Il manifesto, 16 giugno 2015
È come se l’Europa fosse piombata di nuovo in una guerra. Solo i suoi governanti non se ne sono accorti. Pochi di noi, sempre meno, in tutta Europa, sono ormai sicuri di poter tornare domani nella fabbrica o nell’ufficio dove hanno lavorato fino ad oggi; e non perché quei luoghi siano stati distrutti da una bomba, ma perché rischiano di venir chiusi dai debiti o da una delocalizzazione. Lo stesso vale per la casa dove si è abitato fino a ora: sfratto per morosità o rateo del mutuo non pagato. O per la pensione, dissolta, dimezzata o allontanata da un diktat della Commissione Europea.
Ma le manifestazioni di insipienza non finiscono qui: emergono ora con virulenza nella vicenda dei profughi: anche in questo campo Grecia e Italia sono state elette a vittime sacrificali di una politica senza futuro. Quello che Maroni vorrebbe fare delle Regioni dell’Italia meridionale e che Salvini (nella sua nuova veste di eroe nazionale) vorrebbe fare della Libia - trattenere là i profughi che non vogliono accogliere qua - l’Europa, cioè i governi dei paesi membri, incalzati e travolti dai furori xenofobi e antieuropei delle destre, lo stanno già facendo nei confronti di Grecia e Italia: «È un problema vostro; teneteveli. Siamo stati così designati a campo profughi, nuova Libia delle guerre che investono ormai i confini di tutta l’Unione.
E’ la prova di una totale mancanza di visione di che cosa possa, ma anche debba, essere l’Europa; e di una totale mancanza di strategia di fronte ai problemi più gravi. Dal canto suo, il governo italiano, investito direttamente dall’ondata montante (ma prevedibile) dei profughi, ha messo a punto (accanto alla iniziativa salvifica, ma a termine, di Mare Nostrum) due soluzioni emblematiche del modo con cui affronta le emergenze. La soluzione Alfano-Buzzi: speculare a man bassa, sia in termini economici che elettorali, su quei disperati. E la soluzione Alfano-Pansa: farli scappare dai luoghi di accoglienza (cioè di detenzione); lasciarli per strada. Che si arrangino a riempire stazioni, giardini, fabbriche abbandonate, ricoveri improvvisati. Così si alimenta allarmismo tra popolazioni ignare della dimensione geopolitica del problema e indotte a guardare solo ciò che interferisce con le loro vite quotidiane. Ma soprattutto si offrono nuovi argomenti alle strategie di Salvini.
Ma che cosa succederà se o quando vincerà Salvini? O quando le sue ricette saranno fatte proprie da chi ci governa (il piano B)? I campi profughi in Libia non si faranno. Ci sono già: sono quelli da cui si imbarcano a decine di migliaia. Chi o che cosa potrebbero mai ottenere che non succeda più? L’occupazione di tutta la costa libica? Ci vuole quella guerra che l’Onu per ora non permette; ma che poi, comunque, bisognerebbe vincere. Ma l’ultima guerra contro la Libia l’Europa in realtà l’ha persa. Così, sarebbe comunque il deserto a inghiottire i profughi e migranti tenuti lontani dal mare (e dal nostro sguardo: chi si è mai preoccupato dei morti nel deserto, che sono già ora di più di quelli annegati in mare?). E magari, bisognerebbe anche ricacciare verso i territori occupati dallo Stato Islamico i profughi accampati in Libano, Giordania e Turchia prima che cerchino anche loro di raggiungere l’Europa.
Oppure, si può smettere di salvarli in mare, o respingerli con la forza quando chiedono aiuto. Cioè farli annegare. In sostanza la proposta vera è questa, e si chiama sterminio. Ma alcuni, anzi molti, riuscirebbero comunque a raggiungere i nostri porti. Li si affonda lì? Davanti ai turisti che fanno il bagno? Senza neanche capire che un’accoglienza come quella inaugurata dalla sindaca di Lampedusa è riuscita a salvare sia turismo che vite umane?
Oppure, ancora, si adotta la linea Maroni, Zaia e Toti e si nega l’apertura di ricoveri decenti nelle regioni a cui i profughi sono stati destinati. Spingendoli così ad accamparsi nelle stazioni e nei giardinetti e, se vengono cacciati anche di lì, a spostarsi in altre stazioni e in altri giardinetti (in una girandola come quella imposta ai campi rom): affidandoli alle cure di quei tanti cittadini e associazioni che mostrano ancora una grande voglia di aiutarli (ciò che dà ancora speranza di poter costruire una società solidale). Ma mettendoli anche alla mercé di squadracce decise a farla pagare a quei disgraziati, rei di essersi salvati da una guerra, dal mare e dalle torture inflitte loro durante il loro viaggio.
La superficialità, l’inconsistenza e la criminalità tanto delle soluzioni della Lega e delle destre europee quanto delle non-soluzioni dei governi italiani ed europei è una drammatica spia del tarlo che rode da anni l’edificio dell’Unione Europea. Vent’anni fa era già stato detto che, se non si fossero adottate misure adeguate, profughi e migranti dall’Africa e dal Medio Oriente ci avrebbero raggiunti anche a nuoto. Ora quel momento è arrivato e si parla solo di come fermarli o fargli invertire rotta; ma nessuno ha ancora detto come. La soluzione finale, lo sterminio dei profughi in mare o in Libia o nel deserto, ciò che l’Europa si era impegnata a non permettere mai più, è inaccettabile.