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Paolo Conti
La rivolta degli archeologi
6 Agosto 2010
Beni culturali
Continua indefessa l'opera dei distruttori. Non basta pensare che saranno maledetti per secoli, bisogna fermarli oggi.Corriere della Sera, 5 agosto 2010

«Le spese di queste disposizioni saranno pagate dal territorio, che continua ad essere oggetto di autentici attentati. Penso all’imminente piano casa: chi potrà seguire le attività dei cantieri e assicurare che non vengano distrutti beni archeologici? Non siamo più in grado di svolgere il compito istituzionale per il quale siamo stati assunti. Cioè vigilare perché il patrimonio non visibile, quello ancora interrato, non venga cancellato o danneggiato... La prospettiva è il blocco totale del nostro lavoro».

A parlare, con evidente emozione nella voce, è Giorgia Leoni, presidente della Confederazione italiana archeologi, trecento iscritti tra i circa 30.000 professionisti che si calcola svolgano questo lavoro in Italia in modo continuativo (mancano cifre ufficiali poiché non esistono albi professionali). L’universo dei Beni culturali e la salvaguardia dei nostri tesori storico-culturali e paesaggistici si scontra ancora una volta con i tagli della Finanziaria. I funzionari del ministero assunti come archeologi e incaricati in massima parte di funzioni ispettive (anche qui si tratta di trecento persone) rischiano di non poter più lavorare. Né potranno farlo i loro collaboratori. In base all’articolo 6, comma 12, della legge vengono aboliti i rimborsi della benzina per gli spostamenti con mezzi privati per raggiungere i cantieri da controllare: grandi opere come le metropolitane urbane o la Tav, oppure piccoli interventi di privati nelle zone agrarie, i nuovi impianti eolici che presto dilagheranno in Puglia o in Molise, gli interventi per la viabilità (autostrade e strade provinciali o comunali).

Al taglio dei rimborsi segue anche un’altra precisazione: non sarà riconosciuta alcuna indennità di responsabilità civile nel caso di incidenti, se qualche funzionario dovesse comunque usare la propria automobile. Dunque nessuna copertura assicurativa. Spiega ancora Giorgia Leoni: «In teoria dovremmo usare i mezzi pubblici. Cioè tram, treni e bus. Non c’è problema se si deve raggiungere una zona urbana. Penso ai cantieri della metropolitana a Roma, per esempio, o a quelli milanesi, napoletani, fiorentini. Il nodo è tutto quel vastissimo territorio nell’interno della Penisola che costituisce il cuore del nostro paesaggio. Lì i cantieri agirebbero indisturbati senza le nostre ispezioni, che possono essere concordate o improvvise proprio per scongiurare guasti, vandalismi, ruberie, occultamenti. Non parliamo di clamorose cifre. I rimborsi, nella media, non superano i 20-30 euro mensili per funzionario». Immaginando, per abbondanza, più di 50 euro al mese per 300 funzionari, non si superano i 200 mila euro annui.

È stato il segretario generale del ministero Roberto Cecchi il 28 luglio a vietare i rimborsi. La prima circolare metteva ufficialmente al riparo i dipendenti dei Beni culturali da quelle restrizioni («questa amministrazione ha necessità di continuare a svolgere, senza interruzioni le proprie funzioni, previste da norme di rango costituzionale e ordinario, di tutela e salvaguardia del patrimonio culturale soprattutto attraverso lo svolgimento di una puntuale e intensa attività ispettiva di vigilanza e controllo estesa a tutto il territorio nazionale. Tale attività, considerate le esigenze di necessità e urgenza degli interventi ispettivi di verifica, che non possono sempre essere effettuati con le automobili di servizio, e tenuto conto dell’inaccessibilità di molti luoghi del territorio da parte dei mezzi di trasporto pubblico, viene effettuata anche mediante l’utilizzo del mezzo proprio da parte del personale preposto»). Seguiva la raccomandazione di ricorrere alle auto private solo in «caso di urgenza e con autorizzazione». Ma il 28 luglio, con poche e secchissime righe, lo stesso Cecchi ha sospeso la circolare vietando di fatto i rimborsi e l’uso dei propri mezzi, togliendosi però la soddisfazione di ricordare che a suo avviso la conversione in legge della Finanziaria non aveva alterato l’articolo 6 comma 12 che esenta dal divieto di rimborso chi ha compiti ispettivi. Voci interne al ministero assicurano che Cecchi sarebbe stato autorevolmente e insistentemente «convinto» dai vertici politici (lo stesso ministro Sandro Bondi?) a fare marcia indietro per evitare l’ennesima collisione col ministro per l’Economia, Giulio Tremonti.

Sta di fatto che fino a pochi giorni fa Cecchi, come dimostra la sua prima circolare, sottoscriveva un testo che, letto oggi, appare come un pieno sostegno alle rivendicazioni degli archeologi.

La categoria è compatta, preoccupatissima. E sempre meno motivata: i trecento archeologi ministeriali hanno un’età media elevatissima (53 anni) e chi va in pensione non viene sostituito pe r mancanza diturn over. La retribuzione, al massimo della carriera di funzionario (dirigente diventa solo chi è sopr i nt e ndent e ) non s uper a i 1.700 euro netti nonostante laurea, specializzazioni, dottorati e mille responsabilità sia tecniche che civili (non è facile decidere la sospensione di un lavoro in un cantiere, occorre una relazione approfondita e scientificamente ineccepibile, pena i ricorsi al Tar).

Avverte Rita Paris, archeologa della Soprintendenza speciale archeologica di Roma, direttore del museo di Palazzo Massimo ma anche responsabile della tutela dell’area dell’Appia Antica: «Siamo costretti a incrociare le braccia, la nostra categoria smetterà semplicemente di lavorare. Prendiamo il mio caso. Io devo controllare continuamente il funzionamento e il lavoro del personale alla Villa dei Quintili, a Cecilia Metella, a Capo di Bove. E poi ci sono i cantieri, inclusi quelli stessi della Soprintendenza sui quali vigilare. Non potremo più farlo: anche mettendo da parte i rimborsi, senza la copertura assicurativa io arriverei in macchina come un clandestino. Usare i mezzi pubblici è impensabile, in quelle zone archeologiche non esistono. La situazione è gravissima. Ma evidentemente così non appare ai vertici del mio ministero...».

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