A rischio di scomparsa un ecosistema unico al mondo, prodotto da millenni di lavorìo assiduo della natura, l'ultimo dei quali dedicato al saggio governo delle trasformazioni compatibili con la sua conservazione. Se ne discute ma la sua difesa era stata affidata ai suoi distruttori più recenti. la Nuova Venezia, 1 giugno 2017, con postilla
«Interessa ancora a qualcuno il riequilibrio della laguna?» Lorenzo Bonometto, naturalista ed esponente di spicco della Società di Scienze Naturali, se lo chiede da anni. «Nessuno mi ha mai risposto», dice sconsolato, «si parla di grandi opere in laguna, di navi e di nuovi canali. Di erosione e riequilibrio mai». Ieri pomeriggio lo ha spiegato in sala San Leonardo, nell'ambito di un convegno promosso dalla Municipalità di Venezia alla presenza di molti esperti di temi lagunari. E per la prima volta anche del presidente del Provveditorato alle Opere pubbliche (ex Magistrato alle Acque Roberto Linetti. «Non era mai succeso», ha detto con soddisfazione il moderatore del dibattito Stefano Boato, «che un presidente del Magistrato alle Acque venisse ad ascoltarci. Ci sono fenomeni che stanno mettendo a rischio l'antico equilibrio delle lagune e che il nuovo Piano Morfologico non prevede».
Non bastava l'escavo e l'approfondimento continuo dei canali progettati e realizzati con logiche autostradali; non bastava la continua riduzione del bacino lagunare; non bastava il moto ondoso provocato da grandi navi, vaporetti, taxi acquei, motori fuoribordo piccoli, grandi e grandissimi. Non bastava tutto ciò a tramutare la Laguna, da specchio d'acqua dal profilo modificato solo dagli effetti lenti, graduali e ripetitivi delle maree in un luogo turbinoso del quale stanno velocemente scomparendo vite vegetali e animali millenarie. Bisognava anche affidare la progettazione del "piano morfologico" della Laguna allo stesso consorzio di palazzinari, pluricriminale artefice del MoSE e delle sue opere. (e.s.)