Al Collatino erano previste opere pubbliche e campi sportivi regolamentari, un polo espositivo e una biblioteca. Ora invece il sindaco regala ai costruttori il venti per cento in più di residenziale.
«Adesso è chiaro quale è la ricetta di Alemanno per le periferie romane». «Una colata di cemento». La voce del consigliere di opposizione Massimiliano Valeriani è indignata, se possibile sconcertata, ma i dati che snocciola sono oggettivi. Al Collatino, periferia sud-est di Roma, intorno al nuovo centro carni si era articolata una importante trasformazione urbana, che puntava sulla riqualificazione.
Ora invece nello schema di assetto preliminare elaborato dalla giunta di centro-destra si passa, per l’edilizia residenziale da 4000 abitanti a 10.000. Nel piano elaborato dalla giunta Veltroni il mix urbanistico prevedeva il 32% di residenziale, il 51% di funzioni pubblice e il cosiddetto flessibile (cioè nella disponibilità del costruttore se ci sono problemi di costi o altro) al 15%. Nella previsione attuale i rapporti sono capovolti: il 42 per cento è destinato ad appartamenti, quantità a cui va aggiunta la quota flessibile aumentata al 23%; mentre scendono al35%le opere di interesse pubblico.
NIENTE IMPIANTI SPORTIVI
Oggi alle 12 è convocata una conferenza stampa di protesta a cui parteciperanno i presidenti del V, VI, VII municipio, perché la riqualificazione urbana dell’area intorno al Centro carni aveva coinvolto tutti: cittadini, istituzioni, squadre sportive. E il piano accolto dalla giunta Veltroni proprio grazie alla condivisione delle scelte prevedeva cose ben precise: una biblioteca di livello metropolitano,un polo espositivo delle scoperte archeologiche della zona ricchissima di reperti, impianti regolamentari di pallavolo e di pallacanestro, anche perché al Collatino ci sono due squadre che si collocano ai livelli alti della classifica nazionale.
Tutto questo è sparito o trasformato in generici impegni, mentre chiarissime sono le indicazioni che vengono dalla quantità di metri cubi: una colata di cemento finalizzata al massimo della «valorizzazione».Ma c’è di più: il Campidoglio ha ceduto la proprietà dei terreni pubblici ad Ama, l’azienda di smaltimento dei rifiuti che affoga nei debiti. Anche la giunta precedente intendeva utilizzare i profitti ricavati dalla valorizzazione per ripianare una parte del debito Ama. Ma una cosa è mantenere l’interesse pubblico, «che è quello di fare asili e opere di riqualificazione del territorio, un’altra è cedere tutto a chi ha solo interesse a guadagnare il più possibile».
Il Centro carni, per di più, non è la sola realtà su cui si concentrano gli appetiti speculativi. A poche centinaia di metri di distanza, il piano particolareggiato “casilino” prevede un indice di edificabilità dell’uno e quaranta per cento, quasi triplicato rispetto alle previsioni del piano regolatore.
«La mobilitazione comincia solo ora. - dice Valeriani - Quello che succede con il Centro Carni non è inaccettabile solo per noi,ma per tutti i cittadini, tutti i comitati. È inaccettabile anche per gli elettori di Alemanno