Il manifesto, 23 luglio 2014 (m.p.r.)
Entro la fine di luglio la Commissione Via del ministero dell’Ambiente si pronuncerà sul progetto della multinazionale Tap che prevede l’approdo del gasdotto sulla costa di San Foca, nel leccese, per far giungere in Europa il gas naturale dell’Azerbaigian. Al progetto, il cui impatto è ritenuto invasivo, si oppongono i comitati regionali «No Tap» i quali hanno sensibilizzato le popolazioni sui possibili danni ambientali per il territorio pugliese.
Negli stessi giorni in cui il presidente azero Ilham Aliyev era a Roma per una serie di accordi col governo Renzi in materia energetica, è stato aperto a Lecce un ufficio (rappresentante gli interessi delle società internazionali del progetto Tap — Trans adriatic pipeline) il cui responsabile ha illustrato un programma di manifestazioni sponsorizzate dalla multinazionale per l’estate salentina.
Con un budget di circa 350 mila euro (evidente l’intento propagandistico con elargizioni di prebende per addomesticare posizioni oltranziste) sono finanziate varie iniziative che, come in ogni provincia che punta sul turismo, solitamente decollano durante la stagione. Un carnet di appuntamenti, in paesi e paesini, che vanno dalla sagra a base di prodotti mangerecci alla festa patronale con allestimento di luminarie, dalla discoteca sul mare al concerto da stadio, dal concorso-vacanza in hotel della zona alla partecipazione presso la radio locale, fino ai gratta e vinci distribuiti sulle spiagge con in palio portacellulari, teli da bagno, palloncini e gadget, contrassegnati col marchio Tap ovviamente. «Energia a vocazione turistica» è lo slogan con cui si fa passare il tutto come un calendario di eventi culturali.
Culturali perché la Tap ha tentato di coinvolgere, elevandone lo spessore, la città capoluogo? Al consigliere delegato dal Comune al comitato preposto alle manifestazioni estive, è infatti giunta l’offerta, per la tre giorni festaiola dell’ultima settimana d’agosto in onore dei santi patroni, di una somma di 20 mila euro targata Tap. Ma vendere, o peggio svendere, i nomi di Oronzo, Giusto e Fortunato (i patroni di Lecce) per appena 20 mila euro è forse sembrato poco dignitoso. Fatto sta che arcivescovo e sindaco della città si sono defilati, per poi declinare l’offerta. Anche per non prestare il fianco al tourbillon di polemiche, che si sarebbe rovesciato, accettando quel denaro che alla cittadinanza è apparso un obolo, non proprio generoso peraltro. Un obolo per comprarsi il consenso sociale e tacitare le resistenze di quanti contestano il passaggio del gasdotto nel Salento. Intanto la querelle ha attraversato repentinamente città, paesi e spiagge. Ma se sulle prime la multinazionale ha fatto breccia sponsorizzando un paio di manifestazioni (il nome Tap è stato acceso da una miriade di lampadine al led in una serata di sagra, con un contributo di appena 5000 euro), ora le comunità cominciano a prendere distanze e a rifiutare le offerte. Con buona pace del marchio Tap programmato per un’estate al top.
Alla commissione Via dell’ambiente, che deciderà a giorni sulla criticità del progetto, i responsabili Tap in Salento, pur privilegiando l’approdo della condotta a San Foca, hanno indicato una decina di siti alternativi e compatibili lungo la costa che corre da Brindisi a Otranto. Il gasdotto transnazionale che porterà il gas azero in Europa (avrà una portata fino a 20 miliardi di metri cubi all’anno) è un’opera imponente il cui costo si aggira sui 40 miliardi di euro. La condotta attraversa regioni della Turchia europea, della Grecia settentrionale e dell’Albania, prima di tuffarsi nel Canale d’Otranto lungo 117 chilometri sottomarini. Raggiunta la costa adriatica pugliese percorrerà alcuni chilometri sul territorio salentino. Il terminale infine si collegherà all’infrastruttura a rete della Snam gas.