la Repubblica, 7 settembre 2017 (c.m.c)
Una frana è più di un macigno. E una figura di palta può generare un dissesto più rognoso di qualsiasi penale. Se poi in nome dello sviluppo urbanistico sfregi con uno scavo di 70mila metri cubi di terra un patrimonio dell’umanità, forse rischi il destino di Tafazzi. È la morale di quanto sta succedendo da sei giorni, ruspe al lavoro, a Bergamo alta: sulle Mura venete, fiore all’occhiello della città. Mura insignite dall’Unesco del titolo più prestigioso per un sito.
La storia, venuta al pettine dopo 13 anni, è complessa. Ma essenziale nel suo scheletro. Protagonista è un mega parcheggio interrato: nove piani per 496 posti auto. Auto di turisti e visitatori. Un bestione così, di norma, trova posto ovunque tranne che nei centri storici. Figurarsi in un gioiellino che vanta vestigia medievali, botteghe di età romana, opere della Serenissima tra cui, appunto, i baluardi e le porte veneziane. Dunque a Bergamo dove sorgerà l’autosilo? Qui, all’interno della cinta muraria tutelata. Al di sotto dell’ex parco faunistico della Rocca, polmone verde geologicamente delicato.
Nel 2008 è venuta giù una frana mentre si stava iniziando a scavare. Adesso gli operai si sono rimessi all’opera nonostante le vibranti proteste dei residenti e, più in generale, dei bergamaschi a cui l’idea di vedere violentate le Mura dell’Unesco fa venire l’ulcera. «Fermate questa vergogna» — tuona Giovanni Ginoulhiac, tra i promotori del comitato NoParking Fara che da mesi chiede al sindaco Giorgio Gori di fare marcia indietro. L’altro giorno hanno consegnato al primo cittadino 6.383 firme “contro”. Prima ci sono state manifestazioni di protesta, appelli, richiesta di carte e di cifre (quelle mai comunicate a cui ammonterebbero le penali per il mancato rispetto della convenzione stipulata dall’amministrazione con Bergamo Parcheggi). Le hanno tentate tutte, per contrastare il cantiere. Zero. Il sindaco ha azionato gli escavatori. «È la migliore soluzione per un’eredità difficile», ha scritto Gori a fine giugno in una lettera ai cittadini.
Torniamo alla frana del 2008: in pericolo non finirono solo le abitazioni adiacenti il cantiere, ma anche l’ex convento di San Francesco, la Rocca, la porzione di Mura venete sottostanti. Da allora il progetto fu congelato (e la frana tamponata in emergenza con tonnellate di materiale al centro di un processo per discarica abusiva di rifiuti speciali tossici a carico dell’imprenditore Pierluca Locatelli). Una frana, evidentemente, non è bastata. Accadesse di nuovo? «Lo scandalo è doppio — attaccano i NoParKing — La messa a rischio di un patrimonio storico e il non senso di una scelta in controtendenza rispetto a quello che stanno facendo tutte le città europee: portare le auto fuori dai centri storici».
Con il nuovo parcheggio (costo 18 milioni: 70% privato e 30% pubblico), in Città alta le auto dei turisti entreranno 24h24. Alla faccia delle fasce Ztl introdotte proprio per decongestionarla. A ottobre 2016 la giunta ha approvato la nuova convenzione per il via all’autosilo. «Siamo obbligati, altrimenti pagheremmo penali stratosferiche», hanno ripetuto da Palazzo Frizzoni. Sull’eventuale salasso pecuniario, però, aleggia una nebulosa. Si rimanda al parere dell’avvocatura comunale. La quale tuttavia il 20 febbraio 2017 scrive: «Nessun parere è stato formulato dallo scrivente ufficio sull’opportunità di proseguire i lavori afferenti alla realizzazione del parcheggio».
«L’eredità scomoda», dunque. La patata bolle dal 2004. Tre giunte si scaricano la palla. Poi arriva Gori e decide di metterla in rete. «L’obiettivo è togliere le auto dalle piazze: per questo il parcheggio sarà riservato ai residenti e ai lavoratori del centro storico». Ma l’autosilo, sorpresa, sarà invece destinato ai turisti. I commercianti già sognano l’effetto Firenze o Venezia. Gioisce l’impresa assegnataria (Collini spa), coinvolta in un’indagine conclusasi nel 2010 con un patteggiamento per turbativa d’asta e corruzione.
E gli altri? Legambiente e Italia Nostra vedevano il parcheggio come il fumo negli occhi: la prima si è rassegnata, la seconda inabissata. E L’Unesco che dirà? Curiosità: Gori abita a 300 metri dal cantiere della discordia e è iscritto al circolo Pd di Città alta. Che resta assai contrario. «Abbiamo chiesto un dialogo, ma il sindaco non ha dato retta a nessuno», — dice il segretario dem Alessandro Tiraboschi. Qualcuno ricorda il commento di un ammirato Le Corbusier in visita a Bergamo nel 1949: «Le automobili dei visitatori devono essere lasciate fuori dalla città vecchia». Parole al vento.