali, ma anche le croci numerose che segnano il nostro impegno civile.

Valle dei Templi: una faccenda privata

Vittorio Emiliani – l'Unità, 4 luglio 2006

Povera Sicilia, povera Valle dei Templi, quale altra offesa si prepara per voi (e quindi per noi)? Per ora, c’è questa idea genialissima di affidare a privati la Valle agrigentina, e il Teatro greco di Taormina, affinché la Regione Sicilia ne tragga un pingue canone. Così altre infrastrutture (eliporto incluso) potrebbero venire costruite dentro o nei pressi di una fra le più strepitose aree archeologiche del mondo intero già violentata da una strada che l’attraversa, da numerose case, anzi ville, abusive con piscina- per le quali si è parlato di “abusivismo di necessità” - con un paesaggio urbano che incombe come un incubo sui templi antichi e solenni. È la proposta, sfornata calda calda dall’assessore alla Cultura della Regione Sicilia, Antonello Antinoro (Udc), nella giunta presieduta dall’iperautonomista Lombardo. Sostenuta dal neo-sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi che, per renderla meno indecente, la gira subito al Fai. Ovviamente riceve un secco “no” da Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano, la quale si augura al contrario che «lo Stato non abdichi ai suoi doveri primari».

Lo Stato, in questo caso, non è il ministero: la tutela dei beni culturali isolani spetta infatti alla Regione Sicilia in forza di una specialissima autonomia concessale nel 1947, prima di votare la Costituzione, temendo che il movimento separatista potesse prevalere. Così abbiamo un caso, pressoché unico (le altre Regioni a statuto speciale si comportano in genere più saggiamente della Sicilia), di tutela, si fa per dire, e di gestione autonoma regionale del patrimonio storico-artistico-paesaggistico.

oi risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti: coste devastate da un abusivismo ormai pluridecennale, oasi naturali invase dal cemento, i mosaici di piazza Armerina danneggiati dai vandali, nessun piano paesaggistico, musei archeologici, come l’ “Orsi” di Siracusa, per la cui realizzazione ci sono voluti vent’anni e «oggi abbiamo difficoltà enormi a tenerlo aperto. Ci sono gravi carenze nello staff tecnico-scientifico. Mancano archeologi, restauratori, geometri, fotografi, custodi. Ogni giorno è una scommessa». Parole scolpite dal soprintendente siracusano di lungo corso Giuseppe Voza in una recente intervista. Quando allo stesso professor Voza, archeologo, l’intervistatore ha chiesto dei privati, ha così risposto: «Sono favorevole all’intervento dei privati, ovviamente nel rispetto di alcune regole dettate dal superiore interesse pubblico. In trentacinque anni, però, l'offerta più cospicua che ho ricevuto in Sicilia ammonta a cinque milioni di lire. Buoni per la birra...».

Ecco il quadro, impietoso ma realistico, dipinto da uno dei soprintendenti di spicco che già dieci anni fa, ad un convegno sulla ricostruzione di Noto, mi confidava tutte le difficoltà e le ambasce di una amministrazione tecnico-scientifica sottoposta alla pressione ravvicinata dei politici regionali. Ne sa qualcosa l’archeologa Graziella Fiorentini, tempo fa soprintendente, la quale patì persino l’arresto per essersi opposta ad altre devastazioni nella Valle dei Templi. A lei Desideria Pasolini dall’Onda, presidente nazionale di «Italia Nostra», volle attribuire in Senato il prestigioso premio Umberto Zanotti Bianco.

Di recente la stessa presidente del Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi ha guidato un lungo elenco di intellettuali e di politici (pochi) illuminati i quali chiedono al Presidente della Repubblica, Napolitano, di evitare lo scempio di un enorme rigassificatore a Porto Empedocle, insediato proprio sull’Altipiano delle argille azzurre dove sorge la casa natale di Luigi Pirandello (con parco debitamente vincolato), direttamente nel paesaggio verso il mare che si ammira dalla Valle Templi. Il cui disastroso abusivismo, così giustamente avversato, «al confronto del suddetto mostro sarebbe poca cosa» poiché «in questo scorcio di mare e di terra potremmo vedere la fila di navi gasiere di 350 metri ciascuna posizionate di fronte alla contrada Caos e le torri-torcia di circa 40 metri di altezza con fiamma perenne». Un altro disastro paesaggistico.

E adesso arriva bel bello l’assessore Antonello Antinoro a completare l'opera (che potremmo intitolare «Come ti concio uno dei più straordinari siti del mondo») con la proposta di rinunciare a tutelare la Valle dei Templi dandola in gestione a privati che però costruiscano strade, alberghi di lusso, eliporti e quant’altro ancora si può coi piccioli ricavati. Del resto, non l’ha ripetuto tante volte il Cavaliere che “ognuno è padrone a casa sua”? L’assessore siciliano l’ha preso in parola e, forte dell’essere temporaneamente “padrone” (o “padroncino”) dei beni culturali siciliani, ha pensato bene di cominciare a privatizzarne uno o magari due. Dei più straordinari naturalmente. Per il nuovo ceto di potere il passato è business e basta. A quando l’idea di cedere il Colosseo ai privati come centro di un mega luna-park? Ci siamo vicini: il neo vice-sindaco di Roma, Mauro Cutrufo, ha già proposto un enorme “parco divertimenti” ispirato all’antica Roma. Geniale, da gemellare subito con l’assessore Antinoro.

Coi risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti: coste devastate da un abusivismo ormai pluridecennale, oasi naturali invase dal cemento, i mosaici di piazza Armerina danneggiati dai vandali, nessun piano paesaggistico, musei archeologici, come l’ “Orsi” di Siracusa, per la cui realizzazione ci sono voluti vent’anni e «oggi abbiamo difficoltà enormi a tenerlo aperto. Ci sono gravi carenze nello staff tecnico-scientifico. Mancano archeologi, restauratori, geometri, fotografi, custodi. Ogni giorno è una scommessa». Parole scolpite dal soprintendente siracusano di lungo corso Giuseppe Voza in una recente intervista. Quando allo stesso professor Voza, archeologo, l’intervistatore ha chiesto dei privati, ha così risposto: «Sono favorevole all’intervento dei privati, ovviamente nel rispetto di alcune regole dettate dal superiore interesse pubblico. In trentacinque anni, però, l'offerta più cospicua che ho ricevuto in Sicilia ammonta a cinque milioni di lire. Buoni per la birra...».

Ecco il quadro, impietoso ma realistico, dipinto da uno dei soprintendenti di spicco che già dieci anni fa, ad un convegno sulla ricostruzione di Noto, mi confidava tutte le difficoltà e le ambasce di una amministrazione tecnico-scientifica sottoposta alla pressione ravvicinata dei politici regionali. Ne sa qualcosa l’archeologa Graziella Fiorentini, tempo fa soprintendente, la quale patì persino l’arresto per essersi opposta ad altre devastazioni nella Valle dei Templi. A lei Desideria Pasolini dall’Onda, presidente nazionale di «Italia Nostra», volle attribuire in Senato il prestigioso premio Umberto Zanotti Bianco.

Di recente la stessa presidente del Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi ha guidato un lungo elenco di intellettuali e di politici (pochi) illuminati i quali chiedono al Presidente della Repubblica, Napolitano, di evitare lo scempio di un enorme rigassificatore a Porto Empedocle, insediato proprio sull’Altipiano delle argille azzurre dove sorge la casa natale di Luigi Pirandello (con parco debitamente vincolato), direttamente nel paesaggio verso il mare che si ammira dalla Valle Templi. Il cui disastroso abusivismo, così giustamente avversato, «al confronto del suddetto mostro sarebbe poca cosa» poiché «in questo scorcio di mare e di terra potremmo vedere la fila di navi gasiere di 350 metri ciascuna posizionate di fronte alla contrada Caos e le torri-torcia di circa 40 metri di altezza con fiamma perenne». Un altro disastro paesaggistico.

E adesso arriva bel bello l’assessore Antonello Antinoro a completare l'opera (che potremmo intitolare «Come ti concio uno dei più straordinari siti del mondo») con la proposta di rinunciare a tutelare la Valle dei Templi dandola in gestione a privati che però costruiscano strade, alberghi di lusso, eliporti e quant’altro ancora si può coi piccioli ricavati. Del resto, non l’ha ripetuto tante volte il Cavaliere che “ognuno è padrone a casa sua”? L’assessore siciliano l’ha preso in parola e, forte dell’essere temporaneamente “padrone” (o “padroncino”) dei beni culturali siciliani, ha pensato bene di cominciare a privatizzarne uno o magari due. Dei più straordinari naturalmente. Per il nuovo ceto di potere il passato è business e basta. A quando l’idea di cedere il Colosseo ai privati come centro di un mega luna-park? Ci siamo vicini: il neo vice-sindaco di Roma, Mauro Cutrufo, ha già proposto un enorme “parco divertimenti” ispirato all’antica Roma. Geniale, da gemellare subito con l’assessore Antinoro.

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