Le regge di quello che a troppi italiani piacque, e magari piace ancora, anche perché di travestiva da Re (Mida). L
a NuovaSardegna, 13 aprile 2014
La richiesta di Berlusconi di essere affidato ai servizi sociali all'interno della sua tenuta di Arcore (secondo Il Messaggero) è l'ultima incredibile mossa che conferma il ruolo polifunzionale attribuito alle sue case.
Per raccontare e interpretare l'ultimo ventennio, non si potrà eluderlo l'intreccio pubblico-privato – condensato nell'intimo di quelle case – e al quale l'Italia si è appassionata fino ai dettagli. Palese nelle intercettazioni che sono ormai testi con una loro cifra (la cronaca è letteratura compressa, diceva Oscar Wilde). Berlusconi si capirà solo traducendo la fiction e spiegando l'iconografia che molto si è giovata di sfondi domestici. In parte svelati da giornalisti coraggiosi o fortunati: per via di un filtro potente, una regia con il compito di escludere il caso nella rappresentazione (o pronta a volgerlo a vantaggio).
Le case di Berlusconi sono la location del format – direbbero gli esperti di televisione. Hanno contribuito molto al suo successo e alle sue disgrazie, e avranno un posto nel resoconto degli storici. Sono i palazzi del potere di quest'epoca, indispensabili alla recita allestita volta per volta (la libreria con foto di famiglia nei momenti solenni). Case di un uomo politico molto ricco, diventate scenari della politica. Come mai era accaduto nella storia della Repubblica, e com'era, piuttosto, nelle monarchie, quando la reggia assicurava i fondali per le movenze simboliche del sovrano e della corte. Gli organi di informazione hanno continuamente titolato di incontri a Palazzo Grazioli (tutto maiuscolo). E così la sua casa di Belusconi divenuta per molti una sede istituzionale. Talmente attrezzata da rendere sconsigliabile ogni attività distante da quelle mura protettive. Tant'è che il giorno drammatico della decadenza il pubblico è stato convocato nella strada lì davanti
Nessuno ha mai fantasticato sulle case dei leader della prima Repubblica, che so, sull' appartamento di Prodi a Bologna. E neppure Mussolini, in quell'altro ventennio, ha mai esibito una sua casa a Roma (era ospite dei Torlonia e vedeva Claretta a Palazzo Venezia).Dopo il 1994 le sedi del governo e della politica sono finite in secondo piano, e architetture come Palazzo Chigi (la “prua d'Italia” secondo il duce) sono state declassate a succursali della casa romana di Berlusconi, o addirittura della villa in Sardegna.
Due splendide residenze aristocratiche, impianto seicentesco, interni sempre troppo agghindati per le foto ufficiali; mentre la casa sarda, già di Flavio Carboni, rispecchia il sogno della villeggiatura dei molto danarosi. Stile “Costa Crociere”, attrezzata per gli show estivi con gli effetti speciali noti (finto nuraghe, vulcano telecomandato, anfiteatro con luci psichedeliche, ecc.), resterà nella memoria per gli illustri ospiti stranieri costretti a perdere l'aplomb istituzionale in quel clima spensierato.
E' in questo set di edifici che la corte berlusconiana ha affiancato tutti i comportamenti del leader, nelle vesti improbabili dello statista con le note derive dal pop al trash. E ognuno di questi luoghi ha consentito lo svolgimento di attività diverse in un mix simultaneo (incontri di affari, strip tease, riunioni di partito e cene eleganti). Il modello è l'abitare del sovrano per il quale tutte le occasioni – un'udienza solenne come un ballo in maschera – erano buone per prendere decisioni.
Gli studiosi che si sono interrogati sul potere sanno che pure grazie ai simboli l' autorità politica viene percepita e riconosciuta. E' andata come sappiamo in questi anni. E ora potrebbe cominciare un'altra storia, almeno affrancata da comportamenti da antico regime. Gli interrogativi di queste ore sul futuro di Berlusconi in declino sottintendono pure il destino delle sue case, con quel surplus di valore simbolico che forse impedirà un loro ritorno nella normalità della dimensione privata. E comunque vadano le cose per Berlusconi, è facile immaginare che per i suoi sostenitori conserveranno la capacità di evocare i fasti del passato, nonostante il senso di malinconia che mettono i luoghi dove i leader concludono la loro carriera.
A tutti gli altri basterà che i palazzi delle istituzioni tornino ad assumere appieno il loro ruolo.