The Guardian, 4 novembre 2012 (f.b.)
Titolo originale: Homeless families to be expelled from London by councils – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini
Le amministrazioni locali dell’area londinese si preparano a spedire migliaia di famiglia ad abitare in case provvisorie al di fuori della capital, non adeguandosi così alle richieste del governo di trovare alloggi all’interno del proprio territorio.
Si stanno per questo acquistando immobili in Kent, Essex, Hertfordshire, Berkshire, Sussex e anche più lontano, per rispondere all’aumento dei nuclei familiari che si iscrivoo alle liste dei senza casa, a seguito dei tagli alla spesa sociale a partire dal prossimo aprile.
L’aumento degli affitti a Londra, insieme all’introduzione dalla prossima primavera di un tetto al sussidio per chi abita in affitto in case private, rende impossibile fare altrimenti, e l’unica scelta è di gestire un flusso verso l’esterno della capitale delle famiglie più povere, verso aree più economiche, spesso a parecchi chilometri dal territorio di provenienza. Le linee guida pubblicate dal governo lo scorso maggio affermano che “entro i limiti del possibile” le amministrazioni dovrebbero trovar posto a queste famiglie entro la propria circoscrizione.
È la linea dell’allora responsabile per la casa Grant Shapps, assunta dopo il programma della circoscrizione di Newham di rilocalizzare alcune famiglie verso Stoke-on-Trent, un gesto che secondo Shapps (oggi non più nel governo), era “sbagliato e ingiusto”.
Alcune verifiche della nostra redazione confermano che le amministrazioni locali londinesi hanno acquisito immobili a Luton, Northampton, Broxbourne, Gravesend, Dartford, Slough, Windsor, Margate, Hastings, Epping Forest, Thurrock e Basildon, senza escludere zone anche più remote come Manchester, Hull, Derby, Nottingham, Birmingham o Merthyr Tydfil nel Galles del sud.
I responsabili sostengono che si tratta di una scelta inevitabile, perché in pratica non esistono possibilità di sistemazione in immobili privati in affitto destinati alle famiglie più numerose nella zona di Londra, almeno entro i limiti del sussidio governativo che fissa un tetto di 400 sterline [500€] la settimana.
“È praticamente impossibile trovare una sistemazione economicamente sostenibile per gli aventi diritto qui a Londra” spiega Ken Jones, responsabile per la casa nell’amministrazione di Barking e Dagenham, nella fascia est. “Cresce l’urgenza, e noi cerchiamo fuori da Londra, e anche fuori dalla regione urbana”.
Su un totale di 33 amministrazioni locali dell’area londinese, tutte salvo quattro hanno confermato al Guardian le loro intenzioni. Diciassette dichiarano di avere già in corso il collocamento delle famiglie fuori dalla capitale, o comunque di lavorare o progettare per il futuro sistemazioni temporanee esterne. Fra queste anche quella di Kensington e Chelsea, che ha collocato alcune famiglie a Manchester e Slough; quella di Waltham Forest, che ha acquisito immobili a Luton, Margate e Harlow; quella di Brent, che ha trasferito famiglie a Hastings; e di Tower Hamlets, con alcuni nuclei a Northampton.
A Hackney, che oggi provvede alloggio locale al 93% di chi è iscritto alle liste dei senza casa, e agli altri all’esterno della capitale, si spiega di essere “per quanto riluttanti alla ricerca di localizzazioni fuori Londra”.
Le amministrazioni prevedono una pioggia di ricorsi dalle famiglie, salla base delle linee guida governative, a sostegno della tesi che stare fuorti dalla capitale sarebbe “insostenibile” a causa degli effetti sulla salute, e l’istruzione dei figli, come sostiene un rapporto dell’associazione Child Poverty Action Group (CPAG).
Lo studio del CPAG rileva come già ci siano migliaia di famiglie in sistemazioni temporanee considerate troppo costose all’interno della capitale, e che potrebbero essere sradicate da lì. Le amministrazioni sarebbero davanti alla scelta tra il farsi carico dei costi – che si calcolano in decine di milioni l’anno – oppure trasferire le famiglie all’esterno dell’area.
Alison Garnham, responsabile esecutiva CPAG, spiega: “Le famiglie si trovano di fronte a una situazione impossibile, gli si dice di trasferirsi in una casa economicamente gestibile che a Londra non esiste con questi affitti in crescita. Le amministrazioni anche con queste spese hanno enormi buchi di bilancio, i costi vengono semplicemente trasferiti dal centro ai governi locali”.
“Il governo è ancora in tempo per fare la cosa giusta, ovvero ripensarci mentre le nuove norme vengono discusse in parlamento, e evitare che migliaia di famiglie vengano sradicate da Londra, e buttate in un mucchio allo sbaraglio”.
I parlamentari dovrebbero iniziare a discutere i particolari del tetto ai sussidi per la casa alla Camera dei Comuni da martedì.
Le linee guida governative recitano: “I nuclei familiari senza casa possono anche trovare una soluzione al di fuori della propria circoscrizione. Ma il governo ritiene inaccettabile che le amministrazioni automaticamente le localizzino d’ufficio anche a centinaia di chilometri di distanza, senza considerare i danni che potrebbero derivare a queste famiglie”.
Il rapporto del CPAG, che si basa su interviste approfondite a 11 amministrazioni locali londinesi, rileva anche come parecchie famiglie operaie avranno notevoli cali di reddito disponibile a causa del taglio dei sussidi per la casa. Sono riluttanti a spostarsi per il timore che questo possa influire sull’istruzione dei figli, isolandoli da familiari e amici, e con tutti i timori per il possibile sovraffollamento degli spazi, o le improvvisazioni di condivisione di piccoli appartamenti.
Era stato previsto che ci sarebbero stati pochi spazi di proprietà privata in affitto in circoscrizioni centrali e costose come quella di Westminster e altre, e oggi la forte tensione abitativa generale della capitale fa sì che gli affitti di mercato superino di parecchio i limiti dei sussidi massimi anche in circoscrizioni esterne quali Haringey, Waltham Forest, o Barking e Dagenham.
Le famiglie hanno già cominciato a trasferirsi fuori Londra verso l’esterno, e si aspetta un incremento da questo mese con la scadenza dei sussidi temporanei. Il governo sperava che con le nuove norme il settore privato riducesse proporzionalmente gli affitti per farli rientrare nei limiti dei sussidi.
Ma come spiegano dalle amministrazioni locali con tutta la domanda che c’è per gli affitti privati, da parte di chi oggi non può più comprarsela, la casa, gran parte di chi affittava non vede motivi per abbassare i prezzi, molti di loro affermano di non pensare più di orientarsi verso il mercato delle liste coi sussidi pubblici.
In alcuni casi si è calcolato che circa un terzo delle famiglie interessate dal tetto complessivo di 325.000€ ai sussidi, a cui si accompagnano tagli locali e legati alla situazione del godimento (la cosiddetta tassa sulla stanza in più), potrebbero perdere sino a 500€ al mese. Ed essere davanti all’alternativa fra trovarsi un reddito migliore, spostarsi in case più economiche, o iscriversi ufficialmente agli elenchi dei senza casa delle amministrazioni locali. Si è cercato di mettere in guardia le famiglie sui rischi del calo di reddito a seguito delle riforme del welfare. Ma spesso come ammettono gli stessi amministratori molte famiglie non hanno alternativa.
Un responsabile per la casa spiega: “Diciamocelo, nella nostra circoscrizione c’è gente con due figli, che dipende dai sussidi, e qui non potrà restarci più tanto a lungo”.
Anche se il governo ha approvato un fondo discrezionale di oltre 200.000.000€ da destinare al problema della casa nell’area di Londra tra il 2013 e il 2014, per le famiglie che abbiano particolari motivi per restare, secondo il rapporto CPAG si tratta di un cifra inadeguata, che copre meno del 10% del fabbisogno di sussidi, e sostegni al reddito, indotto dalle nuove riforme.
Secondo le amministrazioni locali le famiglie colpite dal tetto ai sussidi coincidono in parte con quelle che hanno diritto a un sostegno secondo i programmi per “nuclei in difficoltà”. Ma si temono contraccolpi perché mettere al primo posto questo genere di casi per il sostegno discrezionale alla casa darebbe un segnale sbagliato: “si premia chi ha più problemi”.
Un portavoce del governo spiega: “Non è accettabile, giusto, o necessario, che le amministrazioni locali trovino posto alle famiglie tanto lontano dalla propria area. La legge è chiarissima, sid eve trovare una sistemazione all’interno dei confine, per quanto ragionevolmente possibile, e presto le nuove norme confermeranno questo orientamento”.
“Il nostro intervento va nella direzione di restituire equità a un sistema a cui si è consentita una spirale che lo porta fuori controllo per colpa del governo precedente. Non è giusto che alcune famiglie che vivono di sussidi possano abitare in aree di Londra dove invece è sbarrato l’accesso a chi lavora, ma non potrebbe mai permettersele”.
Alla redazione dell’articolo ha partecipato anche Irene Baque