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Eva Cantarella
La raccolta differenziata in latino e l'effetto Disneyland
18 Marzo 2013
Beni culturali
Anche inconsapevolmente alcune scelte di gestione del bene culturale lo banalizzano e lo svalutano.

Corriere della Sera, 18 marzo 2013 (f.b.)

Ottanta mini isole per i rifiuti, shopper biodegradabili e totem informativi con aneddoti e curiosità in latino. Saranno installate nell'area degli Scavi archeologici di Pompei e nel Parco nazionale del Vesuvio. Gli slogan, multilingue, sono del tipo: «Hospitum discrimina, barbarorum incuria», «La differenziata è dell'ospite, l'indifferenziata del barbaro», «Don't Be a Barbarian Civilize Guests Recycle». Per il ministro dell'Ambiente Corrado Clini «avviare la raccolta differenziata negli Scavi di Pompei significa rilanciare l'immagine della Campania nel mondo». Superfluo dire quanto sia importante la raccolta differenziata: e ancor più superfluo insistere sull'importanza che essa dovrebbe assumere in luoghi come il sito archeologico di Pompei, frequentati da ben due milioni e mezzo di visitatori all'anno.

Non può essere che positiva, dunque, la prima reazione all'iniziativa del Conai di realizzare un progetto di potenziamento del riciclo che coinvolge, accanto al sito archeologico, il Parco nazionale del Vesuvio con i suoi ulteriori 500.000 visitatori. Un progetto articolato e complesso, che prevede la costituzione di ottanta mini isole per i rifiuti, shopper biodegradabili, buste «compostabili» per contenere i propri rifiuti da deporre, al termine della visita, in appositi contenitori... Ma il problema è che questo non è tutto. Il problema sta, come spesso accade, nella «comunicazione», vale a dire negli incentivi che dovrebbero invogliare i visitatori a rispettare le regole: per cominciare, lo slogan della campagna. Ahimè in latino: hospitum discrimina, barbarorum incuria (la differenziata è dell'ospite, l'indifferenziata del barbaro).

Inizia qui, con questo dotto monito, quello che a mio giudizio rischia di essere il potenziamento di una tendenza già fin troppo visibile a Pompei, vale a dire la «Disneylandizzazione». Alla quale, temo fortemente, contribuiranno non poco i totem installati lungo gli scavi e il parco, con messaggi a loro volta intesi a invogliare alla differenziata, rappresentati da aforismi latini famosi: ignorantia legis non excusat, ad esempio (l'ignoranza della legge non scusa), oppure carpe diem (cogli l'attimo). Brevissima parentesi: come interpreterà questo invito il turista? Come la concessione a gettare i rifiuti nel primo posto che gli capita a tiro?

Ma torniamo all'effetto Disneyland: Pompei è ormai piena di cartelli, avvisi, superfetazioni di ogni genere che la privano di quella che, come tutti sanno, è la sua unicità: solo Pompei consente al visitatore un viaggio nel tempo, un sogno, un momento di astrazione della realtà... Pompei è una città antica vera, non una falsa città antica, come la moda delle inserzioni, dei totem, delle scritte (peggio ancora se in latino maccheronico) tendono a trasformarla. Per non parlare di una seconda, non meno grave causa di sofferenza: pensare — come è inevitabile fare — alla differenza tra i costi di simili operazioni e la mancanza di fondi destinati alla manutenzione del sito.

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