Il manifesto, 16 settembre 2014
Il processo è stato inclusivo e partecipato, come ben rappresenta l’Appello verso le elezioni regionali, che nell’Assemblea del 3 settembre è stato approvato all’unanimità e assunto come analisi condivisa dei processi politici ed economici in corso a livello locale e nazionale. Oltre che dai comitati territoriali, espressioni di movimenti e realtà associative impegnati nelle molteplici vertenze aperte sui territori, l’Appello è stato condiviso dalle forze politiche presenti.
Si tratta di un risultato significativo, perché rappresenta ancora una volta la capacità dei Comitati dell’Altra Europa di saper leggere e interpretare il tempo presente e di porsi rispetto a esso come alternativa credibile.
L’Altra Emilia– Romagna risponde infatti alla necessità di contrastare il lungo governo Pd della regione, che voleva rappresentare la punta di diamante del modello di razionalizzazione neoliberista. È qui che sono state realizzate con incredibile precocità le privatizzazioni dei beni comuni pubblici, dei servizi, l’apertura ai «soci privati», la proliferazione di società partecipate, le esternalizzazioni dei servizi, i patti sociali con imprenditori e poteri forti come paradigmi di governo più democratico.
I risultati oggi delineano i contorni di una estesissima topografia della crisi, che investe l’economia, la società, la politica, punteggiata dalla chiusura delle tante realtà produttive, un tempo floride, dalla disoccupazione al 9%, dalla precarizzazione della vita delle giovani generazioni e non solo, dalle aggressioni all’ambiente e al territorio, dalle nuove ed estese povertà.
Si tratta certamente di una crisi scatenata dal fallimento dell’economia neoliberista (5,3 miliardi di perdite da parte delle circa 500 società partecipate in Emilia-Romagna), dai vincoli di bilancio imposti dalla Troika, assunti dai governi nazionali e trasferiti ai territori con tasse e riduzione dei trasferimenti (-16% in Emilia Romagna) e con l’imposizione di politiche di austerità (tagli alla sanità, al personale degli enti pubblici ecc.), pagate a caro prezzo dai ceti meno abbienti.
I nostri obiettivi fondamentali riguardano la difesa e il rafforzamento dell’intervento pubblico, contro la privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, la difesa e l’estensione dei diritti, in primo luogo quello al lavoro, la difesa dell’ambiente e la conversione ecologica dell’economia, l’estensione della partecipazione diretta dei cittadini alle scelte economico-politiche.
L’Altra Emilia-Romagna vuole mettere in campo una sinistra plurale, senza settarismi né faziosità, rispettosa dei processi e dei travagli in atto nella sinistra stessa. Il timone, tuttavia è saldamente alternativo al sistema di governo emiliano– romagnolo.
Si tratta di una straordinaria occasione per sottoporre le ciniche politiche di austerità e di tagli della spesa pubblica del governo Renzi al fuoco incrociato dei precari, dei disoccupati, delle donne espulse dalla produzione, dei giovani che non studiano né lavorano, degli anziani con pensioni minime, costretti a razziare tra gli scarti dei supermercati, dei senza casa, dei non garantiti.