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Paolo Berdini
La strategia del condono
22 Giugno 2010
Abusivismo
Obiettivo: "mettere la parola fine alla legalità e alle azioni promosse da quella parte dello Stato che resiste". il manifesto, 22 giugno 2010

La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Recita così l'art. 9 della Costituzione. Se venisse accettato l'emendamento proposto dai senatori Tancredi (Abruzzo), Latronico (Basilicata) e Richetto Fratin (Piemonte) questa solenne prerogativa verrebbe di fatto cancellata. La precedente legge del 2003 (presidente Berlusconi e ministro delle infrastrutture Lunardi) escludeva dalla possibilità di ottenere il condono per gli immobili che ricadevano in aree vincolate paesaggisticamente proprio perché la tutela è un principio costituzionale e non può essere una legge ordinaria a violare quel principio. Ma, come noto, la Costituzione sta stretta al presidente del Consiglio e a molti esponenti del Pdl: ecco il motivo di tanto accanimento.

Ci sono poi anche meno nobili motivazioni. Dal 2003, nel più totale disinteresse della politica, sono stati i poteri dello Stato a contrastare l'illegalità dilagante nel campo dell'urbanistica. La magistratura ha ordinato molte demolizioni previste dalle leggi. Le Soprintendenze archeologiche - si pensi all'azione coraggiosa di quella dell'Appia antica a Roma - hanno negato i condoni agli scempi perpetrati contro il bene comune. Contro questa volontà di far rispettare le leggi ci sono state manifestazioni in tutta la Campania.

È anche questo il motivo dell'iniziativa del Pdl: mettere la parola fine alla legalità e alle azioni promosse dallo Stato che resiste. Sembra che l'onorevole Bonaiuti abbia negato con sdegno qualsiasi ipotesi di condono. Un mese fa il consiglio dei ministri aveva approvato un decreto che sospendeva l'esecuzione delle demolizioni in Campania fino al prossimo anno. Era con tutta evidenza il primo passo per il condono. Non vale dunque la pena di scandalizzarsi, basterebbe che la presidenza del Consiglio abrogasse la sospensiva e sostenesse l'esecuzione delle demolizioni in Campania, in Sicilia e in Calabria, tanto per cominciare. In questo modo non solo contribuirebbe all'affermazione della legalità ma darebbe il segnale che si vuole mettere in sicurezza il territorio. L'abusivismo provoca tragedie. Nel 2009 a Giampilieri una frana cancella una parte dell'abitato e semina vittime. C'erano da fare 200 demolizioni di case abusive e non furono eseguite. Sempre nel 2009 ad Ischia frana la collina sopra Casamicciola uccidendo una persona: erano pronte decine di demolizioni e anche lì non furono eseguite.

Non sappiamo se il Parlamento "sovrano" approverà o meno l'emendamento dei tre senatori. Comunque vada, il segnale al paese avrà prodotto comunque i suoi effetti: ciascuno è "padrone a casa propria" e può continuare a fare scempi. Tanto paga la collettività. Il condono edilizio viene giustificato dall'esigenza di fare cassa. Un falso vergognoso: per ogni euro di introito alle casse pubbliche i comuni sono costretti a spendere cinque volte tanto per portare strade, acquedotti e gli altri servizi. E visto che questi soldi i comuni non ce l'hanno perché il governo taglia i bilanci, non c'è altro modo che ricorrere all'urbanistica contrattata, che in cambio di quattro soldi consente di costruire dappertutto, al di fuori di ogni regola. L'abusivismo e la speculazione edilizia si danno una mano. E soffocano il paese.

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