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Maurizio Danese
La Serenissima rivive a Porto Marghera
23 Ottobre 2005
Vivere a Venezia
Trappola per turisti scemi, o inizio di una politica di contenimento del turismo? Valorizzazione delle aree private, oppure avvio di una politica immobiliare pubblica? Da il Gazzettino del 23 ottobre 2005

E così la vera Venezia potrà tornare ad essere una bomboniera e l'altra potrà essere presa d'assalto dai turisti. E quella nuova serve a salvare la vecchia. In due modi: rallentando l'impatto del turismo sulla città e ricavando risorse da destinare al centro storico e ai suoi cittadini. Perchè questo è il punto vero e cioè che a Venezia ormai si contano 15 milioni di turisti all'anno e nessuno nemmeno può ipotizzare di fermare questo fiume in piena. Stanno tornando gli americani, i tedeschi, i francesi, ma arriveranno gli indiani e i cinesi. A milioni. Perchè lasciare che Venezia rischi di morire schiacciata sotto le suole di 25-30 milioni di turisti all'anno?

Da qui l'idea geniale di farne una copia. Uguale alla vera Venezia, ma in terraferma. E d'epoca, però. Così tutti i turisti avranno a disposizione da una parte la Venezia d'oggi e dall'altra la Serenissima, con tanto di maschere e costumi del '700, ricostruita nel dettaglio con la precisione di un set cinematografico, con tanto di attori in costume d'epoca e giri in gondola con il sosia di Casanova, con dame e cavalieri, lacchè e musicisti. In terraferma nascerà così la Venezia del divertimento - diversa dalla Venezia della cultura, d'accordo, ma proprio per questo in grado di venire incontro alle esigenze di un turismo sempre più all'americana e quindi sempre meno compatibile con la fragilità di Venezia. E in centro storico si potrà pensare allora a governare invece un turismo che sia compatibile con la città, dotandosi di strumenti di controllo dei flussi, potendo arrivare a decidere esattamente quanti turisti entrano ogni giorno.

E a chi ha intenzione di fare lo schizzinoso e sollevare l'obiezione che così diventa Gardaland, con una Venezia di cartapesta, varrà la pena di ricordare che una operazione come questa vale 200 milioni di euro e porta a Venezia un indotto di qualche decina di milioni di euro all'anno, dando pane e companatico ad almeno 10 mila persone e permettendo di finanziare la Venezia vera, la sua cultura, la sua storia, i suoi abitanti. Vuol dire poter togliere l'Ici e la tassa per le spazzature ai veneziani che resistono in centro storico. Vuol dire poter finanziare il ritorno a Venezia di chi è stato costretto ad emigrare in terraferma. Vuol dire riempire la città di veneziani. E di turisti scelti.

E' questo il colpo d'ala della Giunta di Massimo Cacciari. Dello stesso sindaco che una dozzina d'anni fa aveva partorito la genialata del Parco scientifico tecnologico, risposta alta, di idee, alla crisi di Porto Marghera. Anche questa si preannuncia come l'idea chiave, risolutiva, che disegna la Venezia-Mestre del futuro, in grado di progettare il "suo" turismo. A questa idea della Venezia in replica sta lavorando l'assessore alla Produzione culturale Sandro Parenzo, scelto da Massimo Cacciari proprio con l'intenzione di avviare progetti innovativi e rivoluzionari come questo.

Parenzo ha discusso a lungo con Massimo Cacciari la necessità di trovare una idea forte attorno alla quale coagulare interessi economici e culturali di Venezia. L'idea base è di fare una sorta di parco tematico in riva alla laguna. Perchè, se la prima industria della città è il turismo, ragiona Parenzo, certo bisogna rendersi conto che di turismo si può anche morire. E siccome la quantità di turisti che arriva e sta per arrivare è tale da riempire venti volte Venezia, soffocandola, l'unico modo di sgravarla del peso eccessivo è far sì che una quota di questi turisti possa avere una alternativa.

Una alternativa piacevole, diversa dalla Venezia di oggi e quindi una alternativa vera perchè da una parte si avrà la Venezia d'oggi e dall'altra la Venezia dei libri di storia, dei Dogi e delle corse in carrozza, dei carnevali in costume e delle congiure di palazzo. Sarà per il turista come entrare nell'atmosfera vera della Serenissima che ha visto solo nei film.

Una operazione raffinata dal punto di vista industriale, ma anche culturale, che potrebbe essere messa in piedi nel giro di pochi ann. Un sogno. Una follia. Certo, bisogna parlarne con gli albergatori e con tutte le categorie che vivono di turismo a Venezia e bisognerà convincerli che hanno anche loro interesse ad avere un turismo sempre più qualificato in centro storico. Intanto Parenzo sta girando in lungo e in largo Porto Marghera a caccia di un'area sufficientemente grande da impiantarci questa Venezia del '700.

Perchè serve l'acqua e però ci vogliono anche i parcheggi. Bisogna pensare agli alberghi e ai centri di produzione cinematografica e televisiva in digitale. Venezialand infatti non può essere solo una Venezia di cartapesta. Siccome nasce già come set teatrale, infatti, tanto vale utilizzarlo per delocalizzare tutte le produzioni.

E l'assessore pensa già all'indotto perchè qui c'è lavoro per chi gestirà alberghi e ristoranti, ma anche per artigiani e carpentieri, attori e artisti, esperti di informatica e cameraman, registi e scenografi. Dal momento che hai un set televisivo e cinematografico perfetto, a quel punto l'intera produzione in digitale di spot e cinema infatti può essere trasferita qui a Marghera, no? E inevitabilmente questo porterà a Marghera anche la ricerca sulle nuove tecnologie digitali. Ecco il collegamento con il parco scientifico tecnologico, ecco il punto di contatto con la facoltà di informatica di via Torino. Insomma, attorno all'idea della nuova Venezia potrebbe ruotare il futuro della città per i prossimi decenni. Che cosa serve? L'area.

Parenzo a quanto si capisce sta ragionando sui 7 ettari che l'Immobiliare Veneziana ha a ridosso del Parco scientifico tecnologico - l'area cosiddetta ex Complessi. Anche perchè non è detto che i centri di produzione dell'immagine in digitale debbano per forza nascere attaccati alla replica di Venezia. Quelli possono stare dentro il Parco scientifico tecnologico e che è lì a due passi, mentre nei 7 ettari si mette solo piazza San Marco, calli e campielli, per capirci.

Di certo per adesso c'è solo la voglia di mettere mano ad un progetto strategico in grado di risolvere due problemi epocali, il turismo e la crisi economica. Con Venezia che soffoca di turisti e Mestre che arranca, la soluzione è la fantasia.

L'immagine è tratta dal sito di Paolo Visconti

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