La Repubblica, 27 maggio 2015
SICERCAd i capire meglio che cosa è Podemos, il “post-partito” (non so se sia la definizione giusta) che ha ribaltato il panorama politico spagnolo. Se ne colgono la fortissima spinta anti-establishment (in Italia si usa dire: anti-casta) e il culto della democrazia diretta, che chiama i cittadini a una sorta di autogestione, sulla falsariga dei nostri Cinque Stelle. Si prende atto che Podemos si definisce post-ideologico e rifiuta in toto il vecchio bipolarismo destra/sinistra; tentazione molto diffusa non solamente in Spagna.
Ma la situazione si complica, e non di poco, quando si legge chi sono i pensatori di riferimento di Podemos: Antonio Gramsci, Pier Paolo Pasolini, Altiero Spinelli, Ernesto Laclau e Chantal Mouffe. Ce ne fosse mezzo che è di destra. Ce ne fosse mezzo che non è di sinistra.
Quasi tutti i nuovi movimenti “di cittadini” sono antiliberisti, spesso con venature decisamente anticapitaliste, hanno una certa impronta neo-socialista, sono per un Welfare più esteso, per il salario di cittadinanza, per un drastico allargamento del potere decisionale. Ma con pochissime eccezioni (una è Tsipras) hanno una vera e propria fobia per la parola “sinistra”. Che deve suonargli decrepita, compromessa, consunta. Sta di fatto che la loro politica, sia pure in forme inedite, profuma (o puzza, a seconda dei punti di vista) di sinistra in modo inconfondibile. Ci si chiede quando e come accadrà che la parola “sinistra” sia nuovamente utilizzabile per indicare la sinistra.