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Dimitri Deliolanes
Le contraddizioni a favore di Tsipras
21 Marzo 2015
Articoli del 2015
La strada di Tsipras è piena di insi­die. Per la destra libe­ri­sta euro­pea non è per niente facile per­met­tere alla Gre­cia di cam­biare strada. Ma non può fare altro che trattare.

Il manifesto 21 marzo 2015

E’ stata una mossa giu­sta quella di Ale­xis Tsi­pras di cer­care un con­fronto diretto con la lea­der­ship euro­pea alla ricerca di uno sbocco poli­tico alle com­pli­ca­zioni create dall’avvento della ex troika, ora Brus­sels Group, ad Atene una set­ti­mana fa. Il con­fronto poli­tico favo­ri­sce il più debole da molti punti di vista:dal punto di vista dei trat­tati (tutti gli stati mem­bri sono for­mal­mente pari grado) ma anche dal punto di vista delle pro­ce­dure, poli­ti­che e non certo tecniche.

Ieri mat­tina infatti è stata otte­nuta un’interpretazione auten­tica di quanto era stato deciso all’eurogruppo il 20 feb­braio: le riforme sono decise da Atene e l’impegno di nuove misure di auste­rità preso dal pre­ce­dente governo di destra non è più in discussione.

Sem­bra una cosa da poco ma non lo è. Il pro­blema era nato pro­prio dal modo di inter­pre­tare il com­pito “tec­nico” assunto dai con­trol­lori della ex troika durante la loro visita ad Atene: in sostanza, si sono pre­sen­tati con il vec­chio elenco (licen­zia­menti di impie­gati sta­tali, nuovi tagli alle pen­sioni, pri­va­tiz­za­zioni a ritmo for­zato) e pre­ten­de­vano impe­gni che i loro inter­lo­cu­tori, tec­no­crati del mini­stero delle Finanze, ovvia­mente non ave­vano la pos­si­bi­lità di dare. Ecco per­ché si era sca­te­nata a Bru­xel­les la tem­pe­sta calun­niosa con­tro i greci «esperti in Che Gue­vara ma a digiuno di eco­no­mia». Ecco per­ché un alto buro­crate della Com­mis­sione si era per­messo di defi­nire le misure legi­sla­tive per la cata­strofe uma­ni­ta­ria un’azione «uni­la­te­rale». Con il pre­si­dente dell’eurogruppo che ha inno­cen­te­mente ipo­tiz­zato una solu­zione tipo Cipro anche per la Gre­cia, pro­vo­cando la fuga dalle ban­che gre­che di qual­che cen­ti­naio di milioni.

Nella riu­nione a otto della notte di gio­vedì, Tsi­pras ha avuto la pos­si­bi­lità di gestire a suo pia­ci­mento le con­trad­di­zioni che lace­rano (in maniera sot­ter­ra­nea ma molto reale) la lea­der­ship euro­pea. La Mer­kel ha capito che non poteva tirare oltre la corda e ha dovuto accet­tare l’offerta greca: rico­no­scere che nel paese c’è una crisi uma­ni­ta­ria che va affron­tata e lasciare libera Atene di ela­bo­rare un piano com­pleto delle riforme pro­get­tate, con pre­vi­sioni di costi e ricavi. Alla fine il piano sarà valu­tato dall’eurogruppo e, se tutto va bene, la Gre­cia incas­serà l’ultima tran­che del finan­zia­mento euro­peo di 7,2 miliardi e forse anche quei 1,9 miliardi che le spet­tano e che ora (inspie­ga­bil­mente) riman­gono in mano alla Bce.

Tsi­pras ha assi­cu­rato che lo stato greco non rischia di sospen­dere i paga­menti, ma ha rico­no­sciuto che c’è carenza di liqui­dità. Atene può ancora con­tare sul sur­plus pri­ma­rio otte­nuto alla fine del 2014 e si è anche gua­da­gnata la libertà di rego­lare il sur­plus per l’anno in corso «in base all’andamento dell’economia greca».

Ieri è entrata in vigore la legge che per­mette ai debi­tori verso il fisco di pagare fino a cento rate. I debiti ammon­tano a una novan­tina di miliardi ma il governo spera di incas­sarne da uno fino a una ven­tina, non di più. La mag­gio­ranza dei debi­tori deb­bono fino a 5.000 euro, men­tre i debiti più con­si­stenti gra­vano su una qua­ran­tina di aziende, tra le quali ci sono i mezzi d’informazione in mano agli oligarchi.

Nel piano di riforme ela­bo­rato da Varou­fa­kis è pre­vi­sta, com’è noto, anche una riforma fiscale, non par­ti­co­lar­mente radi­cale: mira prin­ci­pal­mente a col­pire la dif­fu­sis­sima eva­sione dell’Iva. Sarebbe oppor­tuno che il popo­lare mini­stro riflet­tesse su come far pagare le tasse agli oli­gar­chi, anche gli arma­tori, senza subire il ricatto della delo­ca­liz­za­zione o della chiu­sura delle attività.
Rimane il fatto che la Gre­cia deve pagare in inte­ressi e in saldo par­ziale del debito un totale di 29 miliardi entro quest’anno. La sca­denza più impor­tante è a fine giu­gno, quando sca­dono bond per circa 13 miliardi, una cifra inso­ste­ni­bile per le casse greche.

Ed ecco il pro­blema dei pro­blemi, il debito greco, che ancora non è stato affron­tato. Ora­mai però abbiamo capito qual’è la stra­te­gia di Atene: defi­nire in piena auto­no­mia la sua poli­tica eco­no­mica e trat­tare con i cre­di­tori fino all’esaurimento. Archi­viate le misure di auste­rità, l’obiettivo è evi­tare a tutti i costi un nuovo debito, affron­tare al più pre­sto il pro­blema fiscale e riu­scire infine a essere inse­riti nel quan­ti­ta­tive easing di Draghi.

La strada è piena di insi­die. Per la destra libe­ri­sta euro­pea non è per niente facile per­met­tere alla Gre­cia di cam­biare strada. Ma non può fare altro che trattare.
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