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Ella Baffoni
La storia a rischio. Un patrimonio dissepolto e minacciato dal Mattone; d'oro
16 Aprile 2011
Una villa dell’antica Roma sarà seppellita da nove “ville urbane” e una torre di 11 piani? Può succedere. Una corrispondenza illustrata per eddyburg

Roma, 15 aprile 2011 - Quando aprì il cantiere, pochi trovarono da ridire. Il vecchio deposito Atac davanti al cinema Jolly in via della Lega Lombarda, a Roma, sarebbe diventato un complesso avveniristico di case di pregio, uffici e una piccola compensazione per il quartiere, una biblioteca e qualche appartamento a canone sociale. Ma, buttate giù le vetuste rimesse, ecco i primi muretti di opus reticolatum. La soprintendenza scava, e trova. Una ricca villa – ed estesa su larga parte del cantiere – che probabilmente raggiungeva il Fosso di Pietralata. Su preesistenze di età arcaica, V e IV secolo a.C. - poi ampliata in epoca repubblicana, e abitata fino all'età imperiale. Posta com'è tra san Lorenzo e sant'Ippolito potrebbe essere stata usata come Domus ecclesiae. Dal II secolo venne abbandonata e usata come necropoli, per essere riutilizzata poi in epoca medievale.


Tra i ritrovamenti, un pavimento in mosaico, un altare, un colombario con stucchi e intonaci dipinti, frammenti di marmo e di sarcofagi con epigrafi, una larga vasca, forse una fontana. “Ma più probabilmente - dice Paola Filippini, l'archeologa della Soprintendenza che segue gli scavi, un piccolo impianto produttivo, legato all'uso dell'acqua – quella era una zona paludosa e vicino scorreva un corso d'acqua che poi si gettava nel Fosso di Pietralata - usato fino all'epoca medievale. E infatti abbiamo trovato anche delle canalizzazioni. Finora abbiamo fatto saggi di superficie, solo per evidenziare le creste dei muri – danneggiati peraltro dalla costruzione della rimessa Atac e dai successivi rimaneggiamenti - lo scavo vero e proprio continua. E' un sito complesso di cui abbiamo finora solo evidenziato i limiti”.

E ora, che succede? Il III Municipio ha fatto un un sopralluogo in febbraio, e la ditta costruttrice (Parsitalia) ha annunciato modifiche al progetto. Ma in questi giorni accanto ai tecnici della soprintendenza hanno cominciato a lavorare anche gli operai della ditta, e c'è chi dice ci sia stata una rapidissima conferenza dei servizi per rimodulare il progetto e consentire l'avvio dei lavori.

Davvero basta mettere a quei palazzoni una ridda di palafitte per proseguire il cantiere, prima ancora che l'area venga del tutto studiata e “letta”? E dell'area archeologica che sarà? E i due piani di parcheggi interrati, inizialmente previsti?

I progettisti avevano promesso un complesso avveniristico del tutto ecosostenibile: massima efficienza energetica, gestione del ciclo delle acque, giardini e fontane, grande qualità ambientale. La villa romana obbliga però a riconsiderare tutto: è davvero ecosostenibile una costruzione che rade al solo – o ricopre di terra – un sito del genere? Giardini pensili e fontane, previsti per i tagli di maggiore pregio, basteranno a garantire il promesso “benessere psicofisico degli abitanti”, una volta noto che le “ville urbane” sono costruite su un antico cimitero? Già, perché il progetto prevede tre edifici di varia consistenza con nove “ville urbane”, attici “per pochi esclusivi acquirenti”. Più in basso uffici e servizi commerciali, e la "Torre": un edificio alto 11 piani, “rivestito con un involucro leggero e trasparente, che di notte diventa una vera e propria pelle luminosa. Le altre unità abitative, dai 42 mq ai 95 mq, sono dotate di logge su tutti i fronti con incredibile vista sulla città”. E sul verde del Verano.

Proprio lì accanto, la “Casa del sole”, una cascata di terrazze digradanti, prima prova dell'ottima qualità progettuale usata poi soprattutto a Garbatella e firmata da Innocenzo Sabatini, attorno le più antiche case popolari di Tiburtino Secondo, più che dignitosa prova degli architetti dell'epoca. Qualche metro più in là il cantiere della nuova stazione Tiburtina, la cui piattaforma ha quasi raggiunto le terrazze dei palazzi circostanti, e figuriamoci cosa sarà una volta completata l'edificazione sovrastante.

Perché non fermare il cantiere adesso, prima che partano i lavori di fondazione, compensando la ditta con un'altra area? Perché non utilizzare l'unica parte ancora in piedi, l'ingresso del garage, per ospitare un museo-biblioteca, e lasciare spazio agli scavi e all'area archeologica? Una “Città del sole” - questo l'ambizioso nome del progetto, che ha vinto un prestigioso premio di architettura, il Mattone d'oro 2010 – si può costruire dovunque, e magari riqualificherebbe un pezzo di periferia. Mentre il Tiburtino, assetato di verde e di spazi pubblici, ne avrebbe un po' di respiro.

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