loader
menu
© 2024 Eddyburg
Roberts De Rossi
La rabbia del fronte del porto contro il trasloco delle crociere
28 Settembre 2013
Venezia e la Laguna
In centinaia davanti a Ca’ Farsetti, fischietti, slogan e cartelli: “Giù le mani dal nostro lavoro”. E sullo sfondo un grido inespresso: “Le Grandi navi vengano a flotte, della Laguna chi se ne fotte” . L

In centinaia davanti a Ca’ Farsetti, fischietti, slogan e cartelli: “Giù le mani dal nostro lavoro”. E sullo sfondo un grido inespresso: “Le Grandi navi vengano a flotte, della Laguna chi se ne fotte” . La Nuova Venezia, 28 settembre 2013, con postilla

Tutti a saltellare a ritmo di slogan: «Orsoni, sindaco triestin!». «Giù le mani dal nostro lavoro». Ma anche «Silvio Testa (portavoce del comitato NoGrandiNavi, ndr) dove sei?», «Caccia e Orsoni fuori dai....». Striscioni con il classico di questi giorni «Basta bugie», «No global, No Grandi Navi vergognatevi, remate contro la nostra città». Fischietti, trombette assordanti, slogan gridati al megafono per due ore.

I “Sì-Nav” sono scesi in piazza: circa 5-600 persone - secondo le stime della Digos - tra operatori portuali, portabagagli, ormeggiatori, rimorchiatori, agenti marittimi, hostess, guide turistiche, vetrerie di Murano, sindacalisti - i dipendenti presenti hanno la giornata pagata, il porto funziona regolarmente - hanno cinto un rumoroso assedio ieri mattina Ca’ Farsetti, “incartando” di striscioni il ponte di Rialto. Non vogliono assolutamente che le navi lascino la Marittima per Marghera. Ci arrivino per il canale che Scelta Civica vorrebbe scavare lungo la Giudecca o per il Contorta dell’Angelo, che piace più al presidente del Porto Costa, ma vogliono che le navi arrivino domani dove arrivano oggi: «Basta decisioni sulla testa dei lavoratori, le crociere alla Marittima occupano oltre 5 mila persone dando da mangiare ad altrettante famiglie» e «spostare il porto dalla Marittima significa buttare via decine di milioni di euro di investimenti pubblici, a favore di chi?», si legge nel volantino distribuito. Il fronte del porto serra le fila, alla vigilia della riunione romana convocata per il 1 ottobre dal premier Letta, con i ministri Lupi, Orlando, Bray, il presidente del Porto Costa, il sindaco Orsoni e il presidente Zaia, la Capitaneria di porto. Ed è muro-contro-muro con Ca’ Farsetti. Perché se è vero - come ricorda ogni pie’ sospinto anche lo stesso presidente del porto, Paolo Costa - che a decidere sulla permanenza o meno delle mega navi in Marittima e su come allontanarle dal Bacino di San Marco dev’essere l’Autorità Marittima e non il Comune, alla fine tutti se la prendono comunque con l’amministrazione: i No-Nav sabato scorso a mollo nel Canale della Giudecca - salvagenti-umani ferma-navi - perché il sindaco ha detto che creare un porto a mare per allontanare le navi dalla laguna è fantasmagoria e i Sì-Nav, in corteo ieri, perché Orsoni caldeggia il trasferimento immediato a Marghera almeno delle navi più grandi, se non altro per dare un segnale concreto in attesa di una decisione definitiva.
Al termine dell’incontro con il sindaco - che ha ricevuto una delegazione, per una mezzora - i toni dei manifestanti sono furiosi. «Una chiusura totale», commenta Emilio Gamba, vice presidente di Venice Cruise, il comitato degli operatori portuali che ha organizzato la manifestazione, «il sindaco si tira fuori dal problema dicendo che la decisione spetta al ministero, ma vuole subito Marghera. Quello che non accettiamo è la fretta di chiudere: noi una soluzione al passaggio delle navi davanti al bacino l’abbiamo data ed è lo scavo del canale accanto alla Giudecca . A Marghera non si può andare perché non c’è nulla di nulla per accogliere i passeggeri, non ci sono strutture, niente». «Abbiamo il sindaco Noglobal», tuona Igor Tomasini, presidente dei portabagagli, «che gli dico alle 170 persone che lavorano con me e che con mille euro al mese sfamano la loro famiglia, che resteranno senza lavoro? Perché portare le navi a Marghera significa uccidere le crociere: siccome la politica ha tempi lunghi per prendere la decisione di scavare un canale, alla fine a rimetterci dobbiamo essere noi?». In un durissimo comunicato, Venice Cruise parla di «atteggiamento irresponsabile» e «di sospetta intransigenza» del sindaco: «Chiede l’immediata applicazione del Clini-Passera, senza curarsi minimamente delle migliaia di posti di lavoro che andranno persi. Ad Orsoni non interessa l'angoscia e il dramma delle famiglie che rimarranno senza occupazione, non importa che l'annullamento della crocieristica a Venezia determinerà per la regione la perdita di tutto l'enorme indotto economico che riguarda molteplici imprese fornitrici delle navi, essendo Venezia home-port, é il crollo di tutte le attività delle filiera». «È impossibile far convivere in lungo il Canale dei Petroli le 4 mila navi del traffico commerciale, il cui futuro sono i container, veloci, precisi, schedulati, con le mille navi da crociera (2 mila transiti) e 2 milioni di passeggeri che devono avere strutture adeguate», incalza Mirco Santi a nome degli agenti marittimi, «le navi commerciali non possono stare ferme per dare la priorità alle passeggeri: una mancata partenza, un ritardo costa decine di migliaia di euro. Un porto non può funzionare così: muore. Così si fa Disneyland».

postilla

Certo che spostare il Bestioni del mare dalla Matittima (città storica) a Porto Marghera non risparmierebbe la Laguna. Comporterebbe infatti il raddoppio di quel nefasto. "Canale dei Petroli" cui di deve il maggior guasto al'equilibrio del bacino lagunare, e che in effetti già la legge speciale del 1973 prevedeva di cancellare. Vedi in proposito Lidia Fersuoch, Confondere la Laguna, nella coilana "Occhi aperti su Venezia", Corte del Fòntego editore, anche per un confronto tra le diverse proposte.


ARTICOLI CORRELATI
6 Ottobre 2020
7 Giugno 2019

© 2024 Eddyburg