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Alberto Vitucci
«Laguna consumata e barene distrutte»
1 Giugno 2017
Terra acqua e società
A rischio di scomparsa un ecosistema unico al mondo, prodotto da millenni di lavorìo assiduo della natura, l'ultimo dei quali dedicato al saggio governo delle trasformazioni compatibili con la sua conservazione. Se ne discute ma la sua difesa era stata affidata ai suoi distruttori più recenti.

A rischio di scomparsa un ecosistema unico al mondo, prodotto da millenni di lavorìo assiduo della natura, l'ultimo dei quali dedicato al saggio governo delle trasformazioni compatibili con la sua conservazione. Se ne discute ma la sua difesa era stata affidata ai suoi distruttori più recenti. la Nuova Venezia, 1 giugno 2017, con postilla

«Interessa ancora a qualcuno il riequilibrio della laguna?» Lorenzo Bonometto, naturalista ed esponente di spicco della Società di Scienze Naturali, se lo chiede da anni. «Nessuno mi ha mai risposto», dice sconsolato, «si parla di grandi opere in laguna, di navi e di nuovi canali. Di erosione e riequilibrio mai». Ieri pomeriggio lo ha spiegato in sala San Leonardo, nell'ambito di un convegno promosso dalla Municipalità di Venezia alla presenza di molti esperti di temi lagunari. E per la prima volta anche del presidente del Provveditorato alle Opere pubbliche (ex Magistrato alle Acque Roberto Linetti. «Non era mai succeso», ha detto con soddisfazione il moderatore del dibattito Stefano Boato, «che un presidente del Magistrato alle Acque venisse ad ascoltarci. Ci sono fenomeni che stanno mettendo a rischio l'antico equilibrio delle lagune e che il nuovo Piano Morfologico non prevede».

Uno strumento in discussione, elaborato dal Provveditorato e dal Consorzio Venezia Nuova, con l'aiuto di esperti esterni. Nel Piano si parla della laguna del futuro e della sua difficile convivenza con la pressione antropica. Ma anche di interventi possibili per mettere insieme la conservazione e lo sviluppo. Qualcuno lo ha letto come un glimaldello per lo scavo di nuovi canali. Come il Contorta prima, le Tresse poi. Entrambi pensati per le grandi navi, abbandonati adesso per la nuova soluzione, il Vittorio Emanuele. Che non va scavato da zero, ma riportato alla profondità di 9 metri, con l'estrazione di milioni di metri cubi di fanghi dai fondali.
«Non si parla mai però di quello che succede in laguna ogni giorno», dice Bonometto. Dopo lo scavo di nuovi canali, anche per la costruzione del Mose, l'equilibrio si è rotto. Quasi un milione di metri cubi di sedimenti se ne vanno in mare ogni anno. Da una parte la laguna si sta dunque trasformando in un braccio di mare, con la distruzione delle barene. Dall'altro la mancata circolazione verso la terraferma e l'area di gronda, provoca interramenti e anossia, per la concentrazione di alghe visibile anche in questi giorni. Lo ha spiegato Renzo Scarpa, consigliere comunale del Gruppo Misto, chiedendo al Magistrato alle Acque di riprendere l'antica opera di manutenzione della laguna.Un sistema complesso, per troppi anni trattato come un luogo dove costruire dighe e banchine portuali. Opere che invece di ridurre le acque alte hanno aumentato il «consumo» della laguna.

postilla

Non bastava l'escavo e l'approfondimento continuo dei canali progettati e realizzati con logiche autostradali; non bastava la continua riduzione del bacino lagunare; non bastava il moto ondoso provocato da grandi navi, vaporetti, taxi acquei, motori fuoribordo piccoli, grandi e grandissimi. Non bastava tutto ciò a tramutare la Laguna, da specchio d'acqua dal profilo modificato solo dagli effetti lenti, graduali e ripetitivi delle maree in un luogo turbinoso del quale stanno velocemente scomparendo vite vegetali e animali millenarie. Bisognava anche affidare la progettazione del "piano morfologico" della Laguna allo stesso consorzio di palazzinari, pluricriminale artefice del MoSE e delle sue opere. (e.s.)

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