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Luca Orlando
La Tav ce la facciamo da soli
18 Giugno 2011
Veneto
Gli industriali del nord est disposti a entrare direttamente in campo con risorse finanziarie ma “occorre ridurre l'impatto dei veti locali”. Il Sole 24 Ore, 17 giugno 2011

CASALE SUL SILE (TV) - Sedici miliardi da investire. Di cui oltre 14 ancora da trovare. La strada dell'Alta velocità ferroviaria in Veneto è tutta in salita e le magre disponibilità dei fondi pubblici non fanno pensare a soluzioni a breve. I protocolli d'intesa Governo-Regione si sprecano (l'ultimo è di ieri) ma i fondi sono un'altra cosa. E intanto la logistica locale scoppia, i costi di trasporto sono oltre la media europea, l'Expo 2015 è già un appuntamento perso.

Così gli imprenditori veneti decidono di alzare il pressing, facendosi parte attiva nel reperimento dei capitali per realizzare l'opera. Progetto ancora embrionale, che partirà avviando un tavolo con la Regione, e che tuttavia identifica un nuovo approccio ai problemi. «Non possiamo solo lamentarci - ricorda il leader di Confindustria Veneto Andrea Tomat - occorre anche un impegno diretto». Che però, per concretizzarsi in un disegno reale di project financing, richiede alla politica soprattutto certezze. Nelle regole di remunerazione del capitale, nella durata delle gare, nei costi da sostenere, nei tempi per la realizzazione dell'infrastruttura.

Tre ore da Milano a Treviso. Tre ore da Milano a Roma, con il doppio dei chilometri però. Il problema, in fondo, è tutto qui. È il motivo per cui gli imprenditori del Nord Est chiedono con forza che l'alta velocità ferroviaria coinvolga anche il territorio più industrializzato d'Italia, quello in cui però logistica ed efficienza dei trasporti non riescono a tenere il passo con le esigenze crescenti dell'economia. A Casale sul Sile, due passi da Treviso, imprenditori ed amministratori locali provano ad uscire dalla routine del solito dibattito per proporre un'azione autonoma.

'La Tav ce la facciamo da soli' è lo slogan della giornata, legato a un progetto proposto da Confindustria e Ance del Veneto che punta a coinvolgere i capitali privati nell'operazione. Impegno ciclopico, considerando che le tratte di binari mancanti, da Treviglio a Padova e da Mestre a Trieste prevedono 15,8 miliardi di investimenti, di cui - ricorda il vicepresidente di Confindustria Cesare Trevisani -, solo 1,4 miliardi già finanziati con risorse pubbliche. «Ma non sono i soldi a mancare - osserva -, i capitali privati si trovano, a patto di poter offrire agli investitori certezze su tempi, regole e costi. Per fare questo occorre ridurre l'impatto dei veti locali, sfoltire ulteriormente le conferenze dei servizi, garantire un ritorno sul capitale investito che possa convincere i privati della bontà dell'operazione».

Il primo passo le imprese venete lo compiono aprendo un tavolo di confronto con la Regione, già accettato da Zaia, per studiare una proposta «semplice e concreta sia sotto il profilo tecnico che finanziario». L'idea è quella di allargare il consenso, cercando anche sponde finanziarie dirette, come ad esempio Veneto Sviluppo. Nessun dubbio tra imprenditori ed enti locali sul fatto che la Tav a Nord Est debba essere considerata un'opera prioritaria dall'intero paese.

«Le infrastrutture - spiega il presidente di Ance Veneto Luigi Schiavo - sono il motore per l'intero territorio». «È il sistema dedicato all'export - rilancia il presidente dell'Autorità portuale di Venezia Paolo Costa - che chiede a gran voce di eliminare strozzature e colli di bottiglia». E i soldi? Possibilista è Mario Ciaccia, ad di Biis, il 'braccio' infrastrutturale di IntesaSanpaolo. «Pronti a strutturare un'operazione - spiega - e disponibili anche a prendere direttamente una piccola quota del progetto, per dare un segnale e invitare altri investitori a partecipare.

L'auspicio è l'avvio di uno schema di project financing, valutando magari la creazione di una società della mobilità del Nord Est per avere un'unica regia. A patto però che ci siano regole chiare e che si agisca in un'ottica di sistema per incrementare il traffico attuale». Tema fondamentale, quello dei volumi gestiti sui binari, anche per Trevisani.

«La domanda attuale non è sufficiente e la connessione con i sistemi portuali - chiarisce - diventa un tassello fondamentale per rendere conveniente l'operazione. In questo senso i progetti di sviluppo dei porti di Venezia e Trieste non sono e non devono essere considerati alternativi. Ecco perché a mio avviso occorre agire anche a livello costituzionale, riportando le infrastrutture strategiche all'interno della competenza statale».

E intanto? Qualche passo avanti in realtà c'è e proprio ieri la Regione ha siglato l'8° atto aggiuntivo all'accordo quadro Regione-Governo sulle opere strategiche, atto che prevede le priorità a cui destinare le risorse, tra cui appunto la Tav. L'Università Bocconi intanto stima che i costi del 'non fare' arrivano a 112 milioni per chilometro. Per la sola linea Milano-Verona si tratta di 16 miliardi, pagati in ritardi, inefficienze, appuntamenti mancati ecc.. E anche turisti che non arrivano. Per quanto il pressing delle imprese possa accelerare i tempi, è già chiaro che l'Expo 2015 sarà un lontano ricordo quando i primi cantieri inizieranno a operare.

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