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Vittorio Alberto; Sartogo Castagnola
Lavoro e territorio
13 Gennaio 2011
Capitalismo oggi
Due articoli nella ricerca a più voci che è aperta da tempo partendo dal “nuovo ambientalismo” e dalle risposte possibili e necessarie alla crisi del capitalismo su il manifesto (13 gennaio 2011)

Lavoro E Territorio/1

LA VERA RISORSA È LA SOCIETÀ CIVILE LOCALE

di Alberto Castagnola

È ormai evidente che una vasta porzione del movimento espresso dalla società civile italiana rifiuta nei tempi brevi i riferimenti alle scadenze elettorali e alle strutture partitiche; si punta invece ad un protagonismo attento e responsabile di centri di pressione politica costituiti da persone e gruppi di base, da campagne nazionali e comitati locali, da associazioni di scopo o da organismi rappresentanti di interessi prima sociali e poi economici. Se si adotta questo punto di vista, il panorama italiano descritto dal Censis, così depresso e demotivato, si trasforma in una società pulsante di attività, in un pullulare di iniziative creative e ricche di valori, in un continuo emergere di obiettivi realisticamente raggiungibili e di proposte costruttive osteggiate solo dai centri di potere economico che caratterizzano il sistema dominante e che trovano spesso sostegno nelle istituzioni e in alcune forze politiche.

Cosa manca quindi perché questo futuro così sentito e desiderato cominci a influire sui cambiamenti di portata sociale e sia riconosciuto come patrimonio comune di un paese capace di democrazia reale? Siamo infatti piuttosto convinti che questi protagonismi esistano già, ma non sono ancora riconosciuti, valutati, valorizzati e imitati, mentre prevalgono ancora spontaneismi poco efficaci, confusioni di piani di analisi e di operatività, eccessive semplicità di approccio ai problemi.

Facciamo quindi un primo tentativo di individuazione dei protagonisti già emersi e che dovrebbero essere moltiplicati in tempi brevi. È in tentativi di questo genere che il concetto di "territorio", tanto spesso richiamato nelle analisi di movimento, acquista concretezza e significatività e perde di astrattezza e senso di irrealtà. Elencare i nuovi protagonisti è relativamente facile: giunte comunali che si impegnano nella difesa del loro ambiente, comitati che si oppongono a opere pubbliche inutili o dannose, gruppi di base che lottano contro inceneritori, discariche o urbanizzazioni selvagge, gruppi di cittadini che impongono raccolte differenziate e pubblicizzazioni di beni comuni, famiglie che comprano direttamente dagli agricoltori o che scelgono prodotti biologici evitando gli eccessivi consumismi imposti dai supermercati, persone che si sottraggono ai processi di urbanizzazione forzata e tornano a rivitalizzare comuni abbandonati e terre eccessivamente sfruttate, iniziative di recupero di tradizioni culturali in via di sparizione, e la lista è certamente da completare.

Ogni volta che si mappano le risorse di un territorio circoscritto le sorprese sono infinite e la varietà delle culture all'opera emerge in tutta la sua ricchezza. Tuttavia, non si può trascurare il fatto che le singole esperienze possono essere accostate e confrontate ma non sommate a formare un sistema unico in via di affermazione. È infatti ancora abbastanza raro che le realtà più significative e vivaci vengano subito imitate in altri contesti e si diffondano a macchia d'olio; che i coordinamenti di realtà omogenee lavorino per la gemmazione e la moltiplicazione di entità analoghe in territori più lontani; che le reti nascenti organizzino subito delle mobilitazioni a scala territoriale maggiore; che famiglie e persone siano coscienti di essere i promotori di un futuro complessivo; che un diffuso senso di responsabilità porti a spingere perché in altri luoghi si inneschino meccanismo analoghi a quelli in corso.



Lavoro e Territorio/2

UN NUOVO MODO DI STARE AL MONDO PARLIAMONE

di Vittorio Sartogo

Il grande Galbraith, nel suo aureo libretto l'economia della truffa, sosteneva che le multinazionali, avendo bisogno di un ceto burocratico di direzione ma volendo evitare il discredito in cui versa questo termine, lo hanno chiamato management. Insomma, una piccola innocente truffa per mascherare la realtà di un potere manageriale e finanziario "potenzialmente tirannico", con la dominante determinazione di rafforzare solo se stesso. Lo certifica la vicenda delle stock options legate ai titoli Fiat: nel momento in cui l'azienda perde ulteriori quote di mercato, volano le prebende del management.

Nel seminario del Circolo romano del manifesto, il prossimo 22 gennaio, si argomenterà sul tunnel senza uscita sostenibile cui sta conducendo il volere «stare nel mondo», perché solo in questo mondo vi sarebbe la possibilità di salvare posti di lavoro. Stare, invece, "fuori dal mondo", ovvero in un altro mondo possibile, secondo un'antica formula, implica quel cambio di paradigma che molti auspicano, che vive in tantissime esperienze e lotte. Nella convinzione, come sosteneva Khun, il padre del concetto, che non si tratta soltanto di avere nuove idee, quanto piuttosto un nuovo punto di vista, un differente modo di affrontare i problemi in grado di modificare le concezioni delle persone. Insisteva tuttavia Khun a dire che «la decisione di rigettare un paradigma è sempre simultaneamente la decisione di accettarne un altro». Ed è per questo che la constatazione che l'attuale modo di produzione ed esasperato consumo sta producendo conflitti e iniziative che puntano su di una economia che valorizzi le opportunità che offre il territorio. Il paradigma del territorio appunto, o della riconversione ecologica dell'economia, secondo il quale si tratta di riconoscere quanto di positivo e alternativo va profilandosi nella concretezza di specifiche situazioni, per condurlo ad essere elemento portante di un salto di civiltà.

Ciò merita tuttavia un serio approfondimento in quanto: 1 - il territorio è una dimensione non neutra, essendo a sua volta un prodotto del capitale che lo plasma in funzione dei propri vantaggi; 2 - di conseguenza vi è una spinta inerziale che rende molto impervio cambiare comportamenti consolidati, cosicché la stessa capacità di autorganizzazione della società presenta difficoltà molto forti se non riesce a collegarsi alla comprensione delle tendenze di fondo; 3 - non è sufficiente muoversi dal basso, vista la scomparsa dell'opposizione politica e la drammatica inservibilità di gran parte delle sue proposte, poiché resta il problema della intermediazione politica per l'organizzazione dei settori strategici e della stessa regolazione statale e sovrastatale.

D'altra parte, una nuova economia, nuove politiche comportano una modifica sociale profonda e non possono essere ridotte ad elementi tecnici. La green economy e la cooperazione, per esempio, possono produrre altrettanti disastri se si riducono all'uso di nuove tecnologie lasciando immutata la flessibilità del lavoro come assicurazione dai rischi di investimento e la produzione in funzione di consumi tendenzialmente crescenti. Il punto politico essenziale da affrontare torna prepotentemente ad essere quello dei soggetti che scelgono, del predominio della democrazia nella guida delle scelte di politica economica. Elemento in conflitto insanabile con il pensiero dominante e con quello corrente.

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