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Norma Rangeri
L'azzardo d'un uomo solo al comando
14 Febbraio 2014
Articoli del 2014
«Solo Civati (in sedici hanno votato con­tro) non si è unito al coro. Denun­ciando il rischio che tutto il Pd, e quel che più conta il paese, affondi defi­ni­ti­va­mente nella palude. Dove solo un ani­male può soprav­vi­vere: il caimano» . Il
«Solo Civati (in sedici hanno votato con­tro) non si è unito al coro. Denun­ciando il rischio che tutto il Pd, e quel che più conta il paese, affondi defi­ni­ti­va­mente nella palude. Dove solo un ani­male può soprav­vi­vere: il caimano» . Il

manifesto, 14 febbraio 2014

Per pro­fu­mare l’odore acre della mano­vra di palazzo, per dis­si­mu­lare la bru­ta­lità di uno scon­tro fra­tri­cida, per coprire la gra­vità di una crisi extra­par­la­men­tare decisa da un solo par­tito che smen­ti­sce le pri­ma­rie e si fa beffe del dram­ma­tico distacco tra eletti e elet­tori, nel con­clave del Pd la parte del leone l’hanno fatta gli incol­pe­voli poeti. Il segretario-sindaco-futuro pre­mier ne ha tirati in ballo due o tre, per far­gli dire che ambi­zione smi­su­rata e corag­gio sono due virtù, pro­prio quelle che lo spin­gono a cogliere “l’attimo fug­gente” per disar­cio­nare Enrico Letta dalla pol­trona di palazzo Chigi.
L’atto finale è durato un paio d’ore e pochi minuti dopo la vota­zione di un ordine del giorno della dire­zione che gli dava il ben­ser­vito, il pre­si­dente del con­si­glio ha annun­ciato la for­ma­liz­za­zione delle pro­prie dimis­sioni, oggi, nelle mani del Capo dello Stato.

Una mag­gio­ranza che un tempo si sarebbe defi­nita bul­gara ha applau­dito la scelta di una crisi a pre­scin­dere (anche Totò era un poeta ma non ha avuto l’onore della cita­zione). A pre­scin­dere per­ché non una parola è stata spesa per i con­te­nuti di que­sto governo ren­ziano (e tan­to­meno del pro­gramma offerto da Letta alla discus­sione). A pre­scin­dere per­ché niente è stato detto sullo schie­ra­mento alter­na­tivo che dovrebbe sor­reg­gere e giu­sti­fi­care que­sto cam­bio della guar­dia con incor­po­rata garan­zia di blin­da­tura fino al 2018. Tanto che la sini­stra dei Cuperlo e dei Fas­sina ha messo agli atti che se la discon­ti­nuità riven­di­cata da Renzi per la sua ascesa al comando è quella ascol­tata da alcuni inter­venti in dire­zione, «siamo più a destra» del governo che oggi se ne va. Ma solo Civati (in sedici hanno votato con­tro[v. nota in calce]) non si è unito al coro. Denun­ciando il rischio che tutto il Pd, e quel che più conta il paese, affondi defi­ni­ti­va­mente nella palude. Dove solo un ani­male può soprav­vi­vere: il caimano.

In realtà l’unica vera discon­ti­nuità del governo ren­ziano sta nella sot­to­li­nea­tura della natura non più tec­nica, emer­gen­ziale, ma poli­tica e di legi­sla­tura dell’operazione in corso. In altre parole non più un “governo del pre­si­dente”, con Napo­li­tano ispi­ra­tore della sua mis­sione e di alcuni ministri-chiave, come è avve­nuto per i governi Monti e Letta. Pro­prio l’ipotesi più invisa ai diver­sa­mente ber­lu­sco­niani che ieri, con Alfano, hanno scar­tato que­sta ipo­tesi («accet­te­remo solo un governo d’emergenza»), e chie­sto, come anche Ber­lu­sconi, di par­la­men­ta­riz­zare la crisi, met­tendo sul tavolo la carta delle ele­zioni anticipate.

Per il con­dan­nato resu­sci­tato da Renzi al ruolo di padre costi­tuente delle riforme si apre una fase poli­tica pro­met­tente. Poter spa­rare non su un tra­bal­lante gover­nic­chio di pic­cole intese ma sul ber­sa­glio grosso. Oltre­tutto avendo dalla parte del manico quella mag­gio­ranza per le riforme di cui è sem­pre stato un esperto affossatore.

Dieci mesi dopo la disa­strosa scelta delle lar­ghe, poi pic­cole, intese la fase che si apre è figlia natu­rale di quel pec­cato ori­gi­nale, ne porta addosso tutti i segni, a comin­ciare dal modo, dalle forme in cui si è pro­dotta la crisi. In con­fronto, la repub­blica delle banane è un faro di democrazia

Nota
Ecco chi ha detto no al documento Renzi Pippo Civati, Enzo Martines, Elly Schlein, Paolo Cosseddu, Marco Sarracino, Marina Terragni, Rita Castellani, Carla Rocca, Luca Pastorino, Andrea Ranieri, Maria Carmela Lanzetta, Samuele Agostini, Felice Casson, Annapaola Cova, Brignone Beatrice, Mirko Tutino

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